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A Riace il sindaco leghista rimuove il cartello su Peppino Impastato, il fratello: “Fascisti”

"Vergogna, si cerca di cancellare la memoria di Peppino"

Pubblicato:12-10-2019 16:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:49
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ROMA – “Un gesto idiota”. È lapidario Giovanni Impastato, fratello di Peppino, che ha raccolto l’eredità e portato avanti la lotta che il giovane giornalista e attivista di sinistra ucciso nel 1978, aveva cominciato a intraprendere contro la mafia. “Un gesto idiota, che altro devo aggiungere”, ripete al quotidiano online Spraynews.it quando gli chiedono un commento sulla decisione del nuovo sindaco leghista di Riace, Antonio Triboli, che, dopo aver rimosso il cartello ‘Riace, paese dell’accoglienza’ (sostituito con quello dedicato ai Santi Martiri Cosma e Damiano), nei giorni scorsi nella sua furia iconoclasta verso ogni cosa che riguarda Mimmo Lucano si è accanito con un altro cartello in memoria di Peppino. Al primo cittadino filo leghista probabilmente non piaceva il disegno raffigurante un ragazzino di colore con la maglietta rossa di ‘Radio Out’ e la scritta ‘Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci… cento passi’. E perciò ha fatto togliere anche quello.

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“E’ una cosa vergognosa- commenta Giovanni Impastato al quotidiano online Spraynews.it-. E purtroppo non è una novità. Ancora oggi, a 41 anni dalla morte di Peppino, si cerca di cancellare la sua memoria. Un fatto nuovo e grave però c’è: contro la storia di mio fratello non sono solo i fascisti o qualche ‘scagnuzzello’. A Riace è lo Stato, le Istituzioni, che si fanno complici di questo crimine odioso che è la cancellazione della memoria. D’altronde qualcosa di molto simile era accaduta anni fa a Ponteranica, nella Bergamasca, dove il sindaco leghista aveva deciso di annullare la decisione della precedente amministrazione, su proposta delle scuole e delle associazioni del territorio, di intitolare la biblioteca comunale a Peppino Impastato. Una mossa indegna che per fortuna è stata annullata dalla nuova amministrazione comunale”.

“C’è nella Lega salvinizzata quello che definirei uno stile fascista. Dire che la Lega è di destra è riduttivo e rischia di non cogliere la natura profonda di quel partito oggi: i seguaci della Lega non rappresentano quella destra liberale e neoliberista che io combatto, ovviamente, ma con cui il confronto e lo scontro è all’interno di una dialettica democratica. La Lega ha metodi, parole d’ordine e perfino una fraseologia fascista. Per non parlare dei contatti che intrattiene con i peggiori movimenti razzisti e xenofobi in Europa. Salvini, come peraltro il partito di Giorgia Meloni, vogliono cancellare una storia. Che è la storia dei partigiani che hanno combattuto per abbattere il fascismo, che è la storia di tutti coloro che hanno lottato in questi anni contro la mafia, che è la storia di chi in questi anni si è impegnato sui territori per la legalità e contro le sopraffazioni”. Ma, conclude Giovanni Impastato, “il neo sindaco è inutile che si affanni a cancellare la memoria. La memoria è più forte di lui”.

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