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Orlando: “Riformare gli ammortizzatori sociali entro l’autunno”

Il ministro del Lavoro alla Festa dell'Unità di Monteveglio: "Bisogna allargare la natura universalistica e fare in modo che siano finanziati su base assicurativa"

Pubblicato:12-08-2021 16:03
Ultimo aggiornamento:12-08-2021 16:03

andrea orlando
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BOLOGNA – Quella in corso sulla riforma degli ammortizzatori sociali “non è una trattativa che si risolve in una settimana. Ma ho voluto iniziarla ad agosto perché non voglio che si arrivi a ridosso della legge di bilancio senza che si sia sciolto il nodo. Altrimenti il rischio è che ancora una volta non se ne faccia niente”. A tentare di stringere i tempi è il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ospite ieri sera della Festa dell’Unità di Monteveglio, in provincia di Bologna. Per la riforma degli ammortizzatori sociali, spiega Orlando, “abbiamo lavorato su due direttrici: allargare la natura universalistica di questi strumenti e fare in modo che a regime siano finanziati su base assicurativa“.


Dopo l’ultimo incontro, afferma il ministro, “le distanze si sono un po’ ridotte, ma restano. Tutti si dicono d’accordo sul carattere universalistico, ma poi quando vai a vedere chi deve pagare nessuno se ne vuole fare carico”. Secondo Orlando, questo nodo andrà risolto “in parte con l’utilizzo di risorse pubbliche, perché l’avvio di queste casse dovrà essere finanziato anche dallo Stato“. Ma, avverte il ministro, “non è facile. Da un lato dovrò convincere il mio collega all’Economia a trovare le risorse per partire – sorride Orlando – dall’altro bisognerà convincere chi fino ad oggi non ha pagato a pagare qualcosa per costruire queste casse“. Ad esempio, cita Orlando, “siamo tutti amici della Coop. Ma la grande distribuzione in questi anni ha imposto ristrutturazioni, più che subirle. Ha costruito grandi superfici, causando la chiusura di piccole attività e la gente è rimasta a casa senza ammortizzatori”.


Adesso invece “sta succedendo una cosa diversa – continua il ragionamento Orlando – la grande distribuzione subirà la concorrenza delle piattaforme. E quindi nei prossimi anni andrà rivisto come funzionano queste grandi superfici e accompagnare queste trasformazioni. La stessa cosa varrà per tutte le imprese sottoposte alla digitalizzazione o alla transizione ecologica”. Da qui l’idea che tutti i settori debbano finanziare gli ammortizzatori. “A ottobre finisce il blocco dei licenziamenti per le piccole imprese – ricorda Orlando – e ci sono settori che ancora non hanno gli ammortizzatori sociali”.


Per il ministro è “molto pericoloso che tanti lavoratori precari, discontinui, stagionali e delle piccole imprese non abbiano alcun tipo di tutela. Questo provocherebbe effetti sociali inaccettabili e penso che debba diventare una bandiera del Pd”. Orlando, del resto, ne fa anche una questione politica. E lancia un monito al suo partito: “Una delle cose che ci viene rimproverata molto da un’intera generazione e da un pezzo del mondo del lavoro – afferma il ministro dem – è esserci occupati di lavoratori tutto sommato tutelati e non abbastanza di lavoratori che quelle tutele non le hanno. Questo tema è vitale anche per ricostruire un rapporto con una generazione e un mondo del lavoro che non è più solo quello delle grandi imprese. Dobbiamo avere una proposta che si rivolge a queste persone, perché altrimenti parlare di vocazione maggioritaria è una discussione che la capiscono tre persone ma non quelli a cui non sappiamo più rivolgerci”.

L’INCONTRO CON L’OPERAIA LICENZIATA SU WHATSAPP: “VICENDA INACCETTABILE”

Una vicenda “che non è accettabile”. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, definisce così il caso Logista, l’azienda del settore logistico del bolognese che ha licenziato via WhatsApp i suoi 90 dipendenti. Orlando ne ha parlato ieri, ospite della Festa dell’Unità di Monteveglio, in provincia di Bologna, ascoltando dalla viva voce di una lavoratrice della Logista la disperazione di chi si è trovato “dalla mattina alla sera con questo sms che ci ha tagliato ogni speranza. Per me è stato devastante – dice la donna – l’ho presa male, perché non si può avere certezza di un domani migliore”. Il ministro ascolta e ammette: “C’è qualcosa che non va se un settore cresce e le condizioni dei lavoratori invece peggiorano”.


Nell’attuale ordinamento, sottolinea Orlando, ci sono norme che “evidentemente non sono sufficienti a far sì che un’azienda apra un confronto reale con i sindacati prima di chiudere. Ci sono diversi casi a livello nazionale che confermano questo elemento”. Si tratta di situazioni diverse, spiega il ministro. “Nella stragrande maggioranza si tratta di un settore come l’automotive che sta affrontando una grande transizione – segnala Orlando – il caso di Bologna invece fa eccezione perché la logistica è cresciuta e crescerà ancora nei prossimi anni. Quindi non c’è una crisi, semmai una riorganizzazione. Il punto fondamentale è gestire questi processi per consentire alle parti sociali di trovare soluzioni che non si scarichino sui lavoratori”. Poi affonda il colpo: “Ora tutti indignati per questo sms, ma queste regole si sono determinate negli ultimi venti anni pensando che il mercato si sarebbe regolato da solo. Il mercato da solo i problemi non li risolve, almeno non quelli della dignità dei lavoratori e della svalutazione del rispetto delle persone. Per questo le regole vanno corrette”.


Lo stesso ministro del Lavoro ha inviato a Palazzo Chigi una proposta di modifica dell’attuale ordinamento, che prevede una serie di obblighi per le aziende che decidono di chiudere o di delocalizzare. Ad esempio, spiega Orlando, “costringere l’impresa a un confronto sindacale, anche assumendosi responsabilità come la ricollocazione degli addetti e favorendo processi di reindustrializzazione, verificando anche che prima di andarsene ci siano condizioni di una cessione, per la difesa della tenuta occupazionale. Stiamo prevedendo norme in questo senso e la violazione comporterà sanzioni anche di carattere patrimoniale per l’impresa”.


Allo stesso tempo, prosegue il ministro del Lavoro, “abbiamo convocato un tavolo sulla logistica, in cui stiamo affermando il principio che la responsabilità di ciò che avviene lungo la filiera è prima di tutto del committente. Abbiamo chiamato al confronto alcune piattaforme e alcune hanno deciso di internalizzare questi appalti, e vanno sostenute in questo. Altre invece continuano a esternalizzare”. Nella seconda settimana di luglio, sottolinea Orlando, i Carabinieri hanno compiuto “un’ampia campagna per la verifica del rispetto dei contratti e della legge nell’ambito della logistica e sono emerse irregolarità molto grandi. Continueremo così, perché in un settore in crescita è inaccettabile che i lavoratori siano sfruttati o mantenuti in condizioni incertezza permanente. Chiederemo anche una responsabilizzazione dei committenti, perché si impegnino a dare appalti solo ad aziende che rispettano determinate condizioni”.

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