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La psicoterapeuta: “Gravi rischi per la piccola dei fratellini di Cuneo”

Palaziol: "Esposta a traumi"

Pubblicato:12-08-2020 12:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:45
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ROMA – “M. è sottoposta da molti mesi ad un’esperienza che presenta caratteristiche potenzialmente traumatogene sul versante psicologico: dal mese di dicembre ha subito un trasferimento forzato, coi fratelli, dalla casa materna alla casa dei nonni paterni. Nonni che sono i genitori del loro padre, indagato per abusi sui figli minori. Nonni che hanno cercato di intimidire i nipoti, paventando la loro collocazione in comunità (cosa poi avvenuta) se non avessero ritrattato le loro accuse contro il padre (pressioni documentate agli atti). Il 10 luglio M., coi fratelli, è stata prelevata dalla Forza Pubblica dalla casa dei nonni: la descrizione delle modalità è stata raccontata alla madre dalla sorella di M., che ha descritto la piccola terrorizzata, attaccata a lei alla ricerca di protezione e, successivamente, strappata al suo abbraccio e portata via con la forza da agenti in divisa”. Inizia così la descrizione che all’agenzia Dire ha riferito Loredana Palaziol, psicoanalista e consulente di parte della mamma di Cuneo che ha seguito la perizia disposta in sede penale per l’accertamento dell’idoneità a testimoniare dei minori; ha elaborato la sintesi clinica sulla valutazione psicologica di parte della mamma, depositata al Tribunale per i Minorenni nell’atto di costituzione . “Conosco a fondo- ha spiegato- gli atti del procedimento civile, la CTU disposta presso il Tribunale ordinario, la perizia disposta in sede penale e gli atti depositati presso il Tribunale per i minorenni”. Il suo è un vero e proprio appello e una denuncia sulle modalità e decisioni adottate in questi mesi dal servizio sociale: “Straordinariamente distanti- le ha definite Palaziol- da quelle che dovrebbero essere rivolte a tutelare il benessere psicofisico della minore. Sembra, infatti, che chi decide non abbia alcuna competenza psicologica in età evolutiva. E forse è proprio così: chi decide, da ciò che si evince dalla documentazione, sono le assistenti sociali del servizio territoriale. Ci domandiamo: si sono consultate con le colleghe della neuropsichiatria infantile? L’assistente sociale non è un esperto in psicologia dell’età evolutiva, ma per ragioni non comprensibili, decide la sorte dei minori e delle relazioni affettive per lui più importanti. Su questo ritengo sia il caso di iniziare a interrogarsi”.

La situazione di M., la più piccola dei fratellini di Cuneo, è quella di una bambina sottoposta a “traumi cumulativi” come le “esperienze di separazione improvvisa dalla madre e poi anche dai fratelli” a cui si è aggiunta l’assenza prolungata di contatti. “Il senso del tempo per una bimba di 6 anni non è quello di un adulto- ha chiarito la psicoterapeuta- e un mese nel vuoto di contatti con la madre e con le figure affettive più importanti è un tempo enorme. Dal 10 luglio- giorno del prelevamento- la bambina non ha più avuto contatti con la madre, né coi fratelli, e risulta essere stata collocata presso una famiglia affidataria. Dopo 25 giorni, il 4 agosto scorso, la madre ha potuto fare la prima videochiamata con M., presenti due educatori. Dopo altri 4 giorni una seconda videochiamata, con la bambina in lacrime. Dall’8 agosto al 19 agosto il Servizio Sociale, che gestisce su incarico del Tribunale per i minorenni i rapporti tra i minori e i genitori, non ha previsto altri incontri telefonici tra la piccola e la madre: il prossimo sarà il 19 agosto. Quello che colpisce- ha puntualizzato la psicologa- è non solo l’esiguità di contatti tra la madre e la piccola, ma la evidente irregolarità degli appuntamenti: una imprevedibilità che per M. costituisce un ulteriore elemento di destabilizzazione psichica”. Ha tenuto a ricordare Palaziol: “Oggi sappiamo, dagli studi delle neuroscienze, che il legame di attaccamento plasma anche lo sviluppo cerebrale: il che deve renderci consapevoli del fatto che esperienze traumatiche di separazione e perdita, soprattutto se ripetute nel tempo, e vissute in un’età in cui l’immaturità fisiologica del bambino impedisce la capacità di comprensione e significazione, costituiscono ferite non solo psichiche”. Emergono quindi, dalla relazione della psicologa, gravi rischi per la piccola M.. La mamma Alma, che ha intatta la responsabilità genitoriale, non si arrende e attende il ritorno a casa dei suoi figli.


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