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Milanese (Osa): 5 ‘r’ per nuova era, regia-regole-ruoli-rigore-reti

In Italia assistenza domiciliare solo per il 2,7% degli ultrasessantacinquenni

Pubblicato:12-07-2017 13:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:31

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ROMA – Pur essendo l’alternativa piu’ efficace ed economicamente sostenibile all’attuale modello che ruota attorno all’ospedale, l’assistenza domiciliare per la cura a lungo termine degli anziani fragili o con patologie croniche ad oggi e’ pressoche’ un privilegio: ne gode infatti solo il 2,7% degli ultrasessantacinquenni residenti in Italia, e le prestazioni, le ore dedicate a ciascun assistito, la natura pubblica o privata degli operatori e il costo pro capite dei servizi sono i piu’ differenti e variegati, a seconda delle aree del Paese.

In particolare, sono assistiti a domicilio nel nostro Paese solo 370mila over 65, a fronte di circa 3 milioni di persone che risultano affette da disabilita’ severe, dovute a malattie croniche, e che necessiterebbero di cure continuative. I dati sono stati presentati a Roma al ministero della Salute nel corso della seconda edizione degli Stati generali dell’assistenza a lungo termine (‘Long term care 2’), organizzati da Italia longeva, e a cui ha partecipato anche Giuseppe Milanese, presidente Osa e Federsanità confcooperative.

Italia longeva è un network scientifico dello stesso ministero dedicato all’invecchiamento attivo e in buona salute. In particolare, i dati regionali sono di fonte ministeriale mentre Italia longeva ha sviluppato e presentato un’analisi di dettaglio volta a comprendere in concreto come siano organizzati i servizi di assistenza a domicilio in 12 Aziende sanitarie presenti in 11 regioni italiane: un campione distribuito in modo bilanciato tra Nord e Centro-Sud, relativo ad Aziende che offrono servizi territoriali a 10,5 milioni di persone, ossia quasi un quinto della popolazione italiana.


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“Si comincia a parlare realmente di assistenza domiciliare, si iniziano a definire gli standard e a capire qual è l’arretratezza del nostro Paese in termini di assistiti a domicilio, iniziando a mettere mano al sistema in termini anche di leggi regionali che riguardano le procedure di autorizzazione e di accreditamento” ha dichiarato Giuseppe Milanese, presidente Osa e Federsanità confcooperative, intervistato dalla Dire a margine della due giorni.

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“Penso alla legge approvata dalla Regione Lazio del 7 luglio scorso- ha continuato- dove finalmente si mette fine al sistema delle gare e si parte con un sistema di autorizzazione e accreditamento dove i soggetti erogatori siano scrinati in termini di qualità. Oggi noi abbiamo ribadito il nostro slogan di sempre, serve una macchina a 5 ruote: la prima, una regia nazionale che definisca le regole su tutto il territorio nazionale; la seconda, le regole si devono rifare ai processi di autorizzazione e accreditamento, quindi fine dei processi di gara; la terza, costruire reti territoriali con i medici di medicina generale, le farmacie e gli educatori socio sanitari che possono contribuire all’assistenza visto l’arretramento del sistema sanitario nazionale in termini di unità di lavoratori impiegati; e poi avere nell’ambito dei ruoli la definizione di che cosa può fare il privato, quello profit e quello no profit. Tenendo presente che sta nascendo anche un nuovo soggetto che è l’impresa sociale che avrà secondo me un grosso impatto su queste tematiche”.

“L’ultima ruota della nostra auto- prosegue Milanese- è il rigore nella misurazione, mi piacerebbe che gli erogatori fossero destinati e poi misurati in termini non solo di quantità di prestazioni, ma anche in termini di qualità. Dare ai cittadini stessi, elementi di scelta che non siano solo quantità di prestazioni, ma anche qualità della prestazione”. “E’ giusto- ha concluso Milanese- che in sanità un cittadino possa scegliere chi assiste meglio, sarebbe una nuova era”.

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