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VIDEO | Sudan, l’ambasciatore Vassallo: “Sempre più un paese per donne”

Con l'agenzia Dire ne parla Gianluigi Vassallo, ambasciatore d'Italia a Khartoum

Pubblicato:12-06-2020 08:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:29

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ROMA – Il “nuovo Sudan” e’ anche, sempre piu’, un Paese per donne. Lo dimostra il loro ruolo durante la rivoluzione popolare culminata l’anno scorso nella caduta del presidente Omar Hassan Al-Bashir e lo confermano oggi le scelte dell’esecutivo di transizione. Con l’agenzia Dire ne parla Gianluigi Vassallo, ambasciatore d’Italia a Khartoum.
L’occasione e’ un seminario, promosso dalla sede diplomatica in collaborazione con Confindustria Assafrica & Mediterraneo e il mensile Africa e Affari, che di “New Sudan” dice sin nel titolo.

Uno degli spunti dell’intervista e’ la legge, approvata il mese scorso, che prevede fino a tre anni di carcere per chi si renda responsabile di mutilazioni genitali femminili (Mgf).
Nella societa’ sudanese le donne hanno da sempre un ruolo di rilievo” la premessa di Vassallo. “La gestione dell’ultimo anno le ha pero’ particolarmente valorizzate: sono state tra le animatrici del cambiamento e sono tuttora una componente essenziale del lavoro delle istituzioni”.
Il riferimento e’ anche all’esecutivo guidato a partire dall’agosto scorso dall’economista Abdalla Hamdok, composto sia da civili che da militari, nato grazie a un dialogo con le associazioni in prima fila nel movimento di protesta e con i vertici delle forze armate. Secondo Vassallo, dopo i 30 anni al potere di Al-Bashir “la rivoluzione del 2018-2019 ha dato avvio a un percorso di transizione che si gioca sul doppio binario della riconciliazione nazionale e dell’inclusione”. Attorno a “un disegno di rinascita”, sottolinea l’ambasciatore, sono coinvolte le associazioni civili e professionali, la componente militare e anche i movimenti armati “espressione di una parte delle periferie del Sudan”, dal Darfur ai Monti Nuba, “impegnati con il governo in un dialogo complesso alla ricerca di soluzioni inclusive”.


Centrale sarebbe pero’ oggi il ruolo dei giovani, in un Paese di oltre 40 milioni di abitanti dove l’eta’ media e’ di 19 anni, e delle donne, rappresentate sulle pagine della stampa internazionale anche con il volto di Alaa Salah, la studentessa avvolta nel “thobe” bianco che in piedi sul tetto di un’automobile ispiro’ i canti per la “thowra”, la rivoluzione.
E alla dimensione femminile, a livello di simboli e di immaginario, ma pure di convergenze e opportunita’ concrete per l’Italia stessa, riporta la storia del Sudan. “Bisogna ricordare – sottolinea Vassallo – che le nostre relazioni si basano su un trattato di pace concluso dall’imperatore Augusto con una regina di Meroe, un sito archeologico a tre ore da Khartoum, che si chiamava Candace”. Una donna cosi’ potente da far ritenere anche ai Romani che arrivare a un accordo fosse opportuno. “Il nome – riprende l’ambasciatore – e’ passato nel linguaggio comune, come Kandaka, a indicare le regine nubiane, forti, autorevoli e motori del cambiamento“.

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