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Agricoltura, tutela e valorizzazione per crescita patrimonio Lazio

Rosati: "Puntare su terra per nuovo umanesimo ed economia bellezza"

Pubblicato:12-06-2017 12:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:20

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ROMA – Le distese di uliveti della Tuscia, i colori delle isole ponziane, la suggestione dei cammini che attraversano la regione. E’ un patrimonio rurale tutto da tutelare e valorizzare quello del Lazio, un territorio pieno di risorse e con un potenziale di crescita su cui puntare per sviluppare bellezza, turismo, agricoltura di qualità e – perché no – vera e propria cultura.

Non a caso, sono proprio le ‘Agri-culture’ il cuore del convegno in corso alla facoltà di Architettura dell’università Roma Tre. Tutela e valorizzazione del patrimonio rurale, questo il sottotitolo dell’incontro che vede la partecipazione, tra gli altri, dell’assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e pesca della Regione Lazio, Carlo Hausmann, e dell’amministratore unico di Arsial, Antonio Rosati.

HAUSMANN: “IDEE PRATICHE PER COSTRUIRE PERCORSI GRADITI A UTENTI E PRODUTTORI”

“Negli ultimi anni, il nostro territorio e’ stato oggetto di grandi trasformazioni- dice l’assessore- e allora il grande interrogativo riguarda l’autenticità del nostro paesaggio, dobbiamo delineare l’obiettivo”. Nel Lazio, spiega Hausmann, ci sono cinque “marcatori del paesaggio”, a partire dall’ulivo cultura, che “sta conoscendo una nuova stagione di sviluppo”, poi la cereali cultura, “che invece sta perdendo superficie”, la vite, il castagno e anche tutta la superficie dedicata al pascolo.


“In tutti questi paesaggi tradizionali- specifica Hausmann- prima il nodo da sciogliere era come conservare la campagna dall’assalto di Roma, oggi la tensione si sta spostando tra modelli produttivi e modelli di conservazione” a cui si aggiunge la sfida della “sostenibilità, dell’acqua e dell’energia. Abbiamo bisogno di modelli di gestione di questi conflitti- spiega- e, allo stesso tempo, abbiamo bisogno di luoghi belli dove fare produzione e anche turismo. C’e’ un grande lavoro da fare, la Regione interviene con i criteri di selezione all’interno dei bandi e creando le regole del gioco attraverso le leggi. Ma servono anche idee pratiche per poter costruire percorsi graditi a utenti e produttori“.

Al convegno, anche Mauro Agnoletti, dell‘Osservatorio nazionale Paesaggio rurale del Ministero delle Politiche agricole che ricorda il ruolo del Registro nazionale dei paesaggi rurali storici che “nasce nel tentativo di inserire il paesaggio nelle politiche nazionali”, delineando un “modello nazionale“.

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Al centro del dibattito, anche il patrimonio rurale nella ricostruzione dei comuni colpiti dal terremoto, l’ottimizzazione delle risorse agricole del presente, il ruolo del turismo nella tutela del paesaggio e gli esempi virtuosi, prima tra tutti l’esperienza di Castel di Guido e delle terre date in gestione.

ROSATI: “PUNTARE SULLA TERRA PER NUOVO UMANESIMO ED ECONOMICA DELLA BELLEZZA”

“Anche di fronte alle crisi, le istituzioni devono usare molta fantasia per praticare un’idea che e’ alla base, perché siamo davanti a una sfida: con poche risorse costruire una rete potente in cui tutti siamo in ballo e creare lavoro con bassissimi tassi di crescita”, dice Rosati, che ricorda la riforma agraria del 1951 e aggiunge: “Il primo grande fattore di riforma e’ l’uso della terra, perché se l’agroindustria nel nostro paese fa il 17% del Pil e il cibo italiano piace, e’ necessario puntare sul triangolo virtuoso dell’economia della bellezza: turismo, cultura e cibo“.

Ma in questo quadro “oggi abbiamo ancora bisogno di terra? Sì– ribadisce Rosati- e c’e’ la possibilità delle terre pubbliche, usate per esempio a Castel di Guido, dove Arsial e Regione Lazio hanno messo in affitto 350 ettari a giovani agricoltori”. Poi, la proposta: “Le università agrarie hanno 50mila ettari di terre. Perché non fare una grande assemblea delle università agrarie per introdurre la possibilità di dare in affitto parte di quelle terre? Siamo alle porte di scelte molto importanti- conclude Rosati- se lavoriamo insieme e facciamo sistema, questo può essere l’inizio di un nuovo umanesimo“.

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