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Snami a Emilia-Romagna: “Non si può riorganizzare 118 e pronto soccorso insieme”

Il sindacato autonomo dei medici contro la Regione Emilia-Romagna: "Un mezzo di soccorso con solo infermiere non può sostituire le equipe complete che ci sono ora"

Pubblicato:12-05-2023 15:01
Ultimo aggiornamento:12-05-2023 15:01
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medico aggredito
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BOLOGNA – Le indicazioni della Regione Emilia-Romagna “sono inconciliabili per via della contemporanea proposta di riorganizzazione tanto dei Centri di assistenza urgente (Cau) quanto del sistema 118″. Torna alla carica sulla riforma dell’emergenza urgenza lo Snami, il sindacato autonomo dei medici, che sostiene l’impossibilità di agire contemporaneamente sulla riforma dei pronto soccorso, con la nascita appunto dei Centri di Assistenza Urgenza destinati ad accogliere i casi meno gravi, e sulla riorganizzazione del 118. “Se chiudono dei Ps, la rete 118 del vero soccorso avanzato con equipe di medico e infermiere non ha alcun margine di taglio. Inutile raccontare ai cittadini che un mezzo di soccorso con solo infermiere possa sostituire equipe avanzate complete oggi presenti”, afferma lo Snami. Intanto, sottolinea la sigla dei medici, “solo una parte dei pazienti visti oggi nei Ps potranno, domani, essere gestiti nei Cau”.

Snami “ha rappresentato alla Regione che questo progetto ha alcuni profili condivisibili di sviluppo, ma che non sia possibile credere che i medici di continuità assistenziale, fino ad oggi relegati ai confini del servizio sanitario, spesso privati per anni anche degli strumenti diagnostici e terapeutici oltre che della formazione, possano dalla sera alla mattina con poche settimane di preavviso, entrare in servizio e assorbire un’ampia casistica dei cosiddetti ‘codici minori’ fino ad ora gestiti con mezzi, strumenti e attrezzature ospedaliere”. Il servizio di continuità assistenziale “per anni è stato ‘abbandonato a sé stesso’ con un organico medico che per oltre il 90% è precario, quasi tutto senza diploma di formazione specifica in medicina generale, con estrazioni formative variegate, quasi interamente composto da specializzandi delle più svariate discipline, cliniche e non, con poche ore di incarico ciascuno”.

“Non è quindi detto che uno specializzando di dermatologia o medicina legale possa essere pronto domani mattina per queste attività, fino ad ora svolte dal pronto soccorso: serve quindi investimento formativo che richiede tempo e molti sforzi”. Lo Snami cita poi documenti visionati in base ai quali risulterebbe che contestualmente a questo, la Regione Emilia-Romagna abbia indicato alle aziende sanitarie la soppressione di una dozzina di automediche 118 in tutta il territorio regionale”. La Regione “penserebbe di sostituire queste equipe (medico e infermiere) con singoli infermieri. Intollerabile”.


“Una rarefazione ulteriore di questi mezzi, già spesso ai limiti dei tempi di intervento in diverse aree, comporterebbe in diversi territori, soprattutto periferici e montani, di avere tempi di intervento eccessivamente lunghi”, scrive ancora il sindacato, che avverte: “La chiusura dei mezzi di soccorso avanzato è un elemento per Snami inaccettabile e bloccante qualunque collaborazione verso progetti, che a nostro giudizio, potrebbero esitare conseguentemente in condizioni rischiose sia per i medici che per i cittadini. Il riordino dell’emergenza-urgenza deve essere armonico, sia per l’emergenza, sia per l’urgenza, e la rete del soccorso non può vedere tagli di equipe di soccorso avanzato con medico ed infermiere. Fino a che la Regione non dimostrerà un impegno formale a bloccare e annullare
questa idea di smantellamento della rete delle automediche, non ci potrà essere alcuno spazio per la conversione dei pronto soccorso in Cau, impossibile focalizzare attenzione sulla piccola urgenza minore a scapito della vera emergenza”.

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