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‘Per un’Europa che accolga tutti’: a Matera parte il Festival Sabir

Focus dell'edizione 2022, le due principali crisi che raggiungono anche l'area Euromediterranea: quella afghana e la guerra avviata dalla Russia in Ucraina

Pubblicato:12-05-2022 16:35
Ultimo aggiornamento:14-05-2022 14:21

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ROMA – “È dal 2014 che promuoviamo il Festival Sabir perché convinti che le società civili che si affacciano sul Mediterraneo abbiano la responsabilità di creare una comunità che vada al di là delle frontiere. Non vogliamo arrenderci al fatto che il Mediterraneo sia diventato un mare di morte e che ci siano ancora guerre in Europa come quella in Ucraina“. Con queste parole dal Basilicata Open Space di Matera Filippo Miraglia di Arci ha inaugurato l’ottava edizione del ‘Sabir – Festival diffuso delle culture mediterranee‘ che nella città lucana proseguirà fino a sabato 14 maggio con un ricco calendario di eventi, che vanno dalle conferenze ai workshop, alla proiezione di film e concerti.

Focus di questa edizione 2022, le due principali crisi che raggiungono anche l’area Euromediterranea: quella afghana, dopo l’uscita della Nato dal Paese e il ritorno al potere dei talebani nell’agosto scorso, e la guerra avviata dalla Russia in Ucraina. “I governi e le istituzioni europee– dice Miraglia, che in Arci è responsabile per le migrazioni – dopo lo scoppio del conflitto ucraino hanno positivamente attivato la direttiva sulla protezione temporanea, ma mentre accogliamo ucraini e ucraine ci siamo dimenticati di tutti gli altri profughi che respingiamo alle frontiere meridionali e orientali dell’Europa. Questo è illegale nonché inaccettabile: i governi continuano a farlo, e noi in questi giorni lo denunceremo e gli ricorderemo che non si può fare”.

Sul tema della guerra in Ucraina, il presidente di Arci Daniele Lorenzi aggiunge: “Servono soluzioni politiche, e l’Europa non può essere così subalterna”. Alla guerra armata “seguirà una guerra economica- avverte Lorenzi- e lo vedremo da Paesi come il nord Africa: tanti non avranno più pane e verranno qui. Dovremo prepararci e dare risposte precise”.
Il presidente di Arci solleva anche il tema del “diritto alla cittadinanza italiana”, un nodo che “i nostri partiti non hanno il coraggio di affrontare”. “Possiamo battere la demagogia del ‘prima gli italiani’, che non vuol dire nulla, unendoci come società civile” e questo porterebbe a “un progresso civile e culturale importante per il nostro Paese”.


Oliviero Forti, responsabile politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas Italiana, tornando al conflitto in Europa orientale lancia un interrogativo: “Quanto siamo vittime di una guerra che non lascia spazio alle critiche? Anche quella che sembra indicibile, che riguarda il ruolo della Russia in questo conflitto. Eventi come il Sabir- conclude- sono importanti proprio perché intendono raccontare le cose per come stanno accadendo”.

Dal palco dei relatori giunge anche la testimonianza di Oksana Pestrykova dell’organizzazione ‘Ukrainski Dom’, “la casa degli ucraini”, organizzazione che come la volontaria racconta, è stata istituita a Varsavia all’indomani del conflitto nel Donbass del 2014 “da immigrati ucraini per gli immigrati ucraini in Polonia” per offrire “supporto legale, servizi sociali e sostegno al lavoro”. Con lo scoppio della guerra, il 24 febbraio scorso, “la casa è diventata un centro di crisi, e con l’Ambasciata dell’Ucraina a Varsavia siamo gli unici a cui i rifugiati possono rivolgersi per ricevere assistenza direttamente in lingua ucraina”.

È stata istituita a seguire anche una “Help Line”, una linea telefonica perché, continua Pestrykova, “gli ucraini residenti, dal 24 febbraio stesso, hanno iniziato a chiamarci per offrire posti in casa per i rifugiati. Sono diventati così tanti che per gestire la rete degli alloggi abbiamo attivato un sostegno volontario disponibile 24 ore su 24. Oggi contiamo circa 750 famiglie a Varsavia che accolgono in modo stabile i profughi” anche in collaborazione “con altre associazioni in Polonia”.

Il Festival Sabir è promosso da Arci insieme a Caritas Italiana, Acli e Cgil, con la collaborazione di Asgi e Carta di Roma, con il patrocinio di Rai Per il Sociale e la media partnership di Rai Radio 3 e dell’agenzia di stampa Dire, e con il patrocinio della Regione Basilicata, della provincia di Potenza, della provincia e del Comune di Matera.

BENNARDI: “MATERA CON ‘SABIR’ OSPITA DIALOGO NECESSARIO”

“È importante che il dialogo e il confronto tra i popoli sia protagonista. Matera, che accoglie il Festival Sabir con grande onore, è tra le città più antiche e ciò ci spinge a chiederci se l’umanità non sia nata proprio in questi luoghi e questo ci spinge a dire: torniamo a parlare di umanità affinché non ci siano più situazioni di profughi. Persone che dobbiamo sforzarci di accogliere e, come istituzioni, sforzarci di valorizzare”. Così il sindaco di Matera Domenico Bennardi, intervenuto stamani al Basilicata Open Space di Matera alla presentazione dell’ottava edizione del ‘Sabir – Festival diffuso delle culture mediterranee’ che nella città lucana proseguirà fino a sabato 14 maggio con un ricco calendario di eventi, che vanno dalle conferenze ai workshop, alla proiezione di film e concerti.
“Come capitale europea della cultura e patrimonio dell’umanità- continua Bennardi- la mia città si rende disponibile ad accogliere eventi come questo per ribadire che oltre alle nazioni e gli stati – che sono costruzioni recenti – c’è una patria sovranazionale più grande, che è il nostro pianeta”.
Il Festival Sabir è promosso da Arci insieme a Caritas Italiana, Acli e Cgil, con la collaborazione di Asgi e Carta di Roma, con il patrocinio di Rai Per il Sociale e la media partnership di Rai Radio 3 e dell’agenzia di stampa Dire, e con il patrocinio della Regione Basilicata, della provincia di Potenza, della provincia e del Comune di Matera.

LINARDI (MSF): “DA LIBIA COME UCRAINA, SERVE PROTEZIONE”

“Stando a Tripoli, noi di Medici senza frontiere vediamo chiaramente l’altra faccia di un cerchio che collega ormai da più di cinque anni l’Europa e il nord Africa, e fatto di abusi che continuiamo a testimoniare: un sistema supportato dal febbraio 2017 dall’Ue, con l’Italia in prima fila, quando è iniziato l’accordo per dare sostegno alle autorità libiche in modo che chiunque cerchi di scappare viene intercettato e riportato in Libia. I dati aggiornati ieri dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) indicano 4.715 persone riportate in Libia dal mare solo quest’anno, e più di 500 risultano disperse o morte nel Mediterraneo centrale”. Giorgia Linardi, responsabile Advocay per la missione in Libia di Medici senza frontiere (Msf), interviene in video collegamento da Tripoli all’evento di presentazione dell’ottava edizione di ‘Sabir – Festival diffuso delle culture mediterranee’, stamani a Matera, e pone l’accento sul fatto che “la Libia è un Paese sempre più pericoloso per i migranti” e che “quando l’Ue limita o chiude le vie d’accesso sicure per chi fugge da guerre e difficoltà, si creano sofferenze e si spingono le persone all’illegalità”.

Linardi cita vari episodi di cui lo staff di Msf è stato testimone: “A fine marzo sono stati riportati in Libia 126 sopravvissuti ma anche 11 vittime tra cui donne e bambini. Chi scampa alla morte però finisce nei centri di detenzione ed è lì che rincontriamo queste persone, quando prestiamo assistenza sanitaria” nei tre centri supportati dall’ong a Tripoli. “Molti ci raccontano che non è nemmeno la prima volta che si sono avventurati in mare. Tra questi abbiamo conosciuto un ragazzino di 15 anni con una gamba completamente ustionata per il carburante fuoriuscito sul fondo dell’imbarcazione. Si trova rinchiuso e l’unico modo per uscire è pagare, perché nei centri sono in atto sistemi di estorsione. Le uniche alternative offerte dall’Onu ai migranti per lasciare la Libia- denuncia ancora Linardi- sono molto limitate quindi per loro l’unica soluzione è prendere il mare”.

Giorgia Linardi pone poi l’attenzione sulla condizione dei migranti che vivono fuori dai centri di detenzione: “Dato che la Libia criminalizza chi è entrato illegalmente nel Paese, i migranti sono costantemente a rischio di arresti arbitrari: abbiamo saputo di arresti di massa oltre che a Tripoli, anche nelle località in cui siamo presenti – Zwara, Beni Walid e Misurata – e abbiamo ricevuto testimonianze anche dal sud”. Linardi riferisce che le persone “subiscono blitz della polizia che compie arresti direttamente nelle case, quindi anche quando i migranti hanno costruito una certa stabilità lavorativa e di vita”. Linardi ricorda gli oltre 5mila arresti a Gargaresh, sobborgo di Tripoli, dell’ottobre scorso.

“Si rischia di essere incarcerati ma anche di finire in mano ai criminali, nelle maglie della tratta di esseri umani” avverte la responsabile, che racconta la storia di una famiglia che rivela anche “la pratica dei doppi standard” applicati dall’Europa: “Mamma, papà e bambina con una malattia cronica residenti in un Paese subsahariano, dove non potevano ricevere cure, per due anni hanno atteso invano la protezione umanitaria per poter venire in un Paese europeo. Alla fine, il padre ha deciso di partire e ha attraversato il deserto, la Libia e poi il mare per raggiungere un Paese europeo e chiedere il ricongiungimento famigliare. Gli è stato negato, e dopo un anno, sua moglie ha deciso di tentare lo stesso viaggio ma è finita in mano ai trafficanti, è stata violentata ripetutamente e noi l’abbiamo incontrata in un centro di detenzione a Tripoli al settimo mese di gravidanza”. Linardi conclude: “Se a queste persone fosse stata protezione umanitaria – e la crisi ucraina ci dimostra che è facile e possibile farlo – si risparmierebbero tante inutili sofferenze a persone che ugualmente fuggono da Paesi in guerra o instabili”. Tuttavia, nel far scattare la protezione umanitaria temporanea per gli ucraini, “l’Ue ha chiarito: ‘per chi lo merita’. Ma non è la meritocrazia che distingue chi fugge dall’Ucraina o da altri paesi in guerra”.
Il Festival Sabir è promosso da Arci insieme a Caritas Italiana, Acli e Cgil, con la collaborazione di Asgi e Carta di Roma, con il patrocinio di Rai Per il Sociale e la media partnership di Rai Radio 3 e dell’agenzia di stampa Dire, e con il patrocinio della Regione Basilicata, della provincia di Potenza, della provincia e del Comune di Matera.

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