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ROMA – Sport è disciplina, benessere e valvola di sfogo ma anche comunità di valori, regole, diritti e inclusione. E poi significa lavoro e professioni, dall’atleta al giornalista. Ne sono convinti all’istituto superiore ‘Meucci’ di Cagliari, capofila di un progetto nazionale sull’importanza della pratica sportiva. ‘Attiviamoci’ – questo il nome – punta infatti a coinvolgere i ragazzi del ‘Meucci’ (e di tutta Italia) e quindi renderli protagonisti del racconto: gli sport preferiti e gli atleti preferiti, i commentatori più seguiti ma anche un viaggio alla scoperta degli sport ingiustamente definiti minori perché meno nazional-popolari rispetto al calcio, quantomeno in Italia.
Ecco quindi il senso dell’appuntamento online organizzato stamane dal ‘Meucci’ con l’agenzia Dire – partner del progetto – che ha incontrato una classe dell’istituto. Andrea Clerici, caporedattore centrale della Dire con un passato da giornalista sportivo, ha introdotto i ragazzi ai segreti del mestiere e svelato qualche trucchetto per realizzare la perfetta cronaca sportiva o un servizio sportivo multimediale. Dalla nascita del giornalismo sportivo a fine ‘800 – con la “rosa” come primo quotidiano a Milano nel 1896 – alle caratteristiche dei principali giornali sportivi italiani (la Gazzetta dello Sport, appunto, ma non solo) e della stampa sportiva nel panorama europeo, passando per la presenza crescente di giornaliste sportive sempre più preparate.
Di tutto questo ha parlato Clerici, che, infine – come consiglio ai ragazzi che produrranno i loro lavori per il portale di giornalismo studentesco della Dire e diregiovani.it ‘La scuola fa notizia‘ – ha voluto precisare: “Il giornalista sportivo viene spesso visto come un giornalista di ‘serie b’, uno che si diverte o che non ha cura nella scrittura. Stiamo attenti allora a scrivere bene. Anche un articolo di sport deve essere bello e ben fatto quanto un articolo di politica, il nostro dovere è sempre quello di attrarre il lettore e invitarlo ad approfondire”.
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