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Coronavirus, italiani bloccati in Marocco: “Siamo tanti, ignorati dalle istituzioni”

Ecco alcune delle denunce arrivate all'agenzia Dire da persone rimaste bloccate in Marocco

Pubblicato:12-05-2020 17:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:18

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ROMA  “Ho lasciato i miei figli minorenni in Italia, non li vedo da settimane”; “Mesi fa ho subito una operazione, ho un rene solo e ho bisogno di cure”; “Mia madre e’ anziana e le servono i farmaci per il cancro e il diabete”; “Rischio di perdere il lavoro”: sono alcune delle denunce arrivate all’agenzia Dire da persone rimaste bloccate in Marocco a causa della chiusura delle frontiere imposta da Rabat, per frenare l’epidemia di coronavirus.

Stando agli intervistati, si tratta di un gruppo di almeno 160 persone tra cittadini dotati di doppia nazionalita’ e marocchini residenti in Italia con il permesso di soggiorno.

Vivo a Pompei, se non torno perdero’ il lavoro. E ho lasciato mia moglie da sola con due bambini” racconta Mohamed Laglil, bloccato a Casablanca da due mesi, che denuncia: “Mio figlio di tre anni ha una patologia per cui necessita di cure che pero’ puo’ ricevere solo a Napoli o Castellammare di Stabia, ma dato che mia moglie non ha la patente nessuno puo’ accompagnarlo. Con le restrizioni, non possiamo neanche chiedere aiuto ad amici” dichiara ancora Laglil, che conferma di aver contattato l’ambasciata d’Italia: “Ci hanno chiesto di avere pazienza, ma quanto tempo deve passare ancora prima che possa partire?”


Rischia il posto di lavoro anche Mohamed Sidhoum, che ha la cittadinanza italiana e risiede in Valle D’Aosta. “Ho persino fatto il servizio militare nel 1992, uno dei pochissimi ragazzi di origine straniera” dice Sidhoum. “Pochi giorni fa la mia azienda ha comunicato la riapertura ma io sono ancora qui, con mia moglie e i quattro bambini. Ho contattato l’ambasciata chiarendo che rischio il posto pero’ non hanno risposto: ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni”.

Yassine, 24 anni, e’ preoccupato per la mamma di 63 che “ha un tumore ed e’ affetta da diabete”. Ha problemi di salute anche Hanan Barki, che dovrebbe proseguire le terapie dopo l’asportazione di un rene: “In Italia ho lasciato i miei due figli di 15 e 16 anni. Con me c’e’ la piu’ piccola di cinque“.

Infine, Nicola Vitiello, dalla provincia di Brescia, teme per la moglie, Ghizlane Elanbour, bloccata a Marrakech e incinta al quinto mese: “Voglio che torni, sto perdendo la gravidanza di mio figlio e nessuno sta facendo nulla”.

Alla Dire, tutti assicurano di aver contattato tramite e-mail l’ambasciata cosi’ come richiesto sul sito web della sede diplomatica, dove viene chiarito che le emergenze sanitarie, i ricongiungimenti familiari e il rischio di perdere il posto di lavoro sono trattati come casi prioritari che danno la garanzia di un posto su uno dei voli speciali organizzati insieme alla compagnia Neis Air e alla Farnesina. Ma a tre mesi dal blocco delle frontiere, la denuncia comune, “nessuno ci ha ricontattato”.

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