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Studio di Vo’ Euganeo: “Il 43% dei positivi è asintomatico”

Lo studio sul caso di Vo' Euganeo permette di studiare cosa accade in una comunità chiusa. Dove gli abitanti sono stati sottoposti a tampone due volte

Pubblicato:12-05-2020 17:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:18
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VENEZIA – “Il 43,2% dei casi confermati di SARS-CoV-2 nel paese di Vo’ Euganeo sono risultati asintomatici. Non è stata trovata alcuna differenza statisticamente significativa nella carica virale dei pazienti sintomatici rispetto a quelli asintomatici“. Questi i dati emersi nella pubblicazione del 16 aprile dello ‘Studio di Vo’’, l’indagine epidemiologico osservazionale condotta da un ampio team di epidemiologi della Regione Veneto sul paese padovano.

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A presentare questi dati, rilanciati dal gruppo di specialisti per la Covid-19 della Societa’ italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), è il pediatra Giovanni Simeone. “L’esperienza di Vo’ Euganeo è interessante da analizzare- spiega il pediatra- perché permette di studiare cosa accade in una comunità chiusa, dal momento che il paese è stato messo in quarantena ben prima dei vari lockdown regionali e nazionali, avvenuti quasi tre settimane dopo”.


Vo’ Euganeo è un comune di 3.275 abitanti con una densità di 161 abitanti per chilometro quadrato. A Vo’ è stato rilevato ufficialmente il primo caso in Italia di morte con/per Coronavirus il 21 febbraio 2020. Sono state raccolte informazioni su demografia, presentazione clinica, ricovero ospedaliero, rete di contatti e presenza di infezione da SARS-CoV-2 in tamponi rinofaringei effettuati dall’85,9% e dal 71,5% della popolazione di Vo’ in due intervalli di tempo consecutivi.

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“Questo aspetto- prosegue il pediatra- è molto importante perchè significa avere un denominatore ben determinato (cioè un numero di abitanti abbastanza grande da essere rappresentativo di tutta la popolazione), su cui poi elaborare i rapporti sul numero di sintomatici, asintomatici, ricoveri e ricoveri in terapia intensiva.

Nello studio quasi tutta la popolazione viene testata per 2 volte, a distanza (media) di 11 giorni. Nella prima indagine- sottolinea il medico- che è stata svolta quando è iniziato il lockdown del paese, è stata riscontrata una prevalenza di infezione del 2,6%, ovvero 73/2.812 tamponi positivi. Nella seconda indagine, che è stata condotta alla fine del blocco, gli autori hanno rilevato una prevalenza dell’1,2% pari a 29/2.343 tamponi positivi”.

Un aspetto cruciale in questo campionamento, spiega Simeone, “è stato il tracciamento dei contatti dei nuovi casi infetti, ricostruendo la catena di trasmissione. È emerso che la maggior parte delle nuove infezioni rilevate nel secondo campionamento sono avvenute nella stessa comunità prima del blocco o da infezioni asintomatiche all’interno della stessa famiglia. L’osservazione che la carica virale nelle infezioni asintomatiche non differisce in modo significativo da quella delle infezioni sintomatiche risalta ulteriormente questa ipotesi”.

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Nello studio sono stati testati 234 bambini da 0 a 10 anni e nessuno di essi è risultato positivo al virus, anche se solo 13 di loro vivevano in famiglie con persone positive. “Non significa che i bambini non rischiano di ammalarsi- precisano gli autori della ricerca nelle conclusioni- i tamponi nasofaringei testano la presenza del virus nell’individuo, ma non se si è stati esposti allo stesso. Per quello servono test sierologici, che chiariranno meglio anche come evolve l’infezione nei bambini”.

Lo studio “getta nuova luce sulla frequenza dell’infezione asintomatica da SARS-CoV-2 e sulla sua infettività (misurata dalla carica virale)- conclude il pediatra- e fornisce nuovi spunti sulla dinamica di trasmissione, sulla durata della rilevazione della carica virale e sull’efficacia delle misure di controllo attuate”.

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