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“Silvia Romano ha spinto tanti giovani a partire: altro che sprovveduta, è un esempio”

La riflessione, dati alla mano, di Silvia Stilli, portavoce dell'Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi)

Pubblicato:12-05-2020 10:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:18

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ROMA – “Silvia Romano è viva e libera e noi ne siamo felicissimi. Ora, lasciamole del tempo per godere dell’affetto che merita. Voglio però ricordare che dal suo rapimento, le richieste da parte dei nostri giovani per svolgere attività di volontariato non sono mai diminuite, anzi sono aumentate“. Lo ha dichiarato all’agenzia Dire Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi) sulla liberazione della cooperante Silvia Romano, rapita a Chakama, in Kenya, il 20 novembre del 2018.

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La portavoce della rete che in Italia raduna oltre cento Ong evidenzia: “i nostri giovani sono interessati al volontariato internazionale. Questo non solo dimostra che la triste storia di Silvia non li ha scoraggiati, ma che le polemiche e l’ondata di discredito sul mondo dei cooperanti gettata da una certa parte della stampa e della politica non ha avuto effetto sulla voglia di questi ragazzi di mettersi in gioco“.


Stilli ricorda come, all’indomani del sequestro della cooperante di 23 anni, “sono emerse tante polemiche sulle modalità del rapimento mentre cooperanti e volontari sono stati dipinti come viaggiatori inesperti e alla ricerca di avventura”.

Niente di più lontano dalla realtà: “Il mondo della cooperazione mai come oggi è consapevole e preparato” afferma Stilli. Non solo esistono delle figure professionali specifiche, con percorsi accademici alle spalle, ma anche sul piano della sicurezza “vengono offerti di continuo corsi di formazione e aggiornamento. Penso a quello organizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa”.

Sul tema della sicurezza, Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), suggerisce però maggiore collaborazione tra ong e istituzioni: “devono crescere insieme, coordinandosi. In contesti difficili come quello dove Silvia lavorava- prosegue- l’Italia è spesso rappresentata da ambasciate e consolati, dalle Agenzie per la cooperazione allo sviluppo e dalle missioni militari. Perché non collaborare a partire da una stretegia comune, per migliorare la tutela dei tanti volontari e cooperanti che in quelle aree vanno per favorire sviluppo?”.
Persone, osserva la portavoce delle ong italiane, “dotate di ferma volontà e consapevolezza del compito che svolgono, come dimostra il fatto che in questi mesi di pandemia tanti giovani del Servizio civile che abbiamo rimpatriato per ragioni di sicurezza abbiano contestato questa scelta: volevano restare per aiutare”.

Infine, un cenno al lavoro dell’Italia per riportare a casa Silvia Romano: “Bene che il governo sia riuscito a risolvere questa situazione, ma un grazie speciale va a quei parlamentari che non hanno mai smesso di fare pressioni, continuando a tenere rapporti con la famiglia e le associazioni come le nostre che chiedevano si facesse di tutto per ottenerne la librazione”.

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