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Sos è nato un bambino, una guida aiuta i genitori a capirlo

Un libro scritto da un pediatra di lungo corso, una psicomotricista e una logopedista spiega cosa succede nei primi 12 mesi di vita del bambino

Pubblicato:12-05-2017 13:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:13

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ROMA – La nascita, soprattutto del primo figlio, è accompagnata spesso dalla sensazione di non riuscire a capire cosa fare, come accudire e soddisfare i bisogni del bambino. Impauriti e confusi i genitori si rivolgono alla Rete, oppure sono immersi nella sagra dei consigli di madri, suocere, sorelle, vicini, amici e conoscenti. Il caos. A fornire un sostegno affidabile ci pensano gli esperti: Rocco Agostino, pediatra neonatologo, Simona Matricardi, psicomotricista dell’età evolutiva, e Valeria Tassara, logopedista, che hanno scritto il libro “Ciao mamma, ciao papà. Guida alla comprensione del comportamento nel primo anno di vita“, che sarà presentato oggi pomeriggio a Roma presso la libreria Mondadori di via Piave 18. Circa 90 pagine per combattere paure e pregiudizi. Rocco Agostino spiega che “nel primo anno di vita il bambino non parla e i suoi bisogni sono comunicati con il movimento, la postura e la sensorialità. Attraverso urla e lallazioni comunica se ha fame, se il pannolino è sporco o se ha mal di pancia. Il pianto è diverso e i genitori devono imparare a capirlo”. Il medico non perde tempo e sfata subito il principale pregiudizio: “I capricci non esistono nel primo anno di vita. Siamo noi genitori che interpretiamo come capricci alcuni atteggiamenti dei bambini e li puniamo nei primi mesi di vita pensando di educarli. In questo modo, però, imparano solo la non disponibilità”. I neonati hanno quattro bisogni principali: mangiare, dormire, essere puliti ed essere coccolati se piangono. “Se tuo figlio è girato sul fianco e gli formicola la mano – può capitare anche a un neonato – allora piangerà. L’adulto lo dovrà prendere in braccio perché il piccolo non è in grado di dire ‘Mamma spostami’. Le coccole di cui ha bisogno non sono altro che la necessità di essere contenuto, di sentirsi sicuro”.

Nessuna paura, quindi, se il bambino viene preso troppo in braccio nel primo anno di vita, non c’è pericolo di viziarlo. “Se il piccolo piange una causa ci sarà- afferma l’esperto- bisogna prenderlo in braccio e coccolarlo”. Gli esseri umani vivono i primi nove mesi dentro un utero: “È un ambiente piccolo, dove c’è contenimento- ricorda il neonatologo- poi all’improvviso si è costretti a passare ad un ambiente aereo e senza contenimento. Se ogni tanto un neonato salta (è un riflesso arcaico), è perché cerca l’utero, cerca la sicurezza”. Quando parliamo del bambino “dobbiamo premettere che tutto quello che diciamo è filtrato dalla nostra razionalità, dall’esperienza, dalla cultura e dalle convinzioni. Il bambino, al contrario, è tutto visceralità. Il suo comportamento non è razionale”. Rocco Agostino è pediatra da 40 anni e assicura che “l’epoca del ‘NO’ arriva, ma verso la fine del primo anno di vita. In questo periodo il ‘NO’ non viene ascoltato, anzi stimola il bimbo a ripetere l’azione vietata per catturare l’attenzione della sua mamma e del suo papà. A livello viscerale i bambini solo avendo l’attenzione dell’adulto sono sicuri di sopravvivere. Bisognerà che i genitori siano propositivi e non proibitivi, per aiutare i figli a crescere e a sperimentare, perché la crescita passa attraverso il soddisfacimento della curiosità. Se diamo a un bambino una penna- dimostra il medico- lui la girerà, rigirerà, la guarderà sopra e sotto, poi la butterà per terra per sentire se rimbalza e che rumore fa se cade. Se la metterà in bocca per sentire che sapore e che consistenza ha. Questo accade per milioni di altre cose, anche quando gli dicono ‘Non si mettono le mani nella presa’. Che significa?- chiede Agostino- Il bambino che arriva a toccare la presa elettrica già gattona e il suo dito sarà più grosso del buco. Toccata la presa più volte, se non si staccherà e non potrà girarla o metterla in bocca, la lascerà perdere”.

La guida è suddivisa in 12 capitoletti (12 mesi): ogni capitolo è caratterizzato da due sezioni. Inizia il bambino, che comincia a spiegare nelle due sottosezioni quale è la sua postura, il suo movimento, la sua percezione e capacità di comunicazione in quel mese della sua vita. Il tutto è illustrato dai disegni. Nella seconda sezione intervengono gli esperti con ‘Consigli e giochi’. Nel primo capitolo c’è anche una brevissima appendice per aiutare i genitori a proteggere il neonato dalle manifestazioni affettive familiari e amicali. “Ogni bacio è un’esplosione di microbi– sottolinea il pediatra- e il neonato non è capace di produrre anticorpi. Quest’anno ho dovuto ricoverare due bambini di venti giorni con bronchiolite (polmonite del neonato) e altri tre li ho curati a casa. Per difenderli dagli altri ci sono due accorgimenti che si possono proporre: se vuoi prendere in braccio mio figlio, ti devi lavare le mani. Se lo vuoi baciare, lo puoi fare solo dal ginocchio al piede (lontano dai buchi, bocca e naso) almeno nel primo mese e mezzo di vita. Dal terzo mese di vita in poi, grazie anche alle vaccinazioni, sarà competente a produrre anticorpi. Questo discorso non vale per i genitori- ricorda Rocco Agostino- loro devono baciarlo quando e dove vogliono da subito. La madre perché gli dà gli anticorpi attraverso l’allattamento, e il padre perché ha una promiscuità microbica con la madre. Io consiglio sempre i genitori di baciarsi ‘appassionatamente’ almeno tre volte al giorno! Questo è anche funzionale al ripristino di una certa confidenza- conclude- poiché dopo il parto avviene un calo ormonale: quel periodo blu in cui può manifestarsi un po’ di depressione”. Alla presentazione del libro saranno presenti, tra gli altri, Giovanna Boda, capo dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO); Alberto Villani, presidente della Società italiana di Pediatria; Pierpaolo Mastroiacovo, direttore del Dipartimento di Scienze Pediatriche all’Università Cattolica di Roma.


di Rachele Bombace, giornalista professionista

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