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Bonetti: “Le cure domestiche ricadono ancora sulle donne, necessario cambiare mentalità”

La ministra per le pari opportunità e la famiglia sottolinea i divari di genere ancora presenti del nostro Paese e non solo

Pubblicato:12-04-2022 12:52
Ultimo aggiornamento:12-04-2022 13:53

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ROMA – Sebbene la pandemia abbia portato gli uomini ad essere maggiormente consapevoli del peso delle cure domestiche, “poco o nulla sembra essere cambiato: sono ancora le donne a farsi principalmente carico della cura domestica e familiare. Un lavoro non retribuito che può impegnare molte ore nella giornata, costringendo le donne a rinunciare a un lavoro a tempo pieno”. A sottolineare i divari di genere ancora presenti del nostro Paese e non solo, è Elena Bonetti, ministra per le pari opportunità e la famiglia, nel corso della conferenza ‘Work-life balance as a leverage for women’s empowerment and promoting gender equality’, organizzata dal ministero per le Pari Opportunità e la Famiglia e dal Consiglio d’Europa, in collaborazione col ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale nell’ambito della Presidenza italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.

In apertura, la ministra ha ricordato la “drammatica situazione che si protrae in Ucraina”, e in particolare “le bambine, donne e ragazze che subiscono gli inaccettabili effetti di una violenta aggressione russa non provocata, che rischia di assumere un carattere di lungo periodo, registrando quotidianamente abusi e violazioni dei diritti umani”. Bonetti ha poi affrontato il tema della conferenza e il ruolo del consiglio di Europa che, tra i suoi obiettivi, “persegue la tutela dei diritti delle donne, l’eliminazione di ogni forma di discriminazione di genere e l’empowerment femminile”. Il nuovo piano strategico del consiglio nazionale sulla violenza maschile contro le donne, per il prossimo triennio, “si basa sull’obiettivo di attivare un circolo virtuoso che contribuisca a proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica”, ha spiegato la ministra.

Tuttavia, anche se violenza e stereotipi di genere rimangono i più grandi ostacoli al raggiungimento di una parità di genere, “le sfide che le donne fronteggiano quotidianamente sono ancora tante, troppe. La pandemia ci ha ricordato quanto possano pesare sulle spalle sulle donne le responsabilità familiari, che nella nostra società sono maggiormente affidate a madri, mogli e figlie. Non possiamo rimanere inermi di fronte a questa consapevolezza. Bisogna proporre una visione nuova, capace di tutela i diritti delle donne e promuoverne un protagonismo nella nostra società. È necessario promuovere un cambiamento innanzitutto culturale: bisogna normalizzare l’idea che a casa possono restare e fare sia uomini che donne, che non esistano ruoli predefiniti o un genitore più dedito rispetto a un altro. È quanto mai indispensabile una visione di responsabilità condivisa”.


Il Pnrr, ha ricordato Bonetti, riconosce alla parità di genere un obiettivo trasversale, “con investimenti volti a sostenere l’imprenditorialità femminile e l’acquisizione di competenze Stem, con la possibilità di migliorare il rapporto vita-lavoro e l’introduzione della certificazione della parità di genere per le imprese, per incrementare il ruolo attivo delle imprese nel promuovere l’occupazione femminile e farsi carico dell’attuazione di politiche che sostengano l’empowerment femminile e l’armonizzazione dei tempi di vita lavorativa e familiare”.

Nel percorso italiano verso il pieno compimento della parità di genere, “un passo cruciale è stato appena compiuto con la riforma del Family Act: una prima riforma strutturale, con un approccio multidimensionale delle politiche familiari che ha l’obiettivo di sostenere la genitorialità e la funzione sociale ed educativa delle famiglie, valorizzare la crescita dei giovani e la loro autonomia”, ha detto Bonetti. Per la prima volta, quindi, c’è “una riforma integrata delle politiche familiari, con l’obiettivo del compimento di una piena parità di genere”.

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