Governo, lo show di Berlusconi: parla Salvini, ma il padrone di casa è lui
12 aprile 2018
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ROMA – Scintille nel centrodestra, prima, durante e dopo l’incontro al Quirinale. Dal comunicato congiunto, “su cui abbiamo discusso abbastanza”, come dice Silvio Berlusconi, alla passeggiata ad alta tensione che i tre leader si concedono nel cortile del Quirinale dopo l’incontro con Mattarella, ormai certi di non essere visti né ascoltati dai cronisti.
Finita la dichiarazione alla stampa, i tre scendono le scale del palazzo e arrivano nel cortile dove un’automobile attende Berlusconi. Ma lui ha in mente altro, sa che fuori in piazza ci sono telecamere e giornalisti e vuole parlare: il ruolo di spalla accanto a Salvini gli sta stretto. “Andiamo a piedi”, dice allora agli altri.
Meloni, che per tutta la durata dell’incontro con i giornalisti è rimasta in silenzio, è nera. Mentre Salvini leggeva il comunicato lei fissava punti lontani, le labbra serrate e gli occhi di fuoco.
Un malessere che cova da stamattina almeno, quando, dopo essersi spesa tanto per l’unità del centrodestra, è stata l’ultima a essere informata del vertice a palazzo Grazioli, che è stato in forse fino all’ora di pranzo. Ora, lasciando il palazzo, brucia di rabbia.
Cammina a distanza dagli altri che percorrono il portico, lei invece taglia il cortile, avanzando tra i sanpietrini sui suoi tacchi alti. Berlusconi le si rivolge con tono suadente: “Giorgia vieni qui. Cos’hai, ti sei fatta male camminando?”. Lei lo fulmina con lo sguardo: “Tutto a posto”. Le si avvicina allora Rampelli che la prende sottobraccio e la scorta verso l’uscita.
Intanto un cronista di Radio Capital riesce ad avvicinare Berlusconi e lo stuzzica domandandogli quanto sia stato difficile restare in silenzio accanto a Salvini. Già, perché mentre il segretario della Lega leggeva il comunicato, Berlusconi annuiva, mimava, sorrideva, ripeteva alcune parole, contava con le mani i punti del programma elencati da Salvini.
Fino a prendersi il microfono prima di uscire dalla sala: “Fate i bravi, sappiate distinguere chi e veramente democratico da chi non conosce l’abc della democrazia”. Ora, laciando il palazzo, spiega: “Dovevo far capire che non sono uno che sta in seconda linea“.
Qualche passo dietro c’è Salvini, molto sorridente, con la delegazione del Carroccio. Davanti alle telecamere ha parlato di un governo “guidato da una personalità indicata dalla Lega”. Non si è autocandidato, non stavolta. Berlusconi si sta allontanando, la sua auto ha lasciato il palazzo, lui va incontro alle telecamere che attendono in piazza e a cui darà soddisfazione.
I pochi metri che lo separano dall’uscita però, dai flash e dai microfoni, sa bene con chi vuole percorrerli. “Giancarlo vieni qui”, dice a Giorgetti. Che si avvicina. “A proposito di quello di cui stavamo parlando- aggiunge- certo però se tu vuoi andarti a prendere i voti dei comunisti…“. Poi i due si allontanano parlottando e le voci svaniscono in lontananza.
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