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“Quarantena per chi ha avuto febbre, anche senza tampone”

Parla la presidente dell'Associazione mondiale delle Malattie Infettive e i Disordini immunologici (WAidid), Susanna Esposito

Pubblicato:12-03-2020 19:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:08

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ROMA – “Consiglio di rispettare la quarantena anche a chi ha avuto sintomi similinfluenzali, soprattutto se con febbre, e non gli è stato fatto il tampone o perché il rialzo termico è durato pochi giorni o perché ha riferito di non avere avuto contatti con pazienti con il Covid-19. Non possiamo sapere se ha avuto o meno il Covid-19 e pochi giorni fa uno studio pubblicato sulla rivista ‘The Lancet’ ha dimostrato che la mediana dell’eliminazione virale, in caso di positività, è addirittura di 21 giorni. Siamo in una situazione di pandemia e il cosiddetto ‘link epidemiologico’ non ha più valore nella definizione di caso sospetto per decidere a chi con infezione respiratoria effettuare il tampone”. Così la presidente dell’Associazione mondiale delle Malattie Infettive e i Disordini immunologici (WAidid), Susanna Esposito, anche docente di Pediatria all’Università di Parma, interpellata sul tema dall’agenzia Dire. 

“Se già dalla fine di febbraio si fosse eseguito un tampone per la ricerca di Covid-19 a tutti quelli che si definiscono ‘contatti stretti’- prosegue- cioè a quelle persone che hanno avuto contatti diretti con soggetti positivi al virus anche in assenza di sintomi, ma anche ai sintomatici senza link epidemiologico, cioè a quelli con febbre e infezione respiratoria con sintomatologia lieve o moderata senza contatti riferiti con pazienti con Covid-19, per esempio, e ogni 2 settimane al personale sanitario che lavora in reparti ad alto rischio anche in assenza di sintomi, isolando tutti coloro che risultavano positivi fino alla negativizzazione del tampone, si sarebbe controllata molto meglio la diffusione del virus in Italia. Noi stiamo piegando il sistema, con tutta la gente costretta a casa e teoricamente in quarantena, quando effettivamente se si fosse stati più aggressivi sulle diagnosi precoci dei casi sospetti il controllo dell’epidemia sarebbe stato di sicuro migliore”. Il virus, spiega Esposito, si trasmette “anche da soggetti paucisintomatici (con pochi sintomi o di scarso rilievo) e addirittura da asintomatici. Questo è stato dimostrato a gennaio in Germania e poi anche in Cina, dove hanno riscontrato dei cluster di epidemia all’interno di nuclei familiari che erano totalmente asintomatici. Tant’è – sottolinea – che i cinesi hanno usato le mascherine nonostante l’Organizzazione mondiale della Sanità si fosse espressa negativamente, perché di fatto hanno provato che il portatore asintomatico trasmetteva il virus”. Secondo la presidente di WAidid, quindi, in Italia è stata “sottovalutata la questione del portatore asintomatico- sottolinea- perché ormai è da due mesi che è noto chi può diffondere il virus. È vero che nessuno sa quale sia la carica virale che deve avere per diffonderlo, ma è anche vero che a fronte di questo l’elemento cruciale nella diffusione è tuttora rappresentato dal gruppo dei portatori asintomatici che non sa di avere il Covid-19 e continua a svolgere le proprie attività”. Questo non significa dover fare i tamponi “a tutta la popolazione- aggiunge- ma a quei soggetti, ripeto, che ad esempio hanno avuto contatti stretti con casi positivi”.

Infine, un ultimo commento sui tamponi effettuati su alcuni politici, giornalisti tv e calciatori. “Perché il tampone agli asintomatici si fa solo ai personaggi ‘noti’? L’intero consiglio regionale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, a fronte di un caso positivo, ha fatto il tampone anche in assenza di sintomi- puntualizza la presidente di WAidid- Conosco molti amici che hanno avuto la febbre e contatti stretti con persone positive, ma non gli è stato fatto il tampone benché abbiano chiamato ripetutamente il numero verde. Inoltre, gli operatori sanitari, e mi riferisco soprattutto a chi lavora nei reparti ad altissimo rischio, hanno un’elevatissima probabilità di essere positivi a Covid-19, anche se non hanno la febbre. Se non vengono controllati con regolarità in modo appropriato e svolgono attività in più reparti, oltre a rischiare di infettare i propri colleghi e anche i pazienti ricoverati per ragioni diverse dal Covid-19, ogni volta che tornano a casa rischiano di infettare i propri familiari che a loro volta infetteranno i propri contatti. In questo modo ci vorrà molto più tempo per contenere la diffusione del virus, nonostante le attuali restrizioni. Oggi i contagiati accertati sono 15.113 e, anche se questo numero sottostimasse la realtà, non dobbiamo dimenticarci che gli italiani suscettibili restano ancora più di 60 milioni”, conclude l’esperta.


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