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Coronavirus, Giulia da Londra: “Che caos, governo fa finta di niente e incolpa gli altri paesi”

Nessuno parla più della Brexit mentre il governo mette le mani avanti: "Se ci sarà un'epidemia sarà stata colpa dei paesi incapaci di controllarla"

Pubblicato:12-03-2020 12:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:08

boris-Johnson
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ROMA – “A Londra ho la sensazione che la gente sia confusa e stressata rispetto all’emergenza coronavirus. I supermercati vengono presi d’assalto, mascherine e disinfettanti per le mani sono andati a ruba, mentre le autorita’ restano piuttosto silenti. Sul sito del governo ci sono costanti aggiornamenti e c’e’ un numero verde da contattare in caso di sintomi sospetti, ma i politici non parlano dell’emergenza tanto quanto si sta facendo in Italia. Ci chiedono di non cedere al panico. Le direttive del governo poi sono soprattutto rivolte a compagnie e aziende, piu’ che alle persone. Cosi’, gli inglesi sono divisi tra chi e’ tranquillo e tra chi fa incetta di pasta e carne, mentre su vari gruppi di italiani residenti molti lamentano di non sentirsi tutelati”. Cosi’ all’agenzia Dire Giulia Tedesco, 26 anni, retail designer, da quasi cinque anni nel Regno Unito e da un anno residente a Londra.

Dopo che l’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) ha proclamato il Covid-19 “pandemia”, oggi il premier Boris Johnson ha annunciato l’ingresso del Regno Unito nella la fase 2 dell’emergenza, il cosiddetto “Delay”.

“Significa che il piano e’ ritardare l’epidemia all’estate” spiega Giulia. “Cosi’, terminate le patologie invernali, sperano che gli ospedali saranno piu’ liberi”.


A colpire la designer e’ il fatto che le autorita’ “non paventino in nessun modo il ‘lockdown’ che ha adottato l’Italia“.

Secondo Giulia, le autorita’ “sembrano convinte che i contagi siano limitati all’Italia e che qui non ci saranno”. La designer sottolinea poi che “il decreto sembra ‘mettere le mani avanti’, quando spiega che una possibile epidemia ‘sarebbe colpa di quei Paesi che non sono stati in grado di controllare la propria‘”.

Eppure, ancora di recente, dice Giulia, “in aeroporto non facevano controlli: nessuna presa della temperatura ne’ a me, quando sono rientrata due settimane fa dal Giappone, ne’ a una coppia di amici tornati pochi giorni fa proprio dall’Italia”.

La designer aggiunge: “Io non prendo la metro e cerco di non stare troppo in giro, ma sono state mie iniziative personali“.

Oggi il governo ha diffuso una card in cui chiede di stare in casa, di evitare assembramenti e di tenere chiuse le scuole, continua Giulia: “Prima sembrava tutto affidato alle aziende libere pero’ di applicare le regole in modo discrezionale: dove lavoro io, ad esempio, ci hanno vietato viaggi in Italia ben prima che il ‘lockdown’ diventasse nazionale. Chi lo fa, deve poi stare a casa 15 giorni, ma non controllano chi vive in casa con chi non osserva la quarantena. Vietato anche portare cibo da condividere o usare un telefono in comune”.

E la Brexit? “Nessuno ne’ parla – risponde Giulia – ne’ si chiede se stare nell’Unione europea avrebbe potuto aiutare”.

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