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Termini Imerese, agli arresti domiciliari i vertici Blutec: spariti 16 milioni di fondi pubblici

L'accusa è malversazione ai danni dello Stato, la Guardia di Finanza nello stabilimento

Pubblicato:12-03-2019 09:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:13
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PALERMO – Il presidente del Cda e l’amministratore delegato di Blutec, azienda che avrebbe dovuto rilanciare il sito industriale siciliano di Termini Imerese, sono finiti agli arresti domiciliari a seguito di una inchiesta della Procura termitana e dei finanziari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo: il reato contestato è di malversazione a danno dello Stato.

Nei confronti degli indagati è scattato anche il divieto di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese: misura che avrà la durata di 12 mesi. Emesso, inoltre, un decreto di sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale e delle relative quote sociali della Blutec Spa, oltre che delle disponibilità finanziarie, immobiliari e mobiliari riconducibili ai due indagati fino a un importo di 16.516.342,28 euro. 

All’interno gli uomini della guardia di finanza di Palermo, fuori una cinquantina di operai riunitisi dopo la notizia dei domiciliari disposti per i vertici Blutec. Questa la situazione all’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese dove l’inchiesta della Procura ha portato agli arresti domiciliari il presidente e l’amministratore delegato dell’azienda che avrebbe dovuto rilanciare il sito, Roberto Ginatta e Cosimo Di Cursi. Il reato contestato è di malversazione a danno dello Stato: l’inchiesta riguarda i fondi ottenuti da Invitalia per rilanciare l’ex fabbrica Fiat. La guardia di finanza sta operando un sequestro preventivo da 16,5 milioni.


BLUTEC. INVESTIGATORI: SCOMPARSI 16 DEI 21 MLN PER TERMINI IMERESE

“La speranza è che questo polo industriale risorga e che ciò che è accaduto serva per aprire di più gli occhi, fare dei controlli appropriati e avere uno scatto di fantasia in più su come realizzare i livelli occupazionali che questo territorio merita”. Lo ha detto il procuratore di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, nel corso della conferenza stampa convocata negli uffici del palazzo di giustizia per illustrare i dettagli dell’inchiesta, denominata ‘Blu Hole’ che ha portato ai provvedimenti cautelari degli arresti domiciliari per i vertici di Blutec con l’accusa di malversazione ai danni dello Stato.

L’inchiesta prende le mosse dall’accordo di programma sottoscritto dall’azienda abruzzese con i ministeri dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle Politiche sociali, oltre che con la Regione Siciliana e il Comune di Termini Imerese, per un importo complessivo di 95 milioni di euro, chiedendo fondi pubblici per oltre 71 milioni: l’obiettivo dell’intesa era il rilancio industriale del sito che fu della Fiat.

Nel dicembre del 2016 Blutec ottenne la prima tranche di 21 milioni di euro come anticipazione ma secondo gli investigatori “almeno 16 di quei 21 milioni di contributi pubblici non sarebbero mai stati impiegati” per i fini descritti nell’accordo “nè restituiti”.

IL SINDACO: “E’ UNA TEGOLA SULLA CITTA'”

“La notizia dell’arresto dei vertici di Blutec cade come una tegola sulla testa di un intera comunità”. Lo afferma in una nota il sindaco di Termini Imerese, Francesco Giunta, riguardo all’indagine della Procura della cittadina palermitana e della guardia di finanza che ha portato ai domiciliari il management di Blutec.

“Seppur nella consapevolezza delle difficoltà registrate nei mesi scorsi, in merito alla restituzione delle somme anticipate all’azienda da Invitalia, abbiamo sempre sperato che la ‘vertenza Termini Imerese’ potesse trovare una soluzione favorevole per le migliaia di famiglie, coinvolte, loro malgrado, in un disastro sociale ed economico senza precedenti – prosegue Giunta -. Da tempo la Procura di Termini Imerese indagava in merito alle modalità di utilizzo dei fondi pubblici da parte di Blutec. Questa ulteriore ‘involuzione’ della vertenza deve preoccuparci ma non scoraggiarci – aggiunge il sindaco -. Piuttosto, può essere l’occasione affinché, grazie al lavoro della magistratura, possa finalmente chiarirsi una delle pagine più tristi della storia recente di Termini Imerese e del suo comprensorio. Ritengo opportuno che le istituzioni, ad ogni livello, siano esse locali, regionali e nazionali, debbano ancor di più stringersi intorno alle famiglie di quegli uomini e quelle donne che pur con scetticismo hanno voluto credere che una possibilità di riscatto potesse esserci. Unitamente alle organizzazioni sindacali, il Comitato Permanente dei sindaci, peraltro già convocato, per mercoledì 13 marzo alle 17, presso la sede storica del palazzo Comunale, deciderà quali azioni intraprendere”. Giunta si dice “fermamente convinto, oggi più di ieri, che una manifestazione a Torino, dinanzi la principale sede italiana di Fca, sia l’unica soluzione – prosegue – affinché l’azienda torinese, possa assumersi quelle responsabilità che fino ad oggi non si è mai voluta assumere. Possiamo sin d’ora assicurare che le organizzazioni sindacali, gli operai e le loro famiglie non saranno lasciati soli e che le istituzioni locali, a partire dal Comune di Termini Imerese, saranno al loro fianco – conclude Giunta -, fino a quando, insieme, non troveremo una via d’uscita dignitosa a questo disastro annunciato”.

BLUTEC, AZIENDA: SIAMO E CONTINUIAMO A ESSERE OPERATIVI

“Per effetto di un provvedimento di sequestro emanato dal Tribunale di Termini Imerese, la Blutec spa si trova in amministrazione giudiziaria. Sono attualmente in corso le attività di immissione in possesso della società, e nelle prossime ore sarà cura dell’amministratore nominato prendere contatti con tutti gli stakeholders interessati, clienti, partner commerciali, fornitori, al fine di garantire la continuità del ciclo produttivo e la tutela dei posti di lavoro. L’azienda è e continua ad essere operativa”. Lo si legge in una nota di Blutec in merito all’inchiesta della procura di Termini Imerese.

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