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I nonni patiscono l’inquinamento anche nelle case di cura. Lo studio del Cnr

ROMA - Nonni al sicuro nelle residenze di

Pubblicato:12-03-2015 14:44
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:10

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anziani (700 x 525)ROMA – Nonni al sicuro nelle residenze di cura? Non più, anzi sono sempre più esposti a livello di inquinamento da Pm10. Un inquinamento indoor dovuto principalmente a impianti di riscaldamento e condizionamento, materiali edili, arredi, disinfettanti e prodotti per la pulizia. E’, infatti, stato pubblicato oggi sullo European Respiratory Journal il primo studio europeo che analizza la qualità dell’aria negli ambienti interni e i disturbi respiratori degli ospiti più anziani nelle residenze sanitarie assistenziali. Lo studio conferma la relazione tra l’esposizione degli alti livelli di PM 10 e NO2 con respiro affannoso e tosse, di PM 0.1 e sibili, di formaldeide e Bpco.
I ricercatori del progetto ‘Gerie‘ finanziato dall’Unione Europea, tra cui Giovanni Viegi, direttore dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibim-Cnr) di Palermo, hanno raccolto dati relativi a cinque agenti inquinanti indoor provenienti da fonti quali impianti di riscaldamento e condizionamento, materiali edili, arredi, disinfettanti e prodotti per la pulizia – PM10, PM0.1, formaldeide, NO2 e O3 –  in 50 residenze di sette Paesi (Belgio, Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Polonia e Svezia), coinvolgendo 600 ospiti di età superiore ai 65 anni e media di 82 anni, di cui il 74% donne.
“Sul totale europeo, e considerando che il 40% del campione è composto da fumatori e che il 19% subisce fumo passivo, abbiamo rilevato le seguenti prevalenze: 7% asma, 29% tosse, 24% espettorato, 14% respiro sibilante, 46% respiro affannoso”, spiega Viegi. In Italia il 9% degli ospiti monitorati presenta asma, il 30% tosse, quasi il 40% espettorato, il 22% respiro sibilante”.

“Sul totale europeo, le associazioni risultano maggiori nell’81% di ambienti dichiarati dagli stessi responsabili come poco ventilati e per gli ospiti di età superiore agli 80 anni ma, è importante evidenziare, anche con concentrazioni di inquinanti entro i limiti delle linee guida internazionali. Il rischio aumentato negli ospizi europei è del 73% di contrarre tosse a causa di polveri inalabili, del 53% di tosse per ossido di azoto, del 249% di broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) a causa di formaldeide e del 182% di respiro sibilante a causa delle polveri ultrafini. In caso di elevato livello di CO2, la concentrazione media è di 572 parti per milione, il maggior rischio di contrarre la Bpco è del 194%, respiro affannoso del 68%, respiro sibilante del 93%, tosse del 101%”, rileva la ricerca pubblicata sullo European Respiratory Journal.
Con l’innalzamento dell’aspettativa di vita, un numero sempre maggiore di persone vive in residenze sanitarie assistenziali quando, con l’invecchiamento e la ridotta mobilità, il corpo diventa più suscettibile ai danni causati dall’inquinamento atmosferico indoor. “I nostri risultati hanno indicato un effetto indipendente di diversi agenti inquinanti sulla salute respiratoria degli anziani- prosegue Giovanni Viegi, direttore dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibim-Cnr) di Palermo- si tratta di un problema preoccupante, le residenze dovrebbero impegnarsi di più per limitare le fonti d’inquinamento, migliorare la ventilazione e monitorare la salute respiratoria degli ospiti”.
Gli autori, conclude il Cnr, “ritengono necessari ulteriori studi per valutare più residenze, nonché studi mirati alla valutazione dei metodi di prevenzione più efficaci”.


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