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di Alessandra Fabbretti e Alessio Pisanò
ROMA – “Un’eventuale offensiva militare su vasta scala a Rafah – dove circa 1,5 milioni di palestinesi sono ammassati contro il confine egiziano senza nessun altro posto dove fuggire – è terrificante, data la prospettiva che un numero estremamente elevato di civili, ancora una volta per lo più bambini e donne, probabilmente sarà ucciso e ferito”. Lo ha detto in una nota Volker Turk, alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite. Secondo Turk “ciò che accadrà” nel caso in cui l’esercito israeliano proseguirà l’operazione di terra verso l’ultima città sud della Striscia “è perfettamente prevedibile”.
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“Non molto tempo fa- si legge ancora- avevo segnalato la sofferenza inimmaginabile affrontata dai palestinesi a Gaza. Oggi, purtroppo, data la carneficina finora compiuta, è perfettamente immaginabile cosa accadrà a Rafah. Al di là del dolore e della sofferenza provocati dalle bombe e dai proiettili, questa incursione a Rafah potrebbe anche significare la fine dei magri aiuti umanitari che sono entrati, con enormi implicazioni per tutta Gaza, comprese le centinaia di migliaia di persone a grave rischio di fame e di povertà e carestia nel nord”.
L’alto commissario ricorda: “Il mio Ufficio ha ripetutamente messo in guardia contro azioni che violano le leggi di guerra. La prospettiva di un’operazione del genere a Rafah, allo stato attuale, rischia di portare a ulteriori atrocità. Israele deve rispettare le ordinanze giuridicamente vincolanti emesse dalla Corte internazionale di giustizia e più in generale il diritto umanitario internazionale. Coloro che sfidano il diritto internazionale sono stati messi in guardia. Ne risponderanno davanti alla giustizia”.
L’alto commissario Turk conclude: “Il mondo non deve permettere che ciò accada. Coloro che hanno influenza devono frenare piuttosto che consentire. Occorre un cessate il fuoco immediato. Tutti gli ostaggi rimanenti devono essere rilasciati. E ci deve essere una rinnovata determinazione collettiva per raggiungere una soluzione politica”.
“Finché non avremo le prove dell’accusa, l’Unwra va aiutata. Le vite palestinesi contano”. Lo ha dichiarato l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza Josep Borrell durante la conferenza stampa a margine della riunione informale del Consiglio Ue dei ministri dello Sviluppo che si è svolta a Bruxelles. Alcuni Paesi hanno deciso di tagliare i fondi all’Unwra, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi, dopo le accuse mosse ad alcuni membri dell’Agenzia di coinvolgimento negli attacchi di Hamas. “Milioni di vite dipendono dal supporto all’Unrwa” ha sottolineato Borrell, “bisogna lavorare a una soluzione” perché “se non aiutiamo l’Unwra la situazione dei rifugiati ci sarà ancora, ma sarà peggiorata”.
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