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Covid, Galli: “Dalle Regioni milioni ‘al buio’ per vaccino Reithera? Servono certezze”

Intervista al direttore del dipartimento di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano

Pubblicato:12-02-2021 16:04
Ultimo aggiornamento:12-02-2021 16:05

massimo galli
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ROMA – “L’unica cosa che mi sento di dire, in estrema sintesi, è che i vaccini dovrebbero avere il loro iter registrativo. E glielo sta dicendo uno che, con un po’ di dolore, è convinto che la vaccinazione vada fatta alla grande e che ogni momento perso è un momento perduto. Più presto facciamo a vaccinare, insomma, meglio è”. Risponde così il direttore del dipartimento di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, interpellato dalla ‘Dire’ in merito ai 16 milioni di euro che le Regioni sono pronte ad investire (quasi al buio) sul vaccino ReiThera-Spallanzani e sulle fialette anti-Covid, che solo a breve affronteranno la fase 2 della sperimentazione.

La proposta è arrivata ieri nel corso della consueta riunione settimanale dei governatori regionali. “Cionondimeno- prosegue Galli- credo che si debba necessariamente poter far conto su qualche cosa che è stato almeno sufficientemente dimostrato che funzioni e che abbia una sua sicurezza. I dati io ancora non li ho visti, ma questo non vuol dire che quel vaccino non vada bene- conclude- o che non andrà bene o benissimo”.

‘NO’ DEI MEDICI AD ASTRAZENECA? “NON SIAMO A SUPERMERCATO

“Per quanto mi riguarda, ormai sono vaccinato ed è una affermazione facile da fare, lo ammetto; ma se invece del vaccino Pfizer mi fosse capitato quello di AstraZeneca, non avrei esitato farlo”. Risponde così Galli, interpellato dall’agenzia Dire in merito alla polemica scatenata da un gruppo di medici liberi professionisti, iscritti all’Ordine dei medici di Roma, che intenderebbe rifiutare il vaccino AstraZeneca visti i “livelli di protezione piuttosto bassi e nessuna efficacia, a quanto pare, su molte varianti in circolazione”, preferendo invece quello Pfizer.
“Il concetto è che non stiamo comprando un detersivo al supermercato o scegliendo un vino in enoteca- prosegue Galli- ma stiamo cercando tutti quanti di avere il più possibile un elemento di protezione, che ha un interesse sia individuale sia collettivo. Il discorso della disponibilità diventa molto importante: prima si fa il vaccino e meglio è”.


RISCHIO VARIANTI, POTREBBERO ACCELERARE EPIDEMIA

“Ormai è evidente che la variante inglese ce l’abbiamo in casa, come era prevedibile”, spiega Galli. “Queste– prosegue Galli- sono forse le considerazioni che ci spingono a vaccinare il più presto possibile e più gente possibile. Anche perché per il momento, per quanto riguarda almeno la variante inglese, il discorso dei vaccini non dovrebbe essere inficiato. Questo sembrerebbe emergere dai primi dati e dalle prime evidenze”. Ma le varianti sono la nuova ‘frontiera’ del Covid? “Certo, siamo sicuramente in una situazione in cui l’elemento varianti costituisce un problema- commenta Galli- nel senso che è qualche cosa di diverso rispetto al momento iniziale di partenza del problema. Diciamo che siamo di fronte a delle realtà che possono imprimere anche una ulteriore accelerazione all’epidemia”. Interpellato infine su quando pensa che l’Italia potrà ‘liberarsi’ da questo virus, Galli ironicamente risponde: “Ho ordinato una sfera di cristallo in internet, ma non me l’hanno ancora recapitata! Scherzi a parte, è evidente che non possiamo saperlo. Certo, se poi si aggiungono le varianti a tutto il resto…”, conclude.

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