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Governo, le critiche ‘marxiste’ del Financial Times a Draghi: “Sarà austerity”

I professori 'marxisti' dell'Università del Sannio, Emiliano Brancaccio e Riccardo Realfonzo, firmano un duro articolo sul Financial Times: il governo Draghi sarà come quelli di Monti e Amato.

Pubblicato:12-02-2021 12:02
Ultimo aggiornamento:12-02-2021 12:02

MARIO DRAGHI
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MILANO – “Se il finanziamento europeo del Recovery Fund non sarà più generoso, i giorni di Draghi da premier non saranno molto diversi da quelli all’insegna dell’austerity dei tecnocrati che lo hanno preceduto“. Con queste parole i professori ‘marxisti’ dell’Università del Sannio, Emiliano Brancaccio e Riccardo Realfonzo, firmano un duro articolo sul Financial Times nel quale contestano la “felice narrativa tecno-keynesiana” fatta dai media italiani nei confronti del prossimo presidente del Consiglio.

Brancaccio e Realfonzo attaccano l’idea che l’arrivo di Draghi sia stato necessario per gestire al meglio le “enormi” risorse del Recovery Fund. Secondo i due professori, infatti, “l’Italia riceverà molto meno di 10 miliardi all’anno dall’Europa per i prossimi sei anni“, a fronte di “una crisi che ha distrutto oltre 160 miliardi di PIL solo nel 2020”. Questo obbligherà l’ex governatore della Bce a comportarsi esattamente come i suoi predecessori ‘tecnici’, Amato e Monti: “indebolire le forze parlamentari per aumentare l’autonomia del Governo nel gestire le poche risorse disponibili”.

“Se esaminiamo i 209 miliardi di euro del Recovery Fund previsti per i prossimi sei anni per l’Italia- spiegano Brancaccio e Realfonzo- 127 miliardi saranno di prestiti che creeranno solo un risparmio rispetto allo spread. Anche con le previsioni più pessimistiche, questo risparmio non sarà superiore ai 4 miliardi di euro l’anno. Per i restanti 82 miliardi a fondo perduto, la cifra finale dipenderà dal contributo dell’Italia al bilancio Ue”.


Stando alle regole attualmente in vigore, spiegano Brancaccio e Realfonzo, “l’Italia dovrà versare non meno di 40 miliardi. Il contributo netto del Recovery Fund sarà quindi di soli 42 miliardi, ovvero 7 miliardi l’anno. Infine, se si considera che nella prossima sessione del bilancio UE l’Italia sarà contributore netto per circa 20 miliardi, il trasferimento netto totale per l’Italia scende a meno di 4 miliardi all’anno“.

Insomma, sottolineano Brancaccio e Realfonzo, tra risparmi sui tassi d’interesse, prestiti e contributi a fondo perduto “l’Italia riceverà molto meno di 10 miliardi all’anno dall’Europa per i prossimi sei anni: una somma molto modesta se paragonata a una crisi che ha distrutto oltre 160 miliardi di PIL solo nel 2020, molto più delle passate recessioni”.

Secondo i professori la correttezza di quest’analisi trova conferme nel report di dicembre del G-30, think thank di economisti presieduto dallo stesso Draghi, nel quale l’ex governatore della Bce esorta i governi che hanno alti livelli di debito pubblico a non proseguire sulla strada degli aiuti a pioggia, ma a indirizzare gli investimenti verso le imprese che si posso salvare, facilitando il fallimento di quelle che vengono definite ‘imprese zombie’. “Draghi esorta i governi a supportare una ‘distruzione creativa’ guidata dal libero mercato. Questo non è Keynes, ma una versione ‘laissez-faire’ di Schumpeter”, concludono Brancaccio e Realfonzo.

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