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Ddl Pillon, Maison Antigone: “Unici tutelati saranno i maltrattanti”

ROMA - Ben 20 milioni di persone costrette da Ddl Pillon e collegati (45, 118, 735, 768, 837)

Pubblicato:12-02-2019 17:33
Ultimo aggiornamento:12-02-2019 17:33

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ROMA – Ben 20 milioni di persone costrette da Ddl Pillon e collegati (45, 118, 735, 768, 837) a riversarsi nei tribunali e il rischio di tornare “a un modello di famiglia italiana precristiana”, di “calpestare i diritti di donne e minori, ma anche la solidarietà familiare” a favore di “un individualismo” in cui “a vincere è il più forte”. A lanciare l’allarme è l’avvocata rotale Michela Nacca, presidente di Maison Antigone, associazione che nel corso delle audizioni alla seconda Commissione Giustizia del Senato sui ddl ha presentato un dossier di 240 pagine redatto con tecnici di settore (avvocati penali, psichiatri e psicologi con esperienza nei tribunali) sulle conseguenze dell’introduzione della riforma del diritto di famiglia prevista dal contratto di governo. Più critici secondo Nacca – che nella conferenza di presentazione del documento, stamattina a Roma, sottolinea il suo punto di vista di donna cattolica – sono i passaggi del Ddl Pillon che “impediscono una celere separazione” nei casi di “violenza o pregiudizio” tra le mura domestiche, “statisticamente violenza maschile sulle donne”, spesso anche sui minori. Celere separazione che, invece, viene riconosciuta dal diritto canonico (canone 1153), mentre la Convenzione di Istanbul proibisce la mediazione in caso di violenza familiare. Con l’introduzione della riforma, quindi, la legislazione italiana “rischia di trovarsi più indietro di quella canonica” facendo configurare un paradosso: “Le famiglie cattoliche continueranno ad avere una via di fuga nel diritto canonico- avverte- Le donne e i minori di famiglie non cattoliche saranno, invece, allo sbaraglio”.

L’unica categoria di tutelati, nella riforma, “saranno i maltrattanti”, avverte la presidente di Maison Antigone, avvantaggiati anche dall’abrogazione “dell’assegno di mantenimento” e dalla “depenalizzazione dei reati di violazione degli obblighi di cura genitoriali post separativi ex art. 570bis del Codice Penale”. A dirlo, sottolinea Nacca, “è stato anche il Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti (Cam)”, che ha preso una posizione dura nei confronti della riforma, definita il “frutto di una mente maltrattante”. All’individuazione della “violazione dei Patti Concordatari, di norme fondamentali di diritto canonico a tutela della persona e di diritto matrimoniale canonico” e dell'”aumento della conflittualià”, si affianca nel dossier un altro capitolo: la “fantateoria dell’alienazione parentale“, che, secondo l’avvocata civilista e vicepresidente dell’associazione, Simona D’Aquilio, “oggi è usata ed abusata nei tribunali per smontare la validità della testimonianza dei bambini” a scapito delle donne. “Ultimamente mi è capitato un caso di un padre accusato di alienazione genitoriale- racconta Bruna Rucci, psicologa e psicoterapeuta che ha contribuito alla redazione del documento- Anche in questo caso la casa coniugale che era intestata ad entrambi è rimasta al padre e i figli sono stati collocati con il padre”. Dimostrazione del fatto che “si tratta di una strategia messa in atto contro le donne a prescindere: prendendo per assurdo per buona questa teoria, anche se le alienate sono le donne, si andrebbe comunque contro di loro”.


“La Pas (Sindrome dell’alienazione parentale, ndr) non ha alcuna base scientifica e non ha nulla a che vedere con la medicina- ribadisce lo psichiatra Andrea Mazzeo- Ora non si parla più di una malattia ma di un comportamento del bambino, che può essere riconosciuto in base a criteri che però ricalcano quelli che erano considerati i sintomi della malattia. La mia idea- precisa- è che si tratta di una strategia processuale difensiva per invalidare e screditare la testimonianza dei bambini. Il problema è che il comportamento di rifiuto del minore va provato e non può essere a tutti i costi frutto di una manipolazione”. A puntare il dito sul pericolo che corrono i minori con l’introduzione del Ddl Pillon e collegati, è anche Assuntina Morresi, professoressa di Chimica Fisica dell’università di Perugia e membro del Comitato nazionale di Bioetica: “Gli articoli 17 e 18 del Ddl Pillon prevedono che, in caso di rifiuto di uno dei due genitori, il bambino venga inserito coattamente in una comunità e rieducato alla bigenitorialità, non tenendo in nessun conto le esigenze di ascolto del minore, punto condiviso da tutti gli orientamenti della Bioetica”.

Con la riforma si introduce una sorta di “trattamento sanitario obbligatorio”, accusa Morresi, per la prima volta “a carico di minori e in assenza di una patologia”. L’Italia, secondo Maison Antigone, “non è pronta alla bigenitorialità a tutti i costi”, visto che “solo il 7% dei padri italiani usufruisce del congedo parentale contro il 69% degli svedesi”. Unica soluzione proposta dall’associazione è un passo indietro sull’intero corpus della riforma “già sperimentata e considerata fallimentare in altri Paesi”.

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