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San Valentino, sos fioristi: “Costretti a vendere le rose straniere”

L'appello di Assofioristi, che chiede al Governo più sostegni per il loro settore e più controlli contro gli abusivi

Pubblicato:12-02-2018 12:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:28

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BOLOGNA – Chi compra una rosa per San Valentino, ha un’altissima probabilità di acquistare un fiore ‘straniero’, che arriva da Colombia, Equador o Olanda. Cosa che capita anche con altri fiori, come tulipani o fresie: sì perchè ora, in Italia, anche i fiori parlano lingue straniere“, sostiene in una nota Assofioristi-Confesercenti Modena, perchè coltivarli (e tenere accese le serre) costa troppo e la scelta obbligata, in quest’epoca di crisi per aziende e famiglie, è l’importazione. E la cosa agita un po’ gli addetti ai lavori.

Quello che i fioristi chiedono è una “seria politica di sostegno di questo straordinario comparto, come avviene in altri Paesi”, oltre che una vigilanza speciale, per dopodomani, nei confronti dei “venditori abusivi che di certo non mancheranno”. Come spiega Assofioristi, le rose rosse dal gambo lungo (tra cui quelle denominate Freedom, o Red Naomi, che costano sui sette-otto euro), vengono da Colombia, Equador ed Olanda; dall’Olanda arrivano anche le orchidee (30-35 euro) dall’Olanda, così come i tulipani e poi fresie, anemoni (15 euro) ed altri fiori dai mille colori e profumi da ogni parte del mondo. Volendo fare presa su acquirenti anche giovani o molto giovani, spiegano gli operatori di Assofioristi, i prezzi dei fiori vanno mantenuti bassi e infatti sono stati mantenuti “invariati”. E’ proprio per questo che l’unica soluzione è “vendere fiori d’importazione“.

Se i fiori ‘Made in Italy’, infatti, e in particolare le rose, sono prodotti di assoluta eccellenza in fatto di qualità, “il costo per il riscaldamento delle serre durante l’inverno non è più sostenibile per le aziende ed il ricorso ai fiori d’importazione è inevitabile”. In altri paesi europei, invece, fa notare Assofioristi, “i costi energetici per le aziende florovivasitiche sono quasi nulli grazie al supporto dello Stato”.


In Italia, prosegue Assofioristi, ci sono aziende che, visti i costi gestionali, “sono costrette a ridurre la produzione o addirittura ad annullarla, lasciando spazio, per accontentare i consumatori, ai prodotti d’importazione”. Eppure, insistono i fioristi, “la qualità della nostra produzione floreale non ha niente da invidiare a quelle di altri Paesi con grandi tradizioni in questo settore”. L’unica differenza è che all’estero ci sono “politiche attente e incentivanti“, mentre “in Italia le imprese devono lottare per sopravvivere”. Se anche in Italia i produttori avessero un contributo per sostenere il costo delle serre, ad esempio, la produzione potrebbe tornare a crescere e i prezzi scenderebbero: una rosa italiana, ad esempio, “potrebbe costare sui tre-quattro euro”.

Altro problema con cui la categoria deve fare i conti è “la vendita irregolare e abusiva, gestita a volte in forma organizzata”. Ecco, perchè quando a San Valentino mancano due giorni, dall’associazione di Modena arriva una richiesta forte a Comuni e forze dell’ordine di “effettuare una vigilanza più serrata per contrastare questi fenomeni”.

 

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