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Sgarbi contro l’albo degli esperti d’arte: “Sono tutti ignoranti come capre”

Il sottosegretario alla Cultura torna sulla vicenda dei presunti falsi di Modigliani esposti cinque anni fa a Genova. E sul Rubens della discordia: "È brutto"

Pubblicato:12-01-2023 20:07
Ultimo aggiornamento:12-01-2023 20:07
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vittorio sgarbi
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GENOVA – Nel corso di una visita a Genova, Vittorio Sgarbi torna all’attacco delle due esperte chiamate dal Tribunale a esprimersi sulla caso dei presunti falsi Modigliani, esposti in una mostra di cinque anni fa a Palazzo Ducale. “Sono due ignoranti più di chiunque al mondo – dice il sottosegretario alla Cultura -, una tra l’altro è funzionaria del ministero, non è esperta di niente, anche se è nell’albo degli esperti, che sono tutti ignoranti come capre”. Per Sgarbi, anzi, “quei quadri di Modigliani per me potrebbero essere tutti buoni“.

SGARBI: “QUADRO RUBENS BRUTTO, MA NON C’È NESSUN REATO”

Il sottosegretario parla anche del caso del quadro attribuito a Rubens e alla sua bottega, sequestrato dai Carabinieri nelle scorse settimane e poi tornato in esposizione a Palazzo Ducale. “Credo che il ministero si presenterà come parte civile a favore di quel privato che ha scoperto un quadro di Rubens e che dobbiamo ringraziare per averlo scoperto perché noi non lo conoscevamo. Lo Stato, se avesse saputo che c’era un Rubens, lo avrebbe notificato finché era qui. Faccio fatica a capire il reato“.

Diversa la posizione di Sgarbi quando gli si chiede un parere sulla qualità del dipinto: “Darò indicazione che nessun museo lo ospiti, perché non lo ritengo degno di essere esposto in nessun museo italiano. Lo Stato non lo ricompra. Questo dipinto non mi piace, non lo comprerei mai, lo considero sopravvalutato: un Rubens vale 35-50-100 milioni, questo ne vale tre. È un Rubens timido”. Insomma, aggiunge azzardando un paragone: “Quando scrivi ‘bottega’ nell’attribuzione di un quadro è come quando dici di una ragazza che è ‘simpatica’ perché non è carina”.


Tornando al sequestro, il sottosegretario rimarca che “non c’è nessun mistero. Per me è un dipinto di Rubens e bottega: raramente ho visto un quadro più onesto. Il che lo porta a essere un quadro di valore materiale molto modesto, su cui non ci sarebbe nessuna indagine se non ci fossero magistrati indirizzati da non solo quali questioni private: posso pensare che sia una polemica tra chi l’ha venduto e chi oggi lo quota tre milioni di euro. Ma nessuno può rivendicare di aver attribuito prima quel quadro perché non c’era, invece chi ha fatto quell’operazione va premiato. Il valore indicato all’esportazione da 25mila euro è quello di un’opera senza nome: arriva, viene studiata e torna in Italia”.

Sgarbi, dunque, è convinto che non ci sia stato “alcun furto. È un quadro che appare, viene studiato e portato in Italia. Mi pare una tempesta in un bicchier d’acqua, un modo per mortificare Genova e l’Italia. Dopo il caso Modigliani, per la seconda volta viene umiliata Genova. Ma cosa che è stato sequestrato? Niente, un’opera che ha cercato la sua storia e che viene accolta da una curatrice prudente come scuola fiamminga. Dov’è il reato?”.

Il sottosegretario alla Cultura insiste: “Speriamo che i Carabinieri non vengano più mandati a sequestrare opere. Oltretutto, il motivo sarebbe perché è stato esportato: ma ora il dipinto si trova in Italia. Dov’è il reato? La truffa sarebbe se fosse stato venduto a qualcuno, ma qui nessuno ha comprato nulla. Lo Stato non è truffato, il privato non è truffato, nessuno l’ha comprato, il dipinto è qui nella speranza di fare tre milioni che non farà mai“. Insomma, conclude Sbarbi con più di una punta di sarcasmo, “quel quadro andava semplicemente delimitato per evitare che qualcuno lo sfregiasse per quanto lo trovava brutto. L’Italia è piena di quadri sequestrati che rimangono dove sono stati esposti: qui è stato costruito un ammiccante teatrino”.

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