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Razzismo, Spencer (diaspora Capo Verde): “A San Pietro contro l’odio”

Una marcia silenziosa fino all'Angelus del Papa per mandare un messaggio d'amore dopo l'assassinio di Giovani Rodrigues

Pubblicato:12-01-2020 12:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:50

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ROMA – “Stamattina abbiamo organizzato questa marcia silenziosa fino a San Pietro, in occasione dell’Angelus di Papa Francesco, per mandare un messaggio d’amore a Giovani Rodrigues e alla sua famiglia. L’intolleranza contro i migranti sta crescendo. Questo ragazzo era in Portogallo per studiare, con l’obiettivo di ritornare poi a casa sua più preparato e costruirsi un avvenire migliore. Nessuno si sarebbe aspettato che avrebbe trovato la morte in questo modo”. A parlare all’agenzia Dire da piazza San Pietro, a Roma, è Angela Spencer Teque, esponente della comunità dei capoverdiani in Italia: stamani, muniti di foto e bandiere di Capo Verde, in oltre settanta hanno aderito all’appello lanciato tramite i social media in questi giorni dalla diaspora copoverdiana nel mondo per denunciare la morte di Luis Giovani dos Santos Rodrigues.

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Lo studente di 21 anni è deceduto dopo 10 giorni di agonia nell’ospedale di Braganza, in Portogallo, dopo che presumibilimente un gruppo di 15 uomini lo ha assalito e picchiato all’uscita di un locale, il 21 dicembre scorso. Sull’omicidio indaga la polizia, che non ha escluso la pista dell’odio razziale all’origine della violenta aggressione. Spencer Teque, che è anche presidente dell’associazione Ponte internazionale e della Federazione delle diaspore africane in Italia (Fedai), alla Dire dichiara ancora: “Non possiamo escludere che la morte di Rodrigues, che ci ha colpito e addolorato tutti, sia stata motivata dall’intolleranza. Il razzismo sta crescendo contro gli immigrati, che lasciano la propria terra, chi per ragioni di studio o di lavoro. Anche in Italia purtroppo è un fenomeno che c’è, e ed è esistito sempre. Abbiamo deciso di venire a San Pietro durante l’Angelus di Papa Francesco- conclude- per raccoglierci in preghiera per Giovani, e inviare un messaggio di amore, contro l’odio”.

BARROS (M5S): “DAL PORTOGALLO NEGLIGENZA INACCETTABILE”

“Mentre in Europa tornano nazionalismi e intolleranza, è molto grave che un paese democratico ed avanzato come il Portogallo non sia intervenuto con tempestività per fare chiarezza sulla morte di uno studente straniero di appena 21 anni, su cui pesa l’ombra dell’omicidio a sfondo razziale. È una negligenza intollerabile”. Così denuncia alla Dire Paolo Barros, consigliere del Nono municipio di Roma del Movimento Cinque Stelle e cittadino italiano di origini capoverdiane. Barros interviene sulla morte del 21enne Luis Giovani dos Santos Rodrigues. 

Solo dopo il suo decesso, avvenuto il 31 dicembre scorso, la polizia ha aperto le indagini. In un primo momento infatti il trauma cranico che ha determinato la morte del ragazzo era stato erroneamente imputato a una caduta, dovuta a un leggero stato d’ebbrezza, e non alle percosse subite. Un fatto “vergognoso”, dice Barros, che si fa portavoce dell’indignazione generale che la questione ha suscitato nell’opinione pubblica di Capo verde.

Barros continua evidenziando anche una certa immobilità da parte delle istituzioni del Paese africano: “A oltre dieci giorni dalla morte di un cittadino, dai governanti capoverdiani non c’è stata ancora una reazione. Né esponenti del mondo della politica né della magistratura si sono ancora recati sul posto per fare luce su quanto accaduto e per capire a che punto siano le indagini. Tengo a sottolineare che è solo grazie all’iniziativa della società civile se oggi si sta parlando di questa storia”. Il consigliere cita l’iniziativa di Sokols 2017, un movimento politico di Capo verde, che nell’arcipelago “a gran voce, insieme ad altri movimenti dal basso, stanno chiedendo giustizia. Rappresenta un risveglio di coscienza: i capoverdiani- aggiunge Barros- sono stanchi di vedere i governi africani subalterni a quelli europei sulle questioni legate ai diritti”.

Ad esempio, ha ricordato il politico romano, i capoverdiani sono obbligati a richiedere il visto per entrare in Portogallo – dove al momento risiedono per ragioni di studio appena 1.600 ragazzi – mentre per i brasiliani non è richiesto. “Eppure il Brasile è uno stato decisamente più popoloso: a Capo Verde non si arriva neanche a un milione di abitanti” osserva Barros, secondo cui si tratta di una “discriminazione e non è giusto che tocchi sempre alla società civile mobilitarsi. I politici devono fare la loro parte”. Oltre a un sit-in dei capoverdiani in Italia, stamani a piazza San Pietro, mobilitazioni si sono registrate in altre città come Lisbona, Porto, Londra, Porto e Braganza, dove è avvenuto l’incidente, come fanno sapere dalla Comunità della diaspora in Italia.

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