BOLOGNA – Gilberto Cavallini, “condannato per la banda armata Nar assieme ai tre stragisti Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini, attuò con costoro un piano criminoso articolato, micidiale e devastante”, e “aderì e condivise un piano finalizzato a sovvertire le istituzioni dello Stato, anche attraverso l’esecuzione della strage” del 2 agosto 1980. A dirlo è il legale di parte civile Andrea Speranzoni, che questa mattina in Corte d’Assise a Bologna ha aperto l’arringa delle parti civili nel processo per concorso nella strage a carico di Cavallini.
Accanto a Speranzoni, in aula, è presente Giuseppa Fresu, una delle sorelle di Maria, vittima dell’attentato alla stazione assieme alla figlia Angela. A lei l’avvocato, che assiste 64 tra familiari delle vittime e feriti, dedica, concludendo il suo intervento, una poesia di Gian Pietro Testa che parla proprio di Maria Fresu. “Una bella dedica”, commenta a margine dell’udienza Fresu, visibilmente commossa come anche i numerosi familiari delle vittime presenti in aula.
Speranzoni, che sostituisce l’avvocato Pietro Giampaolo come legale della Regione, di altre 11 parti private e del Comune di Bologna- rappresentato in aula dalla consigliera Federica Mazzoni- tiene poi a “dedicare questo sforzo difensivo ai familiari delle vittime e a uomini come il pm Mario Amato, il brigadiere Ezio Lucarelli e il capitano Francesco Straullu (tutti assassinati dai Nar, ndr)”.
Quanto a Cavallini, attacca Speranzoni, “il suo alibi è franato e fallito”, ed è “zavorrato in chiave probatoria anche per le dichiarazioni” degli altri Nar Mambro, Fioravanti e Ciavardini. Nar che, chiosa infine il legale, erano “spontaneisti nel metodo e nella ferocia d’azione, ma strutturati in una galassia organizzata che comprendeva da una parte ordinovisti veneti e romani, e dall’altra i servizi deviati che hanno depistato preventivamente e successivamente le indagini”.
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