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ROMA – L’anti-pezzotto italiano non va giù alle big tech Usa. Il Piracy Shield pensato per bloccare la trasmissione illegale dello streaming sportivo sta diventando quasi una questione diplomatica.
Scrive Repubblica che “Google, il gigante statunitense Cloudflare e un gruppo di aziende che forniscono servizi di Vpn attaccano lo scudo italiano. Queste influenti imprese cercano l’appoggio del governo degli Stati Uniti perché il nostro scudo anti-pezzotto sia cambiato“.
“Per come oggi è strutturato, sostengono, può oscurare siti innocenti e leciti. Google, Cloudflare, le aziende fornitrici di Vpn per la navigazione anonima in Rete si affidano a una potente associazione di imprese – la Internet Infrastructure Coalition, con sede in Virginia – che rappresenta 81 marchi, tra cui i loro. A fine ottobre, l’associazione ha spedito una lettera a una speciale struttura del governo statunitense, la Ustr. La missiva denuncia le presunte anomalie del nostro scudo perché l’Ustr faccia proprie le contestazioni in un suo rapporto. Il National trade estimate report della Ustr, aggiornato ogni anno, potrebbe dunque convenire che lo scudo italiano ostacola i commerci internazionali a danno delle società americane”.
Più in dettaglio, la lettera della Internet Infrastructure Coalition sottolinea anche che “se un sito pirata è chiuso in pochi minuti, manca una procedura altrettanto rapida per riattivare un sito legale fermato per errore. La lettera cita poi l’ulteriore stretta che la maggioranza ha votato il 29 settembre qui da noi, nella commissione Bilancio del Senato. Le ultime norme – inserite nel decreto Omnibus – incaricano anche le società che vendono i servizi Vpn di scovare i pirati. Costretti a un ruolo improprio, alcuni fornitori di Vpn – si legge nella lettera degli americani – hanno abbandonato il mercato italiano”.
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