NEWS:

Piano Mattei, le Ong: “Valorizzare il capitale sociale”

Spunti e voci dal 'position paper' diffuso dall'organizzazione Aoi

Pubblicato:11-11-2024 12:16
Ultimo aggiornamento:11-11-2024 12:16

Getting your Trinity Audio player ready...
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Tavoli di dialogo direttamente nei Paesi, valorizzazione del capitale umano e più risorse dedicate: sono questi alcuni dei suggerimenti per migliorare il Piano Mattei per l’Africa, giunti dall‘Organizzazione di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), piattaforma che in Italia rappresenta oltre un centinaio di realtà della società civile.
A nove mesi dalla presentazione di questa ambiziosa “cornice politica della strategia italiana per il continente”, Aoi, in qualità di membro della cabina di regia, ha divulgato un “position paper” attraverso il quale tirare le somme. Bene l’approccio paritario tra l’Italia e “le tante Afriche”, che va a sostituirsi con quello “predatorio”, ma attenzione a limitarsi ai nove Paesi prioritari scelti per i “progetti pilota”.

AOI: “IN AFRICA RUSSIA E CINA NUOVI ATTORI, EUROPA IN SECONDO PIANO”

A parlare è Francesco Petrelli, dell’esecutivo di Aoi: “Il continente africano è un mondo complesso che determinerà un pezzo della geopolitica del mondo. Le lunghe vicende ucraina e mediorientale hanno ovviamente distolto l’attenzione ma negli ultimi anni, soprattutto nell‘area del Sahel, si sono susseguiti dei colpi di Stato militari che hanno prodotto una delegittimazione dell’Europa, con l’arrivo di nuovi attori”, in particolare Russia e Cina. Al contempo, l’Africa è un continente dalla demografia “esplosiva”: entro il 2050 ospiterà il 25% della popolazione globale, prevalentemente under 25, con ricadute in termini di opportunità che le nuove generazioni chiederanno e di pressione sulle risorse naturali.
Secondo il Fondo monetario internazionale, tra il 2000 e il 2017 l’Africa ha registrato una crescita media del 4,7%. Numeri che, evidenzia Petrelli, “l’Europa si sogna”, ma che tuttavia “non colmano disuguaglianze enormi tra città e aree interne tra e nei singoli Paesi. Circa 462 milioni di persone vivono in povertà estrema”. Senza dimenticare che “guerre, crisi climatiche e povertà causano 40 milioni di persone migranti forzati, di cui il 93% restano in Africa”.

AOI: “VALORIZZARE CAPITALE SOCIALE ‘MADE IN ITALY’ PRESENTE DA SECOLI”

Dati questi elementi, come si costruisce quindi la relazione con un mondo così complesso? “Valorizzando quell’enorme capitale sociale”, replica l’esperto, “fatto di religiosi – presenti in Africa da secoli – e laici – giunti a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso – impegnati nella cooperazione”. Attualmente la società civile italiana mobilita 1,3 miliardi di euro, di cui il 40% da fondi privati e il 60% da fondi istituzionali, di cui il 55% dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) e il 45% da finanziatori internazionali tra cui Ue e Onu. Ma oltre a ciò, “c’è un capitale di conoscenze, relazioni coi territori, competenze ed esperienze che vale la pena considerare”.
La seconda proposta consiste nel “creare tavoli di lavoro direttamente nei Paesi, una formula già adottata tante volte dalla cooperazione italiana in situazioni di emergenza”, puntando su quel “modello di cooperazione territoriale e decentrata che distingue l’Italia, e che sa mobilitare attori pubblici e privati, istituzioni ed enti locali, confindustrie, università, centri di eccellenza”.


“PIANO MATTEI, INCREMENTARE FONDI”

Silvia Stilli, della cabina di regia Piano Mattei per la rete delle ong italiane, evidenzia: “Il Piano Mattei non è in sé un progetto problematico. Può essere oltre che una sfida, una risorsa per potenziare l’Aiuto pubblico allo sviluppo italiano verso le 0,70 della ricchezza nazionale nel 2030″. Inoltre, continua l’esperta, “soddisfa una richiesta che da tempo giungeva dal mondo della solidarietà allo sviluppo: istituire un progetto di partenariato per l’Africa. Tuttavia presenta vari aspetti da migliorare”. Tra questi, Stilli suggerisce un maggior coinvolgimento di “regioni ed enti locali”, che nel nostro Paese costituiscono “attori fondamentali di cooperazione, con un tessuto di rapporti e un volume di risorse notevoli”. Inoltre sarebbe importante istituire tavoli di dialogo con “organizzazioni non governative ed esponenti delle società civile dei Paesi beneficiari, anche per tenere meglio il polso della situazione laddove le libertà fondamentali non sono sempre garantite”.
Stilli passa poi in rassegna il tema delle risorse: per il Piano Mattei sono stati indicati circa 5,5 miliardi di euro derivanti da due fondi già stanziati, di cui 3 miliardi dal Fondo clima e 2,5 miliardi dal Fondo per l’aiuto pubblico allo sviluppo: “Non ci sono fondi aggiuntivi” sottolinea l’esperta. “Non c’è quindi nessun un impegno maggiore per attuare questo progetto”, a cui si aggiunge un’ulteriore nodo: “Dal 2017 i fondi alla cooperazione internazionale non sono aumentati, al contrario sono stati in un certo modo ‘gonfiati’ perché si è deciso di conteggiare anche i programmi di accoglienza di migranti e richiedenti asilo nel nostro paese”.
Terzo aspetto critico: “Il Piano Mattei delinea le priorità di politica estera italiana che, se da un lato punta l’attenzione sull’Africa, d’altro canto lascia fuori Medio Oriente e America Latina”. Aree in cui l’Italia vanta una storica cooperazione e un patrimonio di esperienze e relazioni che “rischia di essere perduto in un momento storico in cui la situazione di quei paesi diventa sempre più conflittuale”. Sul piano degli equilibri geopolitici, poi, “l’Italia potrebbe perdere autorevolezza, lasciando l’ultima parola ad altri attori statali”.

CIDCI: “FOCUS SU MIGRAZIONI E SVILUPPO”

“Il piano Mattei è una buona notizia per l’Africa, una grande iniziativa da cogliere e far crescere”, che consentirà di “rafforzare la posizione geopolitica dell’Italia” afferma Ibrahim Kobena, del Coordinamento italiano delle diaspore per la cooperazione internazionale (Cidci). A lui il compito di rilanciare l’appello che il Coordinamento scandisce da quando il Piano Mattei è stato presentato: quello di includere anche tale organismo nella cabina di regia.
“Le comunità straniere- ricorda Kobena- sono un ponte coi Paesi per potenziare le opportunità di crescita, perché hanno relazioni nei territori e possono contribuire ad orientare gli ambiti su cui puntare”. Il rappresentante del Cidci chiede di tenere ben presente il legame tra “migrazione e sviluppo: i flussi migratori sono legati alla mancanza di opportunità economica”, pertanto un approccio efficace, secondo Kobena, è quello che consente di “bilanciare l’interesse economico ai bisogni locali, senza mai tralasciare gli obiettivi dell’Agenda di sviluppo Onu 2030”. Ne va anche, questa la tesi, del benessere della democrazia.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it


California Consumer Privacy Act (CCPA) Opt-Out IconLe tue preferenze relative alla privacy