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Dal Veneto a Rimini per un foruncolo: prima della giusta diagnosi gira 4 ospedali

Dopo 5 mesi nell'ospedale romagnolo riesce ad avere la terapia risolutiva a quella che era apparsa una puntura di insetto. Il racconto della disavventura sanitaria di una studentessa. "Dicevano che mi inventavo i sintomi"

Pubblicato:11-11-2024 11:33
Ultimo aggiornamento:11-11-2024 11:33
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pronto soccorso ospedale
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RIMINI – Un pellegrinaggio di cinque mesi tra 4 ospedali di due Regioni diverse per uno strano foruncolo diventato un vero e proprio “bubbone”. I professionisti sanitari non solo non ne sono venuti subito a capo, ma hanno anche minimizzato il problema di una 21 enne di Castelfranco veneto, in provincia di Treviso, studentessa universitaria a Rimini: “Mi dicevano che mi inventavo i sintomi”. A riportare la ‘disavventura’ della ragazza è il quotidiano ilGazzettino.it

LE TAPPE E LE DIAGNOSI

Inizia tutto lo scorso 12 aprile, con un primo passaggio al pronto soccorso dell’ospedale della città della studentessa, Castelfranco: si era infatti accorta di questo “strano foruncolo”. Di lì la prima diagnosi: una semplice puntura d’insetto. Ma la situazione non è migliorata, anzi: dieci giorni dopo, il 22 aprile, si trova a Rimini, dove studia, e va al pronto soccorso dell’ospedale Infermi della città. Questa volta le dicono che è un “ascesso” e la rimandano ad una visita specialistica dal dermatologo. Il 17 maggio il medico dell’Usl di Rimini le diagnostica un’infezione, “favo sottoascellare”. Ma il problema resta.
A fine luglio la studentessa torna in ospedale a Castelfranco “Questa volta mi parlano di idrosadenite ascellare”. Il problema non si rivolve ancora: a metà agosto si ritrova un ponfo sotto l’ascella, molto arrossato e dolente. Ma preferisce rivolgersi altrove: Il 16 va al pronto soccorso di Feltre, ma “dopo 4 ore di attesa ho deciso di tentare con Belluno”. Dove però la visita con una dottoressa si risolve nel peggiore dei modi: “Mi ha solo detto che avevo tanta immaginazione e che mi inventavo i sintomi”, riporta la ragazza. Per avere la diagnosi corretta, bisogna aspettare la fine di agosto, quando la ragazza torna a Rimini: dopo un semplice esame colturale e antibiogramma con un dermatologo specialista si scopre che si tratta di un’infezione da stafilococco aureo. E solo così può iniziare la terapia specifica.

L’USL VENETA: “PURTROPPO PUÒ CAPITARE”

Il quotidiano veneto riporta infine le dichiarazioni di Francesco Benazzi, direttore dell’Usl della Marca trevigiana: “Il problema vero, forse, è stato alla base, con il medico di famiglia – dice Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria- la giovane è stata poi visitata anche un dermatologo. Non c’è molto da dire se non che è una cosa che purtroppo può capitare”. “Per noi uno stafilococco aureo viene trattato come un codice bianco in pronto soccorso – aggiunge – forse era il caso di valutare meglio e fare un tampone, ma anche così per avere l’esito ci vuole qualche giorno”. Infine, “sarà mia cura analizzare il caso- conclude- e confrontarmi con il primario di Castelfranco chiedendo maggiore attenzione in futuro su situazioni di questo tipo”.


(foto di apertura di repertorio)

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