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“Si passavano la pistola come le figurine dei calciatori”: parla la madre di Renato Caiafa

Anna Elia al Mattino: "L'ho accompagnato io in Questura. Lo Stato per me è processi, forze dell’ordine, provvedimenti restrittivi. E ho sempre perso, con lo Stato"

Pubblicato:11-11-2024 10:35
Ultimo aggiornamento:11-11-2024 13:17

Caiafa Napoli Omicidio
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NAPOLI – Anna Elia dice che il figlio è “un bravo ragazzo”. Il figlio, Renato Caiafa, è il 19enne che ha sparato e ucciso (lui sostiene per un tragico errore) Arcangelo Correra nei vicoli di Napoli, alle 5 del mattino. Ma Anna Elia è anche la madre di Luigi Caiafa, che a 17 anni fu ucciso (la sera del 4 ottobre 2020), mentre faceva una rapina: gli agenti in borghese spararono quando lui estrasse una pistola giocattolo senza il tappo rosso. Era in compagnia di Ciro De Tommaso, 18 anni, figlio di Gennaro De Tommaso detto “Genny la carogna”, il celebre capo ultrà del Napoli arrestato poi per narcotraffico e oggi collaboratore di giustizia. Anna Elia è anche la vedova di Ciro Caiafa, che fu ammazzato in un agguato di camorra a casa sua.

La donna, intervistata dal Mattino, dice: “Lo Stato per me è processi, forze dell’ordine, provvedimenti restrittivi. E ho sempre perso con lo Stato, anche quando scoppiò il caso della rimozione del murale dedicato a mio figlio: lo hanno tolto, ok, lo Stato ha vinto, ma io vedo ancora tanti ragazzi armati in giro”.

E’ stata lei ad accompagnare il figlio in Questura, l’altra mattina. “Ci sono troppe armi in giro”, dice. Mio figlio ha compiuto da poco 19 anni, si arrangia a fare l’aiutante pizzaiolo. Quando lo chiamano, va a lavorare. Cinque anni fa ha perso suo fratello Luigi e il padre in pochi mesi. Mi ha detto che si stavano passando la pistola tra le mani come si passano le figurine dei calciatori e in quel momento è partito un colpo che ha centrato Arcangelo alla fronte. L’ho portato io in Questura. Poi Renato mi ha detto di andare da Antonella, la madre di Arcangelo e di spiegarle che era stato un tragico errore, che non voleva”.


“Chi possiede un’arma ha soldi, perché le pistole costano, e mio figlio non ne aveva di soldi. Lavorava a giornata in pizzeria, poi ci chiedeva dieci o venti euro per la benzina di tanto in tanto. Non poteva essere sua quell’arma. Sono madre di un ragazzo ucciso e vedova di un uomo morto ammazzato, non gliel’avrei mai consentito di custodire una pistola”.

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