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Paranoidi e complottisti aiutano il virus

Secondo lo studio dell'Università Statale di Milano, la falsa informazione contribuisce in maniera dieretta alla diffusione del Covid

Pubblicato:11-11-2020 17:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:13

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MILANO – Uno studio dell’Università Statale di Milano dimostra che la circolazione di notizie false da parte di soggetti cosiddetti paranoidi e complottisti, ossia nient’affatto inclini a fidarsi dell’autorità tanto da violarne indicazioni e norme, ha un effetto diretto sulla crescita della curva epidemiologica. Non solo, la diffusione di false informazioni annullerebbe quasi del tutto i vantaggi dati da una condizione di lockdown come quello che stiamo vivendo dal momento che l’azione scorretta di pochi ‘agenti’ è responsabile, da sola, di un aumento notevole dei casi.

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L’articolo, pubblicato su Applied Network Science, racconta la ricerca condotta da Giuseppe Primiero, docente della Statale e membro del gruppo di logica del dipartimento di Filosofia ‘Piero Martinetti’ dell’ateneo, con Lorenzo Prandi, laureato nello stesso dipartimento. “Si dice spesso- commenta Primiero- che le fake news hanno un effetto negativo. In questo studio abbiamo quantificato questo effetto nel contesto della crisi che stiamo vivendo. Il nostro modello simula una piccola popolazione, ma le sue caratteristiche demografiche, così come le politiche di controllo applicate, sono modulate su quelle reali italiane nel periodo della prima ondata di Covid-19. I nostri risultati indicano quanto sia pericoloso sottovalutare l’aspetto della comunicazione e dell’irrazionalità nello sforzo di sconfiggere la seconda ondata della pandemia”.


IL MODELLO SUL PRIMO LOCKDOWN

Il gruppo di ricerca ha messo a punto un modello di regole e comportamenti all’interno di una situazione di epidemia a tutti gli effetti simile a quella del primo lockdown (periodo febbraio-maggio 2020) sia per numero di contagi sia per caratteristiche del virus. Lo studio mostra, appunto, come l’infodemia (ossia la circolazione incontrollata di un eccesso di informazioni non verificate) aumenti la diffusione del virus, e più sono severe le misure applicate per limitare i contagi, più l’effetto della disinformazione diventa visibile sul numero dei contagiati. Il modello di controllo, spiegano gli studiosi, disegna uno scenario in cui il virus ha una diffusione del 100% in 35 giorni su una popolazione di 500 individui, con una mortalità dell’8%. Un lockdown totale in questo modello riduce la diffusione del 76% e la mortalità del 75%. La diffusione di falsa informazione annulla questi effetti positivi per il 96%, rilevano i ricercatori. In un lockdown parziale solo per studenti e anziani, nel quale restano invece libere di muoversi le categorie produttive, il tasso di contagio è ridotto del 20% rispetto allo scenario di controllo. Una volta aggiunta la diffusione di falsa informazione da parte di agenti scettici questo vantaggio scompare quasi del tutto, e scompare per il 55% nel caso di lockdown parziale in combinazione con politiche mirate di identificazione e isolamento dei contagiati.

L’AGGRAVANTE DELLA FALSA INFORMAZIONE

Inoltre, la misinformazione– intesa come falsa informazione diffusa senza coscienza che essa sia tale, per esempio per ignoranza dei fatti o pregiudizio- aumenta non solo il numero dei contagiati, ma anche la velocità della curva epidemiologica, generando una più difficile gestione del tracciamento dei contagi e della cura degli infetti. In un contesto di lockdown totale il modello mostra un tasso di mortalità al 1.2%, con una durata media di 104 giorni; nel modello con falsa informazione, la completa infezione della popolazione è raggiunta in 85 giorni, con un tasso di mortalità che torna quasi all’8%. Con un lockdown parziale per studenti ed anziani, l’infodemia accelera la diffusione del virus raggiungendo il picco di diffusione con dieci giorni di anticipo rispetto al modello di controllo (il lockdown totale senza disinformazione). Applicare deterrenti aggiuntivi per indurre le persone a rispettare le regole ha mitigato solo blandamente l’effetto della misinformazione: pochi agenti che si rifiutano di rispettare le regole sono responsabili di un aumento notevole dei contagi. “Questo suggerisce- concludono gli autori dello studio- che prevenire la diffusione di notizie false, piuttosto che rimediare ai loro effetti, potrebbe avere benefici maggiori”.

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