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Droga e corse clandestine di cavalli a Messina, 33 misure cautelari

Tra gli indagati anche un veterinario che somministrava farmaci ai cavalli per incrementarne le prestazioni

Pubblicato:11-11-2020 12:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:13

carabinieri
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PALERMO – Associazione mafiosa, corse clandestine di cavalli, scommesse clandestine su competizioni sportive non autorizzate, maltrattamento di animali, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, associazione finalizzata al traffico di droga e spaccio. Sono le accuse di cui dovranno rispondere, a vario titolo, i 33 indagati finiti nella rete dei carabinieri del Comando provinciale di Messina i quali, nella notte, hanno eseguito misure cautelari personali e reali emesse dal gip del tribunale.
L’operazione, denominata ‘Cesare’, è figlia di una indagine della direzione distrettuale antimafia di Messina e ha consentito di disarticolare un gruppo criminale facente capo alla famiglia mafiosa denominata ‘clan Galli’, individuando anche una rete di distribuzione della droga operante in vari quartieri della città. Il gruppo esercitava un controllo anche sul business delle scommesse illecite sulle corse clandestine di cavalli che avvenivano nel Messinese nel corso delle ore notturne lungo strade urbane ed extraurbane chiuse al traffico illecitamente da gruppi di giovani a bordo di scooter reclutati appositamente per consentire il passaggio indisturbato dei calesse trainati dai cavalli. Secondo gli investigatori il gruppo criminale “si rapportava” al clan Santapaola di Catania per regolare i rapporti e le controversie riguardanti le gare clandestine tra ‘scuderie’ messinesi e catanesi effettuate al confine tra le due province.

INDAGATO ANCHE UN VETERINARIO CHE SOMMINISTRAVA FARMACI AI CAVALLI

Tra gli indagati anche un veterinario che somministrava farmaci ai cavalli per incrementarne le prestazioni. L’operazione ha portato 18 persone in carcere e sei ai domiciliari, mentre per altri nove indagati è scattato l’obbligo di firma. Nel mirino degli inquirenti il clan Galli, che opera nel quartiere Giostra di Messina: alle indagini ha dato un contributo anche un collaboratore di giustizia, che ha consentito di individuare sette affiliati al gruppo contestando loro il reato di partecipazione ad associazione mafiosa.
L’inchiesta ha fatto emergere il ruolo di Giuseppe Irrera, commerciante di prodotti ortofrutticoli e genero del boss Luigi Galli che da anni si trova rinchiuso in carcere al regime di 41 bis. Irrera, che è tra i 18 indagati finiti in cella, sarebbe stato dedito all’organizzazione delle corse clandestine dei cavalli. Il suo negozio di frutta e verdura a Giostra è considerato dagli investigatori la “base operativa” del gruppo criminale: lì si tenevano le riunioni per organizzare le competizioni clandestine. Altri indagati si occupavano di accudire e preparare i cavalli sottoponendoli agli allenamenti e, grazie a un veterinario compiacente, drogandoli con dei farmaci che ne miglioravano le prestazioni. Altri si occupavano, invece, di raccogliere il denaro delle puntate da parte degli scommettitori e di pagare i vincitori. Irrera, inoltre, è indagato per trasferimento fraudolento di valori: avrebbe intestato “fittiziamente” a un prestanome una società immobiliare e le quote di una ditta titolare di una nota enoteca del centro di Messina. Le due società e i beni aziendali sono stati sequestrati: il valore complessivo è di due milioni di euro.

IL TRAFFICO DI DROGA

I reati legati al traffico di droga, invece, sono contestati a undici indagati. Secondo gli inquirenti esistevano due gruppi: il primo sarebbe stato capeggiato da Carlo Altavilla, finito in carcere, e sarebbe stato operativo a Giostra e a Santa Lucia Sopra Contesse, nella zona Sud della città, mentre il secondo avrebbe rifornito di droga i rioni Villaggio Aldisio e Fondo Fucile. Il gruppo guidato da Altavilla si riforniva di cocaina e marijuana in Calabria e in Campania: lo spaccio a Messina avveniva in un salone da barba. Il secondo gruppo, invece, spacciava hashish e marijuana. In quest’ambito è emerso il ruolo di una donna che utilizzava il figlio 12enne per le consegne della droga. Il ragazzino si trova ora in una comunità familiare per ordine del Tribunale per i minorenni di Messina.


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