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ROMA – “Quello che non vediamo né per la Striscia di Gaza né per il Libano è l’idea, l’orizzonte, ciò che emergerà da questo conflitto disastroso”. A parlare con l’agenzia Dire è Martin Griffiths, già sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari e coordinatore degli Aiuti di emergenza. L’occasione dell’intervista è un congresso sul tema a Roma, promosso al Museo Ara Pacis dall’organizzazione Intersos.
“Non vediamo quale sia la soluzione per la sicurezza di tutti gli Stati del Medio Oriente e per il ritorno della diplomazia e della mediazione” denuncia Griffiths, prossimo ad assumere nuovi incarichi a Ginevra, sempre in ambito internazionale. “Sono molto spaventato per ciò che sta accadendo in Libano” aggiunge l’ex sottosegretario generale, in riferimento ai raid di Israele che stanno colpendo anche quartieri residenziali di Beirut e provocando morti tra la popolazione civile.
Poi un cenno ai bombardamenti che anche oggi hanno interessato postazioni di Unifil, la missione di peacekeeping dell’Onu incaricata del rispetto della risoluzione 1701 lungo la cosiddetta “linea blu”. “Sono angosciato dagli attacchi ai peacekeeper delle Nazioni Unite” sottolinea Griffiths: “Sono sempre stati lì per l’unica ragione di aiutare i libanesi”.
Rispetto a Unifil, Griffiths sottolinea come sia stato importante che il Consiglio di sicurezza si sia riunito ieri. “Non basta però angosciarsi, bisogna agire” l’appello dell’ex sottosegretario generale: “I Paesi membri dell’organismo dovrebbero usare tutte le leve e il potere che hanno a disposizione perché questi attacchi finiscano”. Una necessità per l’intera comunità internazionale, secondo Griffiths. “Unifil è finanziata dagli Stati membri, Italia compresa”, sottolinea l’ex sottosegretario generale, “e Israele non ha alcuna ragione per attaccarla”.
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