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ROMA – Le verità di Piero Marrazzo. Il famoso giornalista Rai, ex Presidente della Regione Lazio, “vittima” (lo sancì la Cassazione) di uno scandalo scoppiato dopo un’imboscata di alcuni carabinieri infedeli della Compagnia di Roma Trionfale. Fu beccato in compagnia di una prostituta transessuale. Le racconta in un libro, e ne parla al Corriere della Sera.
“La macchina mediatica, ne conosco bene le regole, mi mise nell’angolo. Mi ero occupato di Sanità e Rifiuti, che chi tocca muore, e mai un sospetto, tanto meno un’inchiesta. Ma per quella esposizione mi chiesero di farmi da parte. Replicai: ma un partito non è un tribunale!”.
“Per la vergogna non avevo messo in sicurezza le mie figlie e mia moglie Roberta- Sono certo che, se avessi frequentato una prostituta donna, l’impatto sarebbe stato enormemente minore. Poi sì, tutti vanno ai Pride”.
“Io, come si usa dire, stavo ai piedi di Cristo. Nei quattro mesi che vanno da via Gradoli all’esplosione dello scandalo ero come scisso. Deciso in politica, giravo il mondo come presidente del Lazio. Muto, solo e schiacciato dalla vergogna nella vicenda personale. Mai ho pensato al suicidio. C’era piuttosto una narrazione che pareva voler spingere al suicidio”.
“E’ frequente l’uso della sessualità per colpire gli altri. E che dalla corruzione, che mai mi ha riguardato, si esce. La sessualità invece”.
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