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Unicef: “Dodici milioni di spose bambine ogni anno, e il Covid rischia di aggravare la situazione”

L’Unicef celebra la Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze secondo il tema “My voice, our equal future“, ricordando l’importanza dell’uguaglianza di genere e di garantire uguali opportunità a ogni bambina e ragazza

Pubblicato:11-10-2020 10:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:02
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ROMA – L’Unicef celebra la Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze secondo il tema “My voice, our equal future“, ricordando l’importanza dell’uguaglianza di genere e di garantire uguali opportunità a ogni bambina e ragazza. “Dal 1995, la percentuale di giovani donne sposate da ragazze è diminuita globalmente da 1 su 4 a circa 1 su 5. Tuttavia, circa 12 milioni di ragazze si sposano ogni anno da bambine, 33.000 ogni giorno. La pandemia di Covid-19 rischia di aggravare questa situazione: 4 milioni di ragazze in più potrebbero essere a rischio di matrimonio precoce“, ha dichiarato Francesco Samengo, Presidente dell’Unicef Italia. “Per questo nel lottare contro questa pandemia, dobbiamo sfruttare l’opportunità di reimmaginare un mondo ispirato dalle bambine e dalle ragazze e di migliorare innanzitutto i sistemi scolastici per affrontare la violenza contro bambine e ragazze dentro e fuori le classi e sulle piattaforme digitali”, ha aggiunto.

L’Unicef riferisce che 13 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni hanno subito uno stupro nella loro vita. Tra i 31 Paesi con dati di prevalenza a livello nazionale, la pratica delle mutilazioni genitali femminili è diminuita dal 47% di 25 anni fa al 34% di oggi. Ma i progressi sono ancora troppo lenti. Il rischio di violenza è alto anche per le bambine e adolescenti migranti e rifugiate, in particolare per coloro che affrontano la rotta del Mediterraneo centrale sole. Globalmente si è assistito a un aumento nel numero di bambine e ragazze non accompagnate che si spostano, spesso viaggiando attraverso rotte migratorie notoriamente pericolose, anche verso l’Europa. Eppure, sono tra le persone più ‘invisibili’ nella risposta europea per migranti e rifugiati, perché spesso nascoste all’interno di altre famiglie o gruppi, o che si identificano come maggiorenni. Date le difficoltà nell’identificazione, i casi risultano sottostimati dalle statistiche ufficiali.


Secondo i dati Unicef 2 ragazze su 3 in età da scuola secondaria sono iscritte oggi rispetto a 1 su 2 nel 1998. In almeno 20 paesi difficilmente una giovane donna povera e che vive in aree rurali completa la scuola secondaria superiore. Quasi 1 ragazza su 4 di età compresa tra i 15 e i 19 anni non ha un’occupazione, né è scritta a percorsi di istruzione o formazione, rispetto a 1 ragazzo su 10 della stessa età.  Circa 335 milioni di ragazze frequentano le scuole primarie e secondarie senza le strutture essenziali per l’igiene mestruale. E anche quando esistono strutture igienico-sanitarie monosessuali, l’accessibilità e l’inclusione per le ragazze con disabilità non sono garantite. Un programma dell’Oms/Unicef ha riscontrato che nelle scuole con servizi igienici migliorati a El Salvador, Fiji, Tajikistan, Repubblica Unita di Tanzania e Yemen, solo 1 su 10 aveva strutture accessibili. Le ragazze devono affrontare enormi divari per ricevere l’istruzione e le competenze di cui hanno bisogno per competere in una forza lavoro in rapido cambiamento. I ruoli e gli stereotipi di genere sono comportamenti appresi che si consolidano durante l’adolescenza e influenzano il tipo di lavoro intrapreso. A livello globale, la percentuale di donne laureate in Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica (Stem) è inferiore al 15% in oltre due terzi dei paesi. E anche nei Paesi a reddito medio e superiore, solo il 14% delle ragazze con i migliori risultati in scienze o matematica si aspetta di lavorare in scienze e ingegneria, rispetto al 26% dei ragazzi con i migliori risultati. Inoltre, in ambienti ad alta prevalenza di Hiv, ogni anno trascorso a scuola riduce del 6-12% il rischio di contrarre l’Hiv di una ragazza. Ogni giorno, 350 ragazze adolescenti sono contagiate dall’Hiv, la maggior parte nell’Africa subsahariana, dove il numero di nuovi contagi tra le ragazze è circa 3 volte maggiore rispetto ai loro coetanei maschi. 

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