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Boeri: “Se cambia legge Fornero ci saranno 100 mld in più di debito”

Il presidente dell'Inps: "A rischio le giovani generazioni"

Pubblicato:11-10-2018 08:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:39

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ROMA – Introdurre quota 100 con un minimo di 62 anni di età e 38 di contributi, come nelle intenzioni del governo, insieme allo stop all’indicizzazione alla speranza di vita comporta “incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future nell’ordine di 100 miliardi“. Lo dice il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione alla Camera in commissione Lavoro. E osserva: “Non possiamo esimerci dal lanciare un campanello d’allarme“.

Più in generale Boeri nota che “il nostro sistema previdenziale si regge su equilibri molto delicati. Il patto intergenerazionale di cui l’Inps è garante deve essere finanziariamente sostenibile e percepito come equo da chi lo alimenta versando i contributi”.

“PENSIONI A RISCHIO, NON BASTANO 2 GIOVANI PER PAGARNE UNA”

Con il progetto del governo di quota 100 per accedere alla pensione e lo stop all’adeguamento della speranza di vita “il sistema previdenziale è a rischio“, dice il presidente dell’Inps, Tito Boeri. Non basterebbe, osserva, neanche “una sostituzione di uno a uno” tra chi va in pensione e chi inizia a lavorare per la differenza di entità tra primo stipendio e pensione: “Non bastano due giovani per pagare la pensione di uno che esce”, avverte Boeri.


“RITORNO DI QUOTA 100 PREMIA GLI UOMINI”

“Il ripristino di quota 100 premia quasi in 9 casi su 10 gli uomini, quasi in un caso su tre persone che hanno un trattamento pensionistico superiore a quello medio degli italiani (e un reddito potenzialmente ancora più alto, se integrato da altre fonti di reddito)”, afferma Boeri osservando che “si tratta nel 40% dei casi di dipendenti pubblici che, in un caso su 5, hanno trattamenti superiori ai 35.000 euro all’anno (in più di un caso su 10, superiore ai 40.000 euro)”.

“CON TAGLIO ALLE ALTE E QUOTA 100 DONNE BEFFATE”

“Se mettiamo insieme l’operazione di intervento sulle pensioni in essere e quella sulle quote più il mancato adeguamento alla speranza di vita vediamo che il profilo distributivo di quest’operazione è a vantaggio degli uomini, con redditi medio alti e dei lavoratori del settore pubblico e penalizza fortemente le donne”, sottolinea Boeri, a margine dell’audizione alla Camera in commissione Lavoro. E spiega: “Le donne si vedono da una parte tradite perché sono veramente poche quelle che potranno accedere a queste forme di pensionamento, poi sono beffate perché con opzione donna sono state convinte ad accettare una riduzione della loro pensione e ora vedono gli uomini andare in pensione con le pensioni piene. Quindi questi aspetti- avverte- credo che vadano presi in attenta considerazione, il Parlamento è informato”.

“TAGLIARE PENSIONI D’ORO? RISPARMI PER MENO DI 150 MLN”

Il disegno di legge sul taglio alle pensioni d’oro “potrebbe portare ad una riduzione della spesa pensionistica inferiore ai 150 milioni l’anno“, dice Boeri, in audizione alla Camera in commissione Lavoro. “Si raggiungerebbe questa cifra- spiega – solo se le soglie oltre le quali operare la correzione attuariale fossero determinate con riferimento al reddito pensionistico complessivo anziché all’importo della singola pensione e se nell’operazione venisse incluso il cumulo delle diverse pensioni”.

Queste modifiche, ossserva Boeri, “migliorerebbero il profilo distributivo dell’operazione. Le correzioni attuariali intervengono su di una platea ristretta (meno di 30.000 persone) e operano, in tre casi su quattro, sulle pensioni di anzianità in essere. Nel 95% dei casi si tratta di uomini. La quota di ex-lavoratori pubblici è superiore a quella dei lavoratori privati sebbene gli ex-pubblici dipendenti rappresentino solo il 18% dei pensionati italiani. La riduzione massima applicata è del 23%, mentre la riduzione media è pari all’8%”, conclude.

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