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NAIROBI – Il Kenya investe nei bambini: lo fa con un programma di mense scolastiche che promette di garantire pasti quotidiani a quattro milioni di alunni. L’iniziativa è partita qualche giorno fa, il 28 agosto, quando la campanella è tornata a suonare dopo la pausa estiva. E subito ha conquistato attenzione internazionale, con donazioni da più Paesi, da ultimo la Francia: la ministra per lo Sviluppo Chrysoula Zacharopoulou ha annunciato uno stanziamento da un milione di euro per pagare i pasti di 25mila bambini e ragazzi di età compresa fra i tre e i 16 anni. I fondi keniani sono molti di più. Il presidente William Ruto ha messo a disposizione cinque miliardi di scellini, quasi 32 milioni di euro, con la promessa di “eliminare la vergogna della fame”.
Un ruolo chiave lo avrà un’organizzazione non governativa locale, Food4Education, in italiano “cibo per l’istruzione”. E alla base dell’iniziativa delle mense c’è proprio l’idea che avere le energie giuste sia la premessa per poter apprendere.
La ricetta? Dieci nuove “mega-cucine”, con al lavoro 3.500 persone, forni a vapore e bricchette ecologiche, che preparano riso, fagioli, verdure e piatti nutrienti a partire da prodotti di contadini locali. Il risultato, per ora a Nairobi, grazie a un’intesa tra Food4Education e la contea della capitale, sono 400mila pranzi per 225 scuole e centri di prima infanzia.
Stando all’ong Save the Children, in Kenya almeno un bambino su quattro è condizionato nella crescita da problemi di malnutrizione. Suzanne Silantoi, amministratrice della contea di Nairobi, ha riferito che lo scorso anno colloqui con i genitori degli studenti hanno rivelato che molti alunni vanno a scuola senza portare con sé il pranzo e dunque in condizioni non buone per l’apprendimento. Secondo la dirigente, un’alimentazione insufficiente o inadeguata ostacola anche la stessa frequenza scolastica.
Questa consapevolezza ha incrociato l’attivismo sociale di realtà come Food4Education. L’ong è nata nel 2012 dall’idea di Wawira Njiru, una nutrizionista originaria di una cittadina alle porte di Nairobi. In alcune interviste ha raccontato di come abbia iniziato a lavorare in una cucina improvvisata, servendo il pranzo a 25 bambini della scuola elementare di zona. “Ho cominciato a crederci ai tempi dell’università, che ho frequentato in Australia” ricorda Njiru. “Ho raccolto 250 dollari grazie al fundraising, abbastanza per comprare una nuova cucina e far partire il programma”.
Negli anni la proposta si è arricchita, sia sul piano alimentare che su quello tecnologico. Dal 28 agosto nelle scuole di Nairobi i bambini portano al polso un braccialetto che si chiama “Tap2Eat”, “tocca per mangiare”: è collegato a un portafoglio digitale utilizzato dai genitori per pagare una quota del pranzo, circa 15 scellini, l’equivalente di 10 centesimi di euro. Il costo di un anno di pasti per un alunno? Novecentocinquantacinque scellini, poco più di sei euro.
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