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Usa, l’attivista: “Leonard Peltier simbolo della lotta dei nativi, sia liberato”

Nel giorno del 78esimo compleanno, l'intervista a Andrea De Lotto di Comitato Italia

Pubblicato:11-09-2022 14:30
Ultimo aggiornamento:11-09-2022 14:30

Leonard-Peltier
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ROMA – “Leonard Peltier compie lunedì 78 anni, di cui 46 trascorsi dietro le sbarre, quindi noi ci battiamo affinché possa essere liberato e trascorrere almeno gli ultimi anni a casa sua, circondato dall’affetto dei suoi cari”. Andrea De Lotto è membro del Comitato di solidarietà con Leonard Peltier di Milano, in collaborazione col Centro per la pace di Viterbo. L’agenzia Dire lo contatta alla vigilia del compleanno dell’attivista nativo condannato a due ergastoli nel 1977 con l‘accusa di complicità nella morte di due agenti dell’Fbi nel corso di una sparatoria nel 1975, nella riserva indiana di Pine Ridge, nel Dakota del sud.

Un processo controverso, rispetto al quale “gli stessi giudici negli anni presero le distanze, ammettendo di aver emesso la condanna senza prove e che sussisteva la legittima difesa“, ricorda De Lotto, che osserva: “Si sono così aggiunti al coro delle migliaia di persone che da ogni angolo del mondo in quasi cinque decenni hanno chiesto la grazia al presidente degli Stati Uniti. Tra queste, anche personalità del calibro di Nelson Mandela, Mikhail Gorbachev e Madre Teresa“.

Ultimo tra tutti in linea temporale fu il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, scomparso a gennaio, che si rivolgeva a Joe Biden “proprio un anno fa di questi tempi. Ciò dimostra che negli anni, e nelle moltissime campagne che si sono susseguite, sia il parlamento europeo che le istituzioni italiane si sono espresse per il suo rilascio”.


L’intervista giunge anche a pochi giorni dall’arrivo in Europa di una delegazione dell’International Leonard Peltier Defense Committee (Ilpdc), un organismo che lavora a stretto contatto con gli avvocati di Peltier, che versa in condizioni di salute precarie in un carcere della Florida, a quasi 2mila chilometri dal Dacota del sud. L’Ilpdc sostiene anche le battaglie di altri attivisti per i diritti sociali e ambientali e dei popoli nativi, nonché la riforma del sistema carcerario statunitense.

De Lotto continua: “Faranno tappa alla sede delle Nazioni Unite a Ginevra e poi in Francia, Germania, Grecia e anche Italia tra il 30 settembre e il 6 ottobre dove, partendo dalla Val di Susa, toccheranno Torino, Milano e Roma. Ci saranno principalmente delegate donne e di origine nativa per raccontare qual è la situazione di queste comunità negli Usa”.

Lo stesso Peltier era un membro molto attivo dell’American Indian Movement, un’organizzazione fondata nel 1968 per ottenere il rispetto delle terre e delle risorse dei popoli originari da parte delle istituzioni. “Il processo Peltier- prosegue l’esponente del Comitato in Italia- è stato visto da molti come un modo per tagliare le gambe a quel movimento nonché al Black Panther”, partito che dal 1966 lottò per i diritti degli afroamericani e dei lavoratori, ndr. La sua condanna secondo De Lotto inferse un duro colpo alla forza di questi movimenti: “Riteniamo che la stessa Fbi si opponga al suo rilascio: nel 2001, prima di lasciare l’incarico, Bill Clinton avrebbe rinunciato all’ultimo momento a siglare la grazia dopo che centinaia di agenti inscenarono una protesta davanti la Casa Bianca” ricorda De Lotto, citando un fatto che trova conferma sulla stampa americana, tra cui l’emittente Cnn. “Serviva un capro espiatorio, ma a noi sembra una vendetta e non smetteremo mai di chiedere la liberazione di Peltier” conclude.

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