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Mattarella ai ragazzi del carcere minorile: “Detenzione come una cicatrice: col tempo scompare”

Il Capo dello Stato in visita all'istituto di Nisida a Napoli: "Non solo nei film chi esce dal carcere si reinserisce con successo nella vita"

Pubblicato:11-09-2021 16:00
Ultimo aggiornamento:11-09-2021 16:06

mattarella nisida
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ROMA – “Ogni comunità in cui si vive insieme ha delle regole. Nel nostro Paese, come in tutti gli Stati queste regole sono le leggi. Le leggi un tempo erano decise dal sovrano, dal re o dai nobili nel loro territorio. Adesso decide il Parlamento eletto dai cittadini e quindi sono regole scelte dalla maggioranza dei cittadini. La violazione di queste regole crea una rottura nel patto sociale di osservare le regole per vivere insieme, e la collettività reagisce in maniera graduata a seconda del tipo di violazione, della gravità della violazione”. Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella rispondendo alle domande dei ragazzi dell’istituto penale per i minorenni di Nisida a Napoli nel corso della sua visita insieme alla ministra della Giustizia Marta Cartabia. In particolare, Mattarella risponde alla domanda ‘come mai i detenuti devono essere etichettati a vita anche se hanno dato prova concreta di adesione al programma di riabilitazione prevista dall’articolo 27 della Costituzione?’.


“È vero – prosegue il Capo dello Stato – che la detenzione rimane come traccia nel casellario giudiziario, non nei documenti, nel casellario. Però questo non va sopravvalutato e non può diventare in alcun caso una sorta di marchio che rimane, preclude o fa emarginare. Faccio un esempio un po’ banale. Quella frattura, quella violazione di regole, è un po’ come quando ci si ferisce: l’organismo reagisce per chiudere una ferita. Quasi tutti abbiamo delle cicatrici – continua Mattarella – io ne ho una che mi sono procurato quando avevo tre anni, sono caduto dalle scale. Ricordo ancora il dolore dell’intervento che mi hanno fatto per mettere dei punti e a distanza di tanti decenni non ci faccio più caso e nessuno ci fa caso, anche perché col tempo la cicatrice va scomparendo. Ecco, questo è la detenzione: una cicatrice che nel corso del tempo scompare e non va considerata più perché non è la caratteristica della persona”.


Per questo, secondo il presidente della Repubblica, “è importante, al di là della permanenza nel casellario giudiziario della traccia della detenzione, che questo non sia in alcun caso motivo di emarginazione, di accantonamento, di preclusione. Vi sono tante persone che hanno avuto esperienze di detenzione e sono pienamente inserite con successo anche nella vita. Non è soltanto nei film che questo avviene, avviene nella realtà anche nel nostro Paese”.



“Quello che è importante – ed è il dovere dello Stato, e sono qui per riaffermarlo, aggiunge Mattarella – è che questo non si tramuti in alcun caso in una sorta di macchia indelebile, perché non è così, è una cicatrice che scompare, perché lo Stato ha il dovere di agevolare il reinserimento, il protagonismo nella vita sociale. Ciascuno di noi, ciascuno di voi, ha un’esperienza umana non ripetibile che può contribuire in maniera preziosa, importante nella vita di tutti. Questa prospettiva – osserva il Capo dello Stato – va garantita, e va garantita però non a parole, va garantita nei comportamenti dell’ordinamento con i suoi interventi, le sue regole, le sue procedure, le sue iniziative, e con il comportamento sociale delle altre persone, con la fiducia – poc’anzi la ministra Cartabia parlava di speranza -, ripeto anch’io con la speranza e la fiducia che occorre avere e sviluppare in maniera particolarmente forte”.


Questo, prosegue il presidente della Repubblica, “mi sento di rispondere a questa domanda così interessante, partendo – ripeto – dal valore di ciascuna persona. Grazie per avermela fatta. Quel che ho detto non può limitarsi naturalmente alle parole del presidente della Repubblica, deve essere tradotto in concreta realtà, in comportamenti reali nella vita sociale. Poc’anzi ho visto, insieme alla ministra, alcuni laboratori in cui siete impegnati. Sono rimasto ammirato dalla qualità dei risultati che consente una proiezione di ottimismo, di fiducia per il protagonismo sociale nel futuro. Io mi permetto di incoraggiarvi a sviluppare molto questo, per garantirvi un futuro che sia costruttivo e protagonista nella vita sociale”.


Ho visto alcuni disegni, sulle mura, di gabbiani che volano liberi sopra il mare. Sono tutte immagini che ho ritrovato anche in qualche disegno di ceramica, che sono il vostro futuro in cui spiegare le vostre capacità di protagonismo sociale dell’avvenire. Vi faccio per questo molti auguri, ragazzi, molti davvero, ripetendovi l’apprezzamento per quello che ho visto nell’impegno che spiegate nei laboratori. Auguri ragazzi, davvero con molta intensità e con grande fiducia nei vostri confronti”, conclude Mattarella.

CARTABIA: “RAGAZZI, VI ASPETTIAMO”

“Sono onoratissima di accogliere a Nisida il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che desidero ringraziare per la sensibilità e l’attenzione, che – ancora una volta – dimostra verso il mondo del carcere. Lo ringrazio, soprattutto, per aver scelto di visitare un istituto penale per minorenni e di incontrare personalmente qui i più giovani, che sono il futuro del nostro Paese. Non sempre è facile da un istituto di pena, credere in un oltre. Ma qui si deve e si può“. Lo dice la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, nel porgere i saluti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita all’Istituto penale per i minorenni di Nisida.


“Si deve – prosegue la Guardasigilli – perché credo fermamente che un dovere imperativo delle istituzioni penitenziarie sia infondere e diffondere speranza a tutte le persone detenute. Specie nei più giovani. La speranza di ciascuno di voi è speranza per l’intera società. Si può: perché questo è un istituto di detenzione speciale, dove l’orizzonte non è interrotto dalle sbarre alle finestre, ma si proietta in tutta la sua ampiezza verso spazi sconfinati. Un luogo che è anche un immagine del lavoro che qui si svolge, a partire dalla preziosa opera del direttore Gianluca Guida che ho avuto modo di conoscere qualche anno fa, in occasione del viaggio di alcuni giudici costituzionali nelle carceri e del viaggio che portò poi alcuni di voi a Roma in visita alla Corte costituzionale”.


“A volte l’orizzonte sterminato – sottolinea Cartabia – non basta per intraprendere un nuovo viaggio. A volte, l’ampiezza dell’orizzonte non è un invito, ma può far paura, può bloccare, può impedire lo slancio. Presidente, la sua presenza oggi qui è per i nostri ragazzi come una mano tesa che infonde fiducia. Una mano tesa è ciò che rassicura quando bisogna fare un passo verso un percorso ignoto. Una mano tesa è il punto di appoggio che aiuta a trovare il proprio equilibrio di fronte alle vertigini della vita. Una mano tesa è un gesto che dice: mi interessi, mi sono accorto che sei in difficoltà, ho a cuore proprio te”.


“Di questo dono – prosegue ancora Cartabia rivolta a Mattarella – La ringrazio, ancora, a nome dell’intera amministrazione penitenziaria e del ministero della Giustizia. Attraverso la Sua mano tesa, Presidente, tutta la Repubblica si mette in attesa di ciascuno di voi ragazzi, perché ciascuno possa librare il suo slancio verso un nuovo orizzonte, bello come bello è questo mare. E a ciascuno di voi ragazzi, dico: vi aspettiamo”, conclude la Guardasigilli.

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