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Rientro a scuola, i pediatri: “Con sintomi serve tampone e certificato”

È il monito lanciato da Rino Agostiniani, vicepresidente della Società italiana di Pediatria (Sip)

Pubblicato:11-09-2020 13:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:52
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https://youtu.be/39abEmuTtrsROMA – “Clinicamente è molto difficile distinguere una forma influenzale dei bambini da una patologia da Coronavirus. Per avere una certezza bisogna fare il tampone. Le normative dell’Istituto superiore di Sanità delineano una serie di sintomi che vengono considerati compatibili con la malattia Covid-19. Per il bambino ci sono anche sintomi banali come il raffreddore, e il pediatra può decidere di inserirlo in un percorso che prevede l’esecuzione del tampone. In questo caso, per la riammissione a scuola, sarà necessaria la certificazione della negatività dello stesso”. È il monito lanciato da Rino Agostiniani, vicepresidente della Società italiana di Pediatria (Sip), nel corso della diretta Facebook dal titolo ‘Covid-19, le risposte degli specialisti in vista del rientro a scuola’.
“Per questo motivo- continua Agostiniani- servono test più rapidi, altrimenti il nostro sistema non riuscirà a reggere, perchè ci sarà un numero esagerato di richieste dei tamponi che non consentirà di avere risposte brevi”. Il pediatra spiega anche che, per preparare i propri figli al ritorno in classe, “non servono integratori o immunostimolanti. Importante invece- prosegue Agostiniani- è il vaccino antinfluenzale, soprattutto per le categorie di bambini che vivono una situazione di fragilità con malattie croniche, cardiopatie, diabete e asma grave. Queste categorie sono inserite nei gruppi in cui la vaccinazione è fortemente raccomandata e fornita gratuitamente. Ammalarsi contemporaneamente di influenza e Covid-19 può rappresentare un fattore di rischio rilevante. Nei casi di asma grave, il virus che mi mette preoccupazione è l’influenza, perchè non ci sono dati in letteratura che evidenziano complicanze particolari con il Coronavirus”.
Durante la diretta Facebook sono state rivolte molte domande al vicepresidente Sip. Una mamma, in particolare, ha chiesto se poteva organizzare la festa di compleanno del proprio figlio con i compagni di classe. Agostiniani ha risposto che “nella vita ci vuole buonsenso e spero che la maggior parte dei genitori ce l’abbia. Nel momento in cui si parla di distanziamento fisico, mascherine e igiene delle mani, è chiaro che- sottolinea il pediatra- le situazioni di assembramento sono da evitare”. In merito alla diffusione del virus in ambienti chiusi l’esperto consiglia di “aerare spesso le classi e, dove è possibile, eseguire la didattica all’aperto. Per i più piccoli, in questa stagione- conclude- è giusto stare nel cortile o nel giardino della scuola”.

NO ANGOSCE, PRONTI A TRATTARE INFEZIONI


Dobbiamo essere sereni e guardare l’aspetto positivo della scolarizzazione senza essere angosciati da una possibile infezione. Nel peggiore degli scenari siamo comunque già pronti a identificare i casi e a prendere le dovute misure”. Sono parole di rassicurazione quelle che Annamaria Staiano, vicepresidente della Società italiana di pediatria (Sip), utilizza nel corso della diretta facebook ‘Covid-19, le risposte degli specialisti in vista del rientro a scuola‘. Un appuntamento in diretta facebook con Rino Agostiniani, altro vicepresidente Sip, per rispondere a tutti i più comuni dubbi dei genitori.

Tra le perplessità delle famiglie c’è innanzitutto l’iscrizione al nido per i più piccoli

“E’ consigliabile- dice Staiano- perché favorisce la socializzazione del bambino e stimola, anche i più piccoli, all’acquisizione delle varie tappe dello sviluppo psicomotorio. La scuola è un momento importante, sociale, di crescita”. La pediatra sottolinea come l’emergenza Covid “non debba scoraggiare le famiglie”, l’importante è “che siano adottate tutte le misure di prevenzione”, precisa.


Organizzazione degli spazi, sanificazione, distanziamento, le regole da mettere in atto

“Per i bambini del nido ci sono delle disposizioni che incoraggiano ad avere un solo insegnante per piccoli gruppi- spiega la vicepresidente Sip- si deve poi cercare di far utilizzare ai bambini un certo numero riconosciuto di giocattoli. In questo modo, in caso di un bimbo infetto, si possono identificare non solo l’insegnante e i bambini con cui è stato in contatto, ma anche i giochi che ha utilizzato. Sappiamo che l’infezione da Covid in età pediatrica è molto più rara- precisa Staiano- ciononostante le disposizioni attuali ci suggeriscono di utilizzare tutte le norme di prevenzione”.

Uno dei dubbi più martellanti per i genitori è come riuscire a distinguere tra influenza e Covid

“I sintomi sono per gran parte sovrapponibili- evidenzia la pediatra- ma in assenza di contatti certi con soggetti positivi, tutti i bambini vanno gestiti come affetti da una normale influenza perché è molto più frequente l’influenza rispetto all’infezione da Covid- chiarisce Staiano- Pertanto i bambini con temperatura superiore ai 37.5 gradi devono rimanere a casa e trattati. Se la temperatura supera i 38 gradi bisogna distinguere se ci sono altri sintomi oltre la febbre, oppure il bambino va trattato con i comuni antifebbrili“. La vicepresidente Sip ci tiene poi a precisare che, di fronte alla paura di eventuali infezioni da Covid, sia importante “evitare terapie fai da te come la somministrazione di antibiotici. Con una temperatura persistente al di sopra dei 38.5- precisa- si fa riferimento al pediatra curante”.

Quando riportare il bambino a scuola

“In età pediatrica è importante riconsiderare la convalescenza- dice l’esperta- Oggi la mamma che lavora dà meno peso a questa fase dell’episodio febbrile, che riguarda il giorno dopo la scomparsa della febbre. Molto spesso i bambini vengono immediatamente rimandati in classe. Invece- conclude la vicepresidente Sip- bisogna essere più prudenti e lasciare il bambino a casa per qualche giorno. Poi osservare se dopo la febbre possano comparire sintomi più specifci come potrebbe essere una variazione del sapore, dell’olfatto, che sono sintomi tipici dell’infezione da Covid, ma molto meno presenti in età pediatrica”.

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