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Emergenza in pediatria, a Latina i ‘Games’ per imparare procedure omogenee

A Latina la terza edizione Pediatric Simulation Games. E quest'anno ci sono anche sei università straniere

Pubblicato:11-09-2019 17:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:41

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https://www.youtube.com/watch?v=8tKlx8Fce6s&feature=youtu.be

ROMA – I Pediatric simulation games, le Olimpiadi dell’emergenza pediatrica in corso a Latina, si concluderanno con la finalissima di sabato 14 settembre. In gara 34 squadre di specializzazione di pediatria italiane si confronteranno anche con 6 università straniere. A spiegare all’agenzia Dire l’obiettivo e le novità della competizione, giunta alla sua terza edizione, è Riccardo Lubrano, professore di Pediatria dell’Università La Sapienza, presidente della Società italiana di medicina emergenza urgenza pediatrica (Simeup), nonché fondatore dei Pediatric Simulation Games. “L’importante non è vincere, ma imparare i corretti comportamenti nell’emergenza pediatrica. Il vantaggio per tutti i pediatri italiani, nel tempo, è lavorare e pensare nello stesso modo. Questi giochi- afferma il presidente della Simeup- stanno creando paradossalmente una didattica più omogenea in tutto il territorio italiano”.

Lubrano ci aveva già provato portando alla Sapienza una formazione supportata dalla simulazione. “Da qui è partita l’idea di creare questi giochi, perché uniformare il modo di insegnare non è una cosa scontata e non avviene nelle altre materie. I ragazzi cominciano mesi prima a prepararsi autonomamente per poter partecipare a questa olimpiade- fa sapere il professore- e ogni anno aumenta il livello di preparazione. Adesso cominciamo a raccogliere i frutti di questo lavoro poiché troviamo comportamenti omogenei in tutti i Pronto soccorso pediatrici d’Italia senza differenza tra Nord e Sud”.


Uniformare la formazione aiuterà a mettere allo stesso livello le strutture e le attrezzature in dotazione ai vari presidi. “Si creerà una ‘omogenizzazione del fare’- precisa Lubrano- e quindi delle procedure su tutto il territorio nazionale. Il contatto con i Paesi europei contribuirà poi all’evoluzione della stessa Pediatria. Alla fine di ogni torneo non interessa quale squadra vince, i ragazzi in gara non conoscono nemmeno le graduatorie perché lo scopo è imparare e non sapere chi vince”.

La novità importante nel 2019 è il confronto con i paesi stranieri, in particolare con la Francia e la Spagna. “Non a caso quest’anno metteremo a confronto le linee guida italiane con quelle dei francesi e degli spagnoli. Vedremo come approcceranno uno stesso caso clinico le varie equipe italiane e straniere. Nel corso di questa 4 giorni le squadre diventeranno miste- spiega il fondatore dei giochi- cioè persone di università e paesi diversi saranno riunite nello stesso team e dovranno trovare un’unica via di lavoro”.

Nel 2020 i giochi voleranno a Città del Messico. “Stiamo organizzando questo incontro internazionale, in cui tra le 8 migliori squadre del 2019 saranno selezionate 8 persone a rappresentare l’Italia e inviate ai giochi mondiali”. Si tratta di un processo di autovalutazione, aspetto importante nel lavoro del pediatra d’emergenza. “Aiuta capire cosa fare davanti a un caso e quando dover chiedere l’aiuto di altri. Un vero e proprio momento di crescita- aggiunge il pediatra- che produrrà come risultato finale una squadra nazionale composta da elementi provenienti dalle varie università italiane”.

Alla base di tutto c’è quindi la necessità di migliorare la formazione in ambito pediatrico, soprattutto quella d’urgenza. “Se non c’è una formazione seria non ci potrà essere un avanzamento tecnico e non cambieranno mai i nostri ospedali. Non può esserci una buona struttura senza un corpo medico preparato. Questo evento nasce per offrire una corretta informazione e per creare dei sistemi diversi per la pediatria- sottolinea il presidente della Simeup- nuovi, più adatti in futuro a un livello di cure uguali per tutto il territorio nazionale. Purtroppo ad oggi nel nostro Paese non ci sono molti centri di formazione. Necessitiamo inoltre di formatori che sappiano a loro volta insegnare. In più la formazione tramite il manichino facilita l’apprendimento ed è molto diverso dalla lezione classica. È stato dimostrato che una lezione pratica raccoglie il 70% dell’attenzione degli studenti rispetto ad una frontale classica. In poco tempo si ottiene così una preparazione specifica- conclude- l’importante è creare centri di formazione con insegnanti capaci a farli funzionare”.

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