ROMA – La burocrazia può salvare delle vite, se non prende il sopravvento sul tempo che l’operatore sanitario deve dedicarle: parola di Amref Health Africa che ha raccolto la sfida lanciata dal ministero della Salute del Kenya per migliorare l’efficienza del software dedicato alla cura della Tubercolosi. Questa malattia colpisce ancora in modo particolare l’Africa e il Kenya è tra i 30 Paesi col maggior numero di casi al mondo: 233mila i contagi ogni anno secondo l’Oms, di cui solo 94mila individuati. Da questa malattia si può guarire, senza diagnosi e cure adeguate, può ancora portare alla morte. Per contrastarla, il Programma nazionale per la lotta alla Tbc del ministero della Sanità di Nairobi ha implementato il software ‘Tibu’, con l’obiettivo di raccogliere dati clinici sui pazienti in cura presso gli ambulatori su tutto il territorio nazionale. Questo dovrebbe facilitare diagnosi e trattamenti tempestivi, monitorare l’evoluzione della malattia nel singolo paziente e a livello epidemico generale, nonché tenere traccia della disponibilità di farmaci.
I VINCOLI DI NATURA TECNICO-BUROCRATICA
Ma l’efficienza di questo strumento, molto utile per gli operatori medici, si scontra con alcuni vincoli di natura, appunto, tecnico-burocratica. Ne parla con l’agenzia Dire Jacopo Rovarini, specialista in salute pubblica per Amref Health Africa – Italia: “Il progetto pilota è terminato a giugno ed è durato 32 mesi, durante i quali ci siamo concentrati su venti degli oltre cento ambulatori medici per la Tbc della contea di Nakuru, tra le più colpite dalla tubercolosi”. Punto di partenza, la qualità dei servizi offerti, che negli ultimi anni risultavano non ottimali, questo anche a causa del modo in cui Tibu viene utilizzato: “Gli accessi a questa sorta di registro elettronico– spiega ancora Rovarini- è consentito agli operatori in prima linea nella cura della tubercolosi, come ad esempio gli infermieri. Tuttavia, hanno un range di dati limitati da poter inserire e funzionalità da utilizzare. Il resto viene trascritto dai registri cartacei a quello elettronico da parte di supervisori e coordinatori, ossia i diretti superiori“. Questo crea un paradosso: “Figure professionali che dovrebbero seguire i pazienti da un lato, i clinical officer e gli infermieri ambulatoriali dall’altro, finiscono per spendere la gran parte del tempo a compilare dati al pc“. Da qui la richiesta del governo di Nairobi a rendere più efficiente il sistema: “Non abbiamo modificato la piattaforma da un punto di vista tecnico- continua il rappresentante di Amref- ma ampliato le azioni autorizzate per il personale degli ambulatori“.

I NUMERI DEL PROGETTO DURATO 32 MESI
In trentadue mesi il progetto ha permesso di formare 76 operatori sanitari, notificare 3.700 casi di tubercolosi, monitorare più di 5mila familiari per la diagnosi precoce e far sì che il 100% delle strutture coinvolte impieghi oggi il sistema per ordinare i farmaci e i reagenti per i test sulla tubercolosi, “in modo da poter potenzialmente evitare carenze o sovraordini di materiali, e quindi sprechi”, evidenzia Jacopo Rovarini, che aggiunge: “Grazie alla mole di dati così digitalizzati in modo completo, accurato e tempestivo, abbiamo collegato il software a un sistema che invia in automatico un Sms ai pazienti, per ricordargli le visite o il ritiro dei farmaci“. La dispersione di pazienti a cui viene permesso di proseguire le cure da casa, ma che poi sfugge ai controlli sanitari – diventando eventualmente vettore di nuovi contagi – è un problema serio. Tibu è stato implementato anche per contrastare questa dinamica. Grazie all’intervento di Amref, 7mila pazienti sono stati invece raggiunti tramite Sms o telefonate dirette.
LA COLLABORAZIONE CON L’UNIVERSITÀ DI TORINO E IL COFINANZIAMENTO AICS
Il progetto ‘Promuovere la centralità del paziente nella cura della Tb, attraverso la digitalizzazione dei dati a livello di struttura e di comunità’ ha ottenuto anche la collaborazione dell’Università di Torino ed è stato reso possibile grazie al cofinanziamento dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), del valore di 430mila euro: “Una somma relativamente contenuta per un impatto grande” evidenzia ancora il responsabile salute pubblica di Amref, “che rivela come in certi contesti, ci sia molto più bisogno di infrastrutture e risorse umane competenti per migliorare la qualità dell’accesso alla salute delle persone”. Un intervento, questo di Amref, che supera anche il lavoro tradizionale delle ong sulla salute, che in tante aree del mondo deve concentrarsi sul portare farmaci e professionisti o costruire ospedali: “Il Kenya– conclude Rovarini- è tra gli Stati più avanzati in Africa e la creazione stessa del software Tibu, che è stato progettato e finanziato dal Programma nazionale per la lotta alla Tbc del ministero della Sanità e dai suoi partner, mette in luce tutto il patrimonio di know-how, competenze, lungimiranza e capitale umano di questo Paese“.







