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Coronavirus, l’esperta: “Serve cautela, il virus muta: autunno incerto”

Maria Carla Re, direttore della Microbiologia del Policlinico Sant'Orsola di Bologna e responsabile del Centro regionale per le emergenza microbiologiche

Pubblicato:11-08-2020 11:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:45

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BOLOGNA – Ad oggi e’ ancora difficile prevedere cosa succedera’ in autunno, se ci sara’ una possibile nuova ondata di contagi e quando arrivera’ il vaccino. Anche perche’ il virus del covid-19 e’ molto mutevole. Per questo occorre essere cauti, “sia per limitarne la diffusione sia perche’ piu’ gente s’infetta piu’ aumentano le probabilita’ che il virus si modifichi“. A dirlo e’ Maria Carla Re, direttore della Microbiologia del Policlinico Sant’Orsola di Bologna e responsabile del Centro regionale per le emergenza microbiologiche, in un’intervista pubblicata sull’ultimo numero del Bollettino dell’Ordine dei medici di Bologna.

Secondo la microbiologa, ad oggi e’ difficile prevedere cosa accadra’ in autunno. “Io non ho certezze- dice Re- si possono fare delle ipotesi, ma solo delle ipotesi. Siamo passati alla fase 2 , perche’ il numero dei casi gravi era nettamente diminuito. Le speranze sono tante, ci lavora tutto il mondo”.

Un vaccino pero’ “prevede diverse fasi sperimentali prima di essere disponibile su larga scala- ricorda l’esperta- in realta’ nessuno puo’ dire quando sara’ pronto. Vedremo poi se si trattera’ di un vaccino preventivo o terapeutico. A causa della recente scoperta del virus e della difficolta’ di prevedere il tipo di risposta immunitaria prodotta, le strategie adottate risultano molto diversificate fra loro. Sicuramente oggi c’e’ un grande fermento sul vaccino e molti centri di ricerca sono impegnati su questo”.


Oltretutto sul coronavirus ad oggi “abbiamo molti dati- continua Re- ma molte domande sono ancora aperte e necessitano ancora di risposte“.

Il Sars-Cov2 “e’ un virus a Rna- spiega la numero uno della microbiologia del Sant’Orsola- quindi e’ in grado di mutare costantemente. Lo abbiamo imparato dal virus influenzale, da ebola e da Hiv. Queste mutazioni, che avvengono in numero elevato durante le fasi replicative, possono portare a mutazioni che permetteranno al virus stesso di trovare nuovi recettori su altre cellule, di modificare il suo potere patogeno e di permettergli, forse, un ulteriore salto di specie”.

Se il virus fosse stabile, spiega Re, “l’immunita’ prodotta ci permetterebbe di avere una protezione dei confronti di successivi contatti con lo stesso agente patogeno”. Essendo invece molto mutevole, potrebbe “essere alla base di un variegato spettro di infezione“.

Per questo, afferma Re, “ancora oggi dobbiamo essere cautelativi, usare le mascherine, non andare nei luoghi affollati, sia per limitare la diffusione sia perche’ piu’ gente s’infetta piu’ aumentano le probabilita’ che il virus si modifichi. La prevenzione e’ un concetto basilare. Limitare la diffusione e’ indispensabile per abbassare le probabilita’ che il virus muti”.

Molti ricercatori, sottolinea l’esperta, “hanno focalizzato la propria attenzione e i propri sforzi per studiare a fondo il genoma di questo virus, al fine di chiarirne le caratteristiche e le eventuali capacita’ di provocare sintomatologie diverse”. In altre parole, spiega Re, “approfondire i dati sulle varianti genetiche del virus potrebbe farci capire se alcune specifiche varianti geniche possano influire sull’andamento della malattia”.

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