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NAPOLI – “Non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie… Lo si fa per principio, per se stessi, per la propria dignità”. La frase è tratta dal romanzo ‘Un uomo’ ed è una tra le più celebri citazioni dell’autrice, l’indimenticata giornalista Oriana Fallaci. La sua figura è stata inserita dalla Struttura di missione per gli anniversari nazionali nell’elenco dei personaggi legati al recupero della memoria, con iniziative per l’annualità 2024, che l’ha ricordata, alcuni giorni fa, con queste parole affidate agli account ufficiali: “Con le sue interviste cambia il modo di fare giornalismo, mostrando al mondo i tanti volti della natura umana”.
Obiettivo del programma è quello di “restituire la memoria alle donne che sono riuscite, nonostante i tempi avversi, ad affermarsi per il loro talento nella cultura, nell’arte e nello sport”. Si tratta di 13 figure femminili – oltre a Fallaci, Cristina Campo, Elena Lucrezia Corner, Grazia Deledda, Eleonora Duse, Eleonora d’Arborea, Artemisia Gentileschi, Isabella d’Este, Antonietta Raphael Mafai, Matilde di Canossa, Matilde Serao, Cristina Trivulzio di Belgioioso, Ondina Valla – che appartengono a epoche, regioni e classi sociali differenti, ma che sono collegate tra loro dal filo conduttore del merito, della determinazione e della perseveranza. L’obiettivo è narrare e contestualizzare le vicende di ciascuna per incoraggiare le giovani generazioni attraverso l’esempio.
Nata il 29 giugno 1929 a Firenze e deceduta il 15 settembre 2006, in punto di morte espresse il desiderio di far incidere sulla lapide la scritta “Oriana Fallaci – scrittore” ed è quanto si può leggere sul suo epitaffio al Cimitero Evangelico agli Allori del capoluogo toscano. È sepolta nella sua città, dove era tornata per combattere la sua ultima “battaglia”, quella contro il cancro.
Donna libera ed emancipata, dal pensiero tanto apprezzato quanto discusso, ma soprattutto giornalista esperta, tenace, coraggiosa, capace di realizzare interviste agli uomini più influenti e potenti del mondo – raccolte nel volume “Intervista con la storia” – e di raccontare i fronti di guerra da inviata speciale, in Vietnam come in Medio Oriente. E poi ci sono i suoi libri, best seller venduti in tutto il mondo. Il primo, I sette peccati di Hollywood, pubblicato nel 1958, è dedicato al mondo degli studios; l’ultimo, Oriana Fallaci intervista se stessa-L’Apocalisse, del 2004, descrive la sua vita e la difficile convivenza con la malattia. Tra i romanzi più noti, il già citato “Un Uomo”, incentrato sulla vita di Alekos Panagulis e della sua lotta contro il regime greco, condannato a morte e torturato in carcere, “La rabbia e l’orgoglio”, nel quale si affronta il tema del terrorismo islamico, e il celebre “Lettera a un bambino mai nato”, sull’aborto, la famiglia, il rapporto con la maternità.
Grazie alla donazione di Edoardo Perazzi, nipote ed erede universale di Oriana Fallaci, nel 2016 il Consiglio regionale della Toscana ha acquisito un importante Fondo documentale costituito da materiale librario e archivistico, oltre a oggetti, appartenuti alla scrittrice.
Nella parte libraria sono raccolte le sue opere a stampa pubblicate in vita, in italiano e nelle traduzioni in varie lingue, dall’inglese al norvegese fino al giapponese e al persiano, oltre a volumi della sua biblioteca privata. Il materiale è conservato nella sala dedicata alla giornalista, dove è esposta anche la sua macchina da scrivere, il modello Adler Junior 12. Il materiale archivistico è invece custodito nell’archivio generale del Consiglio regionale e abbraccia tutta la vita professionale di Oriana Fallaci, dagli anni Cinquanta fino al 2006.
Nel fondo anche parte della corrispondenza e alcune fotografie della scrittrice, una donna tenace, citata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle sue dichiarazioni programmatiche alla Camera dei deputati tra le “donne – ha detto la premier – che hanno osato, per impeto, per ragione, o per amore. Come Cristina (Trivulzio di Belgioioso), elegante organizzatrice di salotti e barricate. O come Rosalie (Montmasson), testarda al punto da partire con i Mille che fecero l’Italia. Come Alfonsina (Strada) che pedalò forte contro il vento del pregiudizio. Come Maria (Montessori) o Grazia (Deledda) che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese”. E poi Tina (Anselmi), Nilde (Jotti), Rita (Levi Montalcini), Oriana (Fallaci), Ilaria (Alpi), Mariagrazia (Cutuli), Fabiola (Giannotti), Marta (Cartabia), Elisabetta (Casellati), Samantha (Cristoforetti), Chiara (Corbella Petrillo). Figure che ha ringraziato “per aver dimostrato il valore delle donne italiane”.
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