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FOTO | Rockin’1000 sbanca Parigi-Francoforte: 70.000 spettatori

Il gruppo rock composto da oltre mille musicisti non professionisti ha suonato a Parigi e Francoforte. E nel 2020 arriva la pellicola che racconta la storia di questa avventura

Pubblicato:11-07-2019 10:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:30

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BOLOGNA – Dal parco Ippodromo di Cesena alla conquista dell’Europa. Il 2019 è stato l’anno della consacrazione internazionale per Rockin’1000, il gruppo rock formato extra-large composto da oltre mille musicisti non professionisti, ideato nel 2015 dal cesenate Fabio Zaffagnini per convincere i Foo Fighters a suonare a Cesena. In questi anni è diventata una vera e propria band cosmopolita (e un marchio), che nei giorni scorsi si è cimentata nella sua prima esperienza europea con due date, a Parigi il 29 giugno e a Francoforte il 7 luglio, che hanno registrato in tutto quasi 70.000 spettatori. Un’avventura a livello internazionale che, con ogni probabilità, proseguirà anche nei prossimi anni. Nel 2020, intanto, è in programma l’uscita del film sulle origini di Rockin’1000. E’ lo stesso Zaffagnini a fare il punto della situazione, parlando con l’agenzia Dire.

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“E’ un’esperienza che devo ancora realizzare- racconta- a livello personale sono stato sommerso da un’ondata di energia, positività e gratitudine da parte di musicisti provenienti da Paesi e culture diverse. E’ stata un’esperienza fortissima. Gli spettacoli sono stati di qualità elevata, i musicisti erano molto preparati. Grazie all’esperienza degli anni scorsi abbiamo corretto e aggiustato qualcosa e il risultato musicale è stato ottimo”. Così come calorosa è stata la risposta del pubblico. “Allo Stade de France di Parigi c’erano oltre 50.000 persone– sottolinea Zaffagnini- è stata una cosa incredibile: sono numeri che fanno solo le band che hanno fatto la storia del rock. Alla Commerzbank arena di Francoforte invece c’erano 15.000 persone, che è un numero comunque molto buono”. Per il futuro, conferma il fondatore di Rockin’1000, “l’obiettivo è continuare a organizzare eventi in Italia e all’estero, anche fuori dall’Europa, per coinvolgere il maggior numero di musicisti possibile. Lavoriamo sempre, perchè per organizzare questi eventi la gestazione è sempre molto lunga”.

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Nel 2020 arriva il film

Nel 2020, intanto, uscirà la pellicola che racconta le origini di Rockin’1000. “Ci lavoriamo da tanti anni- spiega Zaffagnini- ci siamo ripresi nel corso delle nostre avventure e stiamo producendo questo film, in partnership con Indyca, che racconta come è nato tutto. La storia degli inizi di Rockin’1000: dalla prima avventura con i Foo Fighters fino al primo concerto allo stadio di Cesena. E finalmente lo faremo uscire l’anno prossimo, dopo tre anni di lavoro”. Andare all’estero, spiega ancora il fondatore di Rockin’1000, “è un’ambizione che abbiamo sempre avuto, perchè pensiamo che questo progetto abbia un respiro internazionale. Avevamo già fatto qualche esperienza all’estero (Detroit, Seul e Austria, ndr) ma sempre con iniziative più piccole. Questa è stata la prima volta che abbiamo portato fuori dall’Italia il format completo“. Da soli però “non potevamo farcela”, afferma Zaffagnini, e così “abbiamo collaborato con gli organizzatori dello Stade de France e della Commerzbank arena. A Parigi, in particolare, hanno investito molte risorse. Sono tante le richieste che ci arrivano da altri Paesi“, ma la condizione appunto è “trovare una partnership locale per riuscire a trovare un equilibrio finanziario”.

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I mille rockers che fecero il miracolo

Quanto all’Italia, aggiunge Zaffagnini, “abbiamo avuto risultati importanti e lo spirito dei musicisti italiani è sempre stato in linea con Rockin’1000. Ma dal punto di vista economico e organizzativo abbiamo sempre fatto tanta fatica. E mi stupisce che in generale la stampa ci trascuri- rimarca il fondatore di Rockin’1000- in fondo siamo una piccola start up italiana che fa successo all’estero, con un progetto ricco di valori, arrivando a riempire lo Stade de France. I successi italiani all’estero dovrebbero essere celebrati, perchè sono motivo anche di orgoglio, in un momento in cui come italiani ci farebbe bene dire che siamo anche bravi e non solo gli ultimi della classe. E’ una cosa che mi lascia un po’ stupito, ma non sarà certo questo a fermarci”.

L’avventura dunque proseguirà, anche per motivazioni più profonde. “Nella musica troviamo un linguaggio comune ed è un risultato che riusciamo a toccare con mano- spiega Zaffagnini- al di là dell’aspetto musicale o di pubblico, vediamo che emerge un’energia positiva e la consapevolezza da parte di tutti quelli che partecipano che è bello stare insieme, superando le differenze. Si creano amicizie vere durante i nostri eventi ed è una cosa che ci motiva tantissimo”. Lo stesso Fabio, durante i concerti, trasforma questo concetto in un discorso che suggella col motto “Stick together and play rock’n’roll”. E’ un modo, spiega, “per renderci conto che quello che facciamo non è solo uno spettacolo musicale come gli altri, ma si porta dietro un sistema di valori importante che ci piacerebbe fosse colto dal pubblico, anche quello più disattento”. Purtroppo, sottolinea Zaffagnini, “da questo punto di vista è un periodo difficile, in cui sembrano predominare la paura e il nazionalismo, l’antipatia nei confronti di Paesi che sembrano nemici, quando in realtà non lo sono. A noi invece piace portare avanti un messaggio in cui vogliamo dimostrare in maniera tangibile che fare le cose insieme permette di ottenere risultati che da soli sarebbe impossibile raggiungere. Che al di là delle difficoltà, che ci sono sempre, le differenze di approccio e cultura sono motivo di arricchimento e non di impoverimento”.

Ad esempio, afferma il fondatore di Rockin’1000, “senza i nostri partner in Francia e in Germania non saremmo mai riusciti a raggiungere i risultati che abbiamo avuto”. Un aiuto che però “non intacca assolutamente il nostro orgoglio nazionale”. Dunque, afferma Zaffagnini, “mi piacerebbe che tutto questo fosse vissuto come un esempio, da applicare anche in altri ambiti: politici, economici, sociali e ambientali. E’ un meccanismo che evidentemente per molti non è scontato, perchè a livello politico fa più comodo così: è più facile compattarsi avendo un nemico, ma questo non ti aiuta a fare le cose meglio”.

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