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‘L’isola che sono diventato’, il nuovo libro di Armando Santarelli

ROMA - Si intitola 'L'isola che sono diventato' ed, indubbiamente, il titolo suggerisce una condizione intima, personale. Anche un

Pubblicato:11-07-2015 16:25
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:26

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ROMA – Si intitola ‘L’isola che sono diventato’ ed, indubbiamente, il titolo suggerisce una condizione intima, personale. Anche un pò dolente. Al centro dell’opera di Armando Santarelli ci sono riflessioni su temi come la libertà, la morte, l’ecologia, la spiritualità trattati in 43 prose asciutte. Benchè l’autore non ami un mondo tipizzato da consumismo e uso smodato della tecnologia, come quello di oggi, suggerisce con il suo scritto l’impegno a conservare la libertà di scelta. Senza mai abbandonarsi al lasciarsi vivere. Anche la prepotenza della tecnologia, tanto deprecata è auspicabile si converta in una buon uso della tecnica, capace di permetterci di vivere tutti in modo migliore, e forse a salvare la specie umana, o la specie che seguirà all’homo sapiens. Santarelli è un uomo sposato, padre di due figli per cui “l’isola in cui trasferisco questi desideri è quella dove sono custodite le cose che amo, la mia casa”.

A che gli chiede riscontro che nel libro pare coesistano due anime, scetticismo e fede, lo scrittore risponde: “Diventi scettico quando vedi che il mondo va per conto suo e che il tuo impegno, i tuoi sforzi, vengono vanificati da forze superiori e sconosciute, anzi a volte occulte, il che aumenta il senso di frustrazione e di angoscia. Poi tocchi con mano il bene che sono capaci di fare certe persone meravigliose, e ti rendi conto che sta lì il segreto, il senso, la vita, sta nel fare del bene e basta, nel modo in cui ciascuno può, senza guardarsi intorno e senza aspettarsi nulla in cambio. In molte pagine ci sono dichiarazioni di amore per la vita, episodi gioiosi e spensierati, ma spesso incombe la presenza, e il timore direi, della morte”.

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Santarelli ammette, a dispetto anche delle “letture di una vita”, delle riflessioni “sulle pagine dei saggi occidentali e orientali”, di temere l’ultimo atto quello per cui tutto termina, per cui l’io scompare. “Al Monte Athos, dove mi reco ogni anno in pellegrinaggio spirituale, si muore in letizia, l’ho visto con i miei occhi. E’ chiaro che dipende tutto da una disposizione interiore, e che i monaci dell’Athos la possiedono. Forse possiamo farlo- sostiene Santarelli- anche noi laici, pensando che siamo solo un frammento del cosmo, che abbiamo già sconfitto la morte quando siamo nati, che abbiamo conosciuto le cose brutte ma anche le meraviglie della vita, e che il nostro destino, riguardo alla morte, non è mai nelle nostre mani.”

Armando Santarelli è nato a Cerreto Laziale nel 1956 e vive a Gerano (Roma). Ha pubblicato Le cipolle e altri racconti (1998), Avifauna dei Monti Rufi (in I Monti Ruffi, Provincia di Roma – Assessorato all’Ambiente, 1998), Fisionomia dell’irriverenza (2001), Periferia della specie (2006), La Montagna di Dio (2009). Per i tipi di Robin Edizioni è in corso di pubblicazione il suo primo romanzo, Padre per errore. Relatore in numerosi convegni dedicati al tema della spiritualità, scrive per le riviste cattoliche ‘Tendopoli’ e ‘Incontro per una Chiesa viva’. Da anni collabora a Fili d’aquilone, rivista web ‘d’immagini, idee e Poesia’. L’isola che sono diventato è un libro pubblicato dall’Edizioni Fili D’Aquilone, nella raccolta ‘Gli spilli’ (costo, 15 euro).

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