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Sanità. “La situazione di quella privata nel Lazio è critica” – VIDEOINTERVISTA

ROMA - L'Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) fa il punto con l'Agenzia DIRE sulla situazione della sanità nel Lazio:

Pubblicato:11-07-2015 10:02
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:26

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ROMA – L’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) fa il punto con l’Agenzia DIRE sulla situazione della sanità nel Lazio: il rapporto con il settore pubblico, il rischio fallimento delle Rsa e la mobilità dei pazienti che vanno fuori regione.

“PRIVATI IN CRISI, ENTRARE IN PROGRAMMAZIONE” – “La situazione della sanità privata è critica nel Lazio, veniamo da un lungo periodo di tagli orizzontali e in cui la programmazione ne ha risentito molto. Il sub commissario Bissoni, persona esperta e con il quale c’è un ottimo dialogo, ci ha promesso che ci sarà una programmazione migliore. Noi vorremo che la sanità privata possa essere di aiuto alla sanità pubblica”. Lo ha detto la presidente dell’Aiop Lazio, Jessica Faroni, in un’intervista con l’agenzia DIRE.


“Noi ci auguriamo di entrare a pieno titolo nella programmazione, che però dev’essere fatta nel rispetto della realtà imprenditoriale– ha spiegato Faroni- perchè come ha detto un nostro associato: noi non è che vendiamo scarpe e quindi facilmente cambiamo marca. Noi abbiamo investimenti in macchinari e personale specializzato che non può essere preso e tolto. Tra l’altro tagliare non ha risolto nulla”.

Un anno fa, in un incontro con il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, Faroni elencò alcuni punti critici per la sanità privata, a partire dalla chiusura delle case di cura con meno di 60 posti letto, ma pose anche la questione dei controlli e delle irregolarità, la spending review, le Rsa, le problematiche legate all’accreditamento delle strutture, le liberalizzazioni e la cassa integrazione in deroga. Sulle piccole case di cura “la Regione ha stanziato un budget fino a settembre- ha spiegato Faroni- e poi dovrà risolvere il problema seguendo il diktat del patto di stabilità per cui si salvano le case di cura sotto i 40 posti letto monospecialistiche. Sul resto si dovrà avere un confronto con la Regione”. Gli accreditamenti, invece, “sono stati fatti quasi tutti, è stato un gran lavoro ed è andato bene”. Così come è stata fatta la liberalizzazione del privato. “Ci si è riusciti anche grazie alle sentenze vinte da noi- ha specificato Faroni- ma ci sono alcune Asl che sono lente ad accettare tutto questo e non si capisce perchè”. Sui controlli la priorità dell’Aiop è “far emergere la qualità della struttura e non il dover recuperare soldi”. Resta aperta, infine, la questione della cassa integrazione, visto che dal 2008 ad oggi la Regione ha operato un taglio del 30% sul budget e “ci sono strutture che stanno andando verso il fallimento”.

“RSA VERSO FALLIMENTO, COMUNI NON PAGANO” – Posti letto vuoti. Famiglie che non hanno i soldi per pagare le tariffe e che scelgono di far assistere i propri cari in casa. Lavoratori che rischiano di perdere il posto. E’ lo scenario che stanno vivendo le Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) del Lazio, strutture che hanno l’obiettivo di ospitare e fornire prestazioni a persone anziane non autosufficienti e disabili. “Le Rsa sono in un periodo di profonda crisi, alcune rischiano il fallimento– ha detto, in un’intervista all’agenzia DIRE, la presidente di Aiop Lazio, Jessica Faroni- ma soprattutto rischiamo di perdere 12mila posti di lavoro che sono il numero dei dipendenti attualmente presenti nelle Rsa”.

E pensare che il tavolo di verifica interministeriale sull’attuazione del Piano di rientro per anni abbia segnalato la carenza di Rsa. Oggi ci sono 7.700 posti letto nel Lazio (a fronte di un fabbisogno 2014 di 13 mila) ma non ci sono i soldi per pagarli. In una conferenza stampa di pochi giorni fa, però, il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, è stato chiaro: “Nel Lazio non c’è più esigenza di posti di Rsa”.

Secondo Faroni i motivi della crisi sono soprattutto due: le rette troppo alte (la tariffa si aggira sui 1.500-1.800 euro al mese) “con le famiglie che inevitabilmente preferiscono assumere una badante”, e il pagamento delle rette, con i Comuni che non erogano le quote. “Il problema è che vengono pagate alle strutture solo metà delle rette perchè i Comuni non pagano e addirittura non inseriscono questi soldi negli impegni di spesa- ha spiegato la presidente di Aiop Lazio- Il Comune di Roma per il 2014 ha messo 15 milioni di euro a fronte degli 80 milioni di euro presenti. Questo vale per le Rsa e gli ex articolo 26, che sono le due fasce deboli della popolazione: gli anziani e i disabili. Quindi possiamo dire che i Comuni fanno cassa sui anziani e disabili”. I sindacati nei giorni scorsi hanno minacciato lo sciopero generale del settore a causa dei ritardi nell’erogazione degli stipendi dei lavoratori. “Noi abbiamo proposto di pagare un acconto del 50%- ha spiegato Faroni- ma su richiesta dei sindacati abbiamo ritenuto di sospendere questa decisione a luglio e agosto. Siamo andati dal prefetto che ha fatto una relazione alla Regione, la quale ci ha confermato che la prossima settimana ci convocherà”.

LEGGE SU ‘FUORI REGIONE’ E’ FOLLE – Sulla questione dei pazienti che si curano fuori regione “l’Aiop ha fatto una battaglia, il presidente Zingaretti ha risposto, scrivendo una lettera ai ministri Padoan e Lorenzin e, a quanto pare, il Mef è giunto alla conclusione che si tratta di un blocco della libertà di cura del cittadino”. Lo ha detto la presidente di Aiop Lazio, Jessica Faroni, in un’intervista con l’agenzia DIRE. “Questo è un momento anacronistico nei confronti dei pazienti- ha detto Faroni- perchè una legge dello Stato dice che le Regioni in Piano di rientro, come il Lazio, non possono accogliere i pazienti fuori regione. Ciò significa che noi possiamo andare ad arricchire le altre regioni, mentre noi non possiamo ricevere nulla. Ci aspettiamo a breve una risposta positiva su questa follia”.

di Alessandro Melia – Giornalista Professonista

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