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“Vorrei solo studiare e scegliere il mio futuro”

Studenti del liceo Ovidio di Sulmona intervistano ragazza musulmana

Pubblicato:11-06-2021 18:13
Ultimo aggiornamento:11-06-2021 18:13

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SULMONA – “A quest’età, per la nostra cultura, si è considerati adulti ed è tempo di trovare un marito e mettere su famiglia. Non ha importanza se quest’uomo scelto dai genitori sia un alcolizzato o un nullafacente. Per loro la cosa importante è ‘sistemare’ la figlia femmina. E questa cosa mi spaventa. Io voglio scegliere, per me e per il mio futuro”. Sono le parole decise di Nadia (nome di fantasia), studentessa di liceo di fede musulmana, intervistata sulla sua esperienza di vita da un gruppo di ragazzi e ragazze del liceo ‘Ovidio’ di Sulmona (AQ), nell’ambito del progetto ‘Racconti democratici’ con l’agenzia di stampa Dire.

Nelle sue parole risuona con forza lo stesso desiderio di libertà ed autodeterminazione di Saman, la diciottenne pakistana uccisa dai suoi parenti proprio perché voleva sottrarsi da un matrimonio combinato ed essere libera di scegliere il proprio futuro. “La mia famiglia mi ha creato problemi per le cose più banali nella vita di tutti i giorni e nelle cose per me importanti come la scelta della scuola o i corsi da frequentare– continua Nadia- Ho sempre pensato che dopo i diciotto anni sarei stata più libera, ma, in realtà, da quel momento le attenzioni dei miei genitori si sono moltiplicate”.

Quando gli studenti e le studentesse le chiedono quale sia la cosa più difficile nella sua vita di tutti i giorni, Nadia risponde senza esitazioni: “Uscire. Uscire di casa come fanno tutte le mie coetanee. Uscire, dover mentire e poi avere i sensi di colpa per aver ingannato i propri genitori. Se ho un impegno devo convincerli che sia davvero una cosa importante per allontanarmi da casa anche solo per qualche minuto. Quando esco devo pensare ad ogni cosa, pianificare ogni dettaglio, stare attenta a chi incontro e con chi mi fermo a parlare. Non posso non pensare, se non penso crollo. E poi torno a casa, quel luogo in cui non vorrei tornare, quel luogo che per me è una gabbia dove sono in pericolo e che però rappresenta l’unico luogo sicuro dove posso abbassare la guardia”.


Incastonata fra un mondo esterno che la giudica per la sua diversità ed una casa in cui si sente in gabbia, Nadia non è disposta a rinunciare ai suoi sogni. “Il mio sogno- afferma con fermezza- sarebbe quello di studiare grafica pubblicitaria. Spesso faccio dei lavori per una mia amica che già frequenta l’università e quando vedo che quei lavori ottengono delle ottime valutazioni, penso che quella sia davvero la mia strada. Eppure so che la mia famiglia mi ostacolerà anche in questo, dal momento che mio fratello ha deciso di abbandonare gli studi e non è ammesso che io lo scavalchi. Ho pensato di potermi pagare gli studi da sola, ma a questo punto non saprei se una volta trovato un buon lavoro riuscirei a tornare sui libri. Una cosa è certa non voglio abbandonare la cultura, non voglio fermare il mio sapere qui”.

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