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A Torino i famigliari dei lavoratori pagavano il vaccino ‘per errore’

Il deputato del Movimento 5 Stelle Sebastiano Cubeddu ha sollevato il caso dell'Unione industriale. Il governo: stanno rimborsando

Pubblicato:11-06-2021 15:08
Ultimo aggiornamento:11-06-2021 15:08
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TORINO – L’Unione industriale di Torino, che somministra il vaccino a dipendenti e familiari delle aziende associate aderenti a questa sua iniziativa, ha fatto pagare la dose ai famigliari dei propri lavoratori. Le dosi erano quindi gratuite solo per i dipendenti, non per i loro familiari. Poi, ammesso il disguido sul protocollo di somministrazione sottoscritto con la Regione Piemonte, ha provveduto a rimborsare il costo delle fiale destinate ai familiari.

Lo ha denunciato in un’interrogazione il deputato del Movimento 5 Stelle Sebastiano Cubeddu: “I vaccini somministrati ai dipendenti sono stati concessi in via gratuita, mentre per i familiari, dopo la somministrazione, sono stati chiesti ben 50 euro per la doppia dose“. “Ma se una famiglia non ha 50 euro, cosa si fa, non si vaccinano i familiari dei lavoratori? Assurdo, pazzesco”, ha proseguito Cubeddu: “Io credo che l’Unione Industriale di Torino abbia fatto, nella circostanza da apripista, una pessima figura, una figura inaccettabile”.

A Cubeddu ha risposto la sottosegretaria di Stato per il Lavoro Tiziana Nisini: “Nel protocollo è previsto che i costi per la realizzazione e la gestione dei piani aziendali, ivi inclusi i costi per la somministrazione, siano interamente a carico del datore di lavoro, mentre la fornitura dei vaccini e dei dispositivi per la somministrazione è a carico dei servizi sanitari regionali territorialmente competenti”.


Sempre riferendosi al protocollo, Nisini ha affermato che “non prevede l’estensione della vaccinazione anche ai familiari dei lavoratori”, perché si occupa prioritariamente di mettere in sicurezza il personale presente nei luoghi di lavoro, ma precisa che la richiesta di un corrispettivo per la dose somministrata ai familiari “appare certamente contraria non solo al principio generale della vaccinazione come atto di sanità pubblica, ma anche alla ratio dell’iniziativa che ha consentito l’adozione del protocollo”.

Nisini ha poi spiegato che la Regione Piemonte “ha comunicato che i fatti oggetto di interpellanza si sono verificati per un errore”, spiegando che il centro vaccini dell’Unione industriale è destinato sia ai dipendenti che ai loro familiari e che la struttura sanitaria privata che fornisce il servizio di inoculazione, ovvero la Clinica Fornaca, una delle tre strutture Humanitas di Torino, “fornisce il servizio di inoculazione al costo di 25 euro ciascuna”.

Nisini ha concluso spiegando che l’Unione industriale “ha provveduto ad informare le imprese associate circa i criteri di adesione, precisando che tutti i costi relativi all’inoculazione sono a carico dei datori di lavoro“. L’Unione industriale ha quindi spiegato che “la richiesta del pagamento del costo del servizio di inoculazione ai familiari dei propri dipendenti, secondo quanto riportato dalla Regione Piemonte, è stata, quindi, causa di un disguido nella procedura interna di comunicazione“. Riconosciuto l’errore, “l’Unione Industriale avrebbe già provveduto a rimborsare le somme percepite dai familiari dei propri dipendenti”.
Cubeddu ha ringraziato Nisini per la spiegazione, ma si è detto non soddisfatto della posizione del Ministero, che non deve “accontentarsi di sentirsi dire che c’è stato un errore” ma a suo parere dovrebbe attuare “un’attività sanzionatoria”.

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